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Uno soltanto

E.Munch - L'urlo, 1893

Ti ho visto sai. Anzi dapprima ti ho solo sentito. Eri un filo di gelo sulla nuca, bruciavi. Eri un ronzio fra le orecchie, una pioggia di scintille dietro gli occhi; stordivi. Ho chiuso una per una le finestre stampando sui vetri impronte sudate. Per rinserrarti fuori ho girato tutte le stanze, e non finivo di contarle, alcune non le avevo mai viste prima; ad ogni pianerottolo la scala continuava a salire, girava in tondo come in una torre, e un lucernario altissimo si allontanava più veloce di me. Sabbia e stracci ho sistemato contro tutte le fessure, e cartone su tutti i vetri. Alla fine ho respirato profondo, ma tu avevi già risucchiato l'aria, lasciando solo una scia del tuo odore selvatico.
Allora fuori, a inseguirti, con la tua lama ancora addosso e i lampi fra le palpebre. Eri una luce bianca che accecava le mani, allagava il vuoto. Ti ho riconosciuto falso umile in coda tra le formiche, sicuro rasentavi il muro puntando ad una piccola breccia sgretolata dove il flusso partiva e ritornava. Con ditate di stucco ho fermato la distruzione, le ho disperse, disorientate le ho guardate cambiare direzione e cercare altri ingressi sotterranei svellendo granuli di terriccio. Ma eri già altrove, tra scricchiolii di foglie secche, nel marciume segreto di un angolo a nord, tu e le tue lente e potenti contorsioni di verme operaio. Smuovevi il fradiciume decomposto e te ne nutrivi in movimento strisciante, anelli che ondeggiavano contraendosi e spingendo avanti, alla cieca. Quando ti ho tranciato con la vanga mi hai deriso dividendoti in due metà vitali e ne hai abbandonato le spoglie che ancora si divincolavano secernendo un succo cicatrizzante. Dietro le spalle i tuoi occhi gialli di anfibio, ottusi e ipnotici, e il tuo richiamo arrogante. Non ti nascondevi più tra le felci dello stagno, mi tenevi in trappola con la tua astuta immobilità e sguardi velenosi da sopra una pietra striata di verde viscidume.
Tattica di snervamento, la conosco; smottamento psicologico, erosione dal basso. Tecnica letale.
Ne resterà uno soltanto.
Ne resterà uno soltanto?

Pietra contro pietra, ti ho fracassato il cranio.

Poi è venuta la pioggia sottile, e ad ogni goccia un capogiro di cerchi sull'acqua, uno stillicidio gentile dalle foglie piegate, note di musica dalle grate di ferro. Negli alberi è nato un buio lucido e un profumo di pino notturno. Ho risalito il rigagnolo verso casa, io soltanto.


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