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Buffone

R.Magritte - Le mois des vendanges, 1959

Ci sei riuscito, dai. Bravo. Ti sei promosso uomo maturo con una testa matura sulle spalle. Adesso non dici più cazzate da ragazzo, le dici da uomo, è tutto un altro dire. Fa tendenza. Fa posto al sole.
E' da ragazzi sentirsi diversi, da ragazzi arrabbiati che scrivono poesie d'amore e fallimenti alle quattro di mattina con la testa che scoppia e i crampi nei polmoni perché ce l'hanno col mondo e gli brucia. E' da ragazzi ingenui ostinarsi a perfezionare errori sbagliando ogni volta meglio per vedere fino a che piano di autocoscienza si può arrivare senza distruggere parti vitali di sé. Eh no, cazzo, gli uomini non sbagliano, hanno sempre la ragione e le maiuscole a posto, si mettono dalla parte giusta dove non piovono pietre ma ti sparano adulazioni all'altezza dell'amor proprio, che è il tuo demone più caro. E bravo, sì. Adesso è facile riconoscerti, tu o un altro è uguale, sei uno uguale, neanche più un numero o un nome per distinguerti, che la distinzione è roba per emarginati, e il tuo delirio di persecuzione non la ammette. Non guardi la gente negli occhi, eh? No perché magari se li scruti bene ti si coagula la segatura che hai nel sangue, e da qualche parte ancora ti ricordi che la gente è fatta di cloni tutti con la stessa faccia autorizzata e lo stesso umore sulle bocche incurvate a parentesi a significare partecipazione. Ti sei messo dietro la transenna a sventolare bandierine in sincronia, hai preso al volo il ritmo della banda, hai impostato la voce su slogan ben intonati, bevi sano, marcia sano, credi sano.
La stecca nel coro che eri.
Firma qui, più siamo più si vince, e hai firmato un contratto per trenta denari di gratificazioni. Guarda noi, non vorrai restare indietro, nel fango delle notti quando piove in soffitta dalle fessure del tetto e ci hai messo sotto tutte le bacinelle di casa per salvarti. La comodità di vivere al riparo, che gran cosa. Un ombrello, bastava un ombrello per parare i colpi di sole che stordiscono quella parte del cervello dove ti nascevano i sogni più scomodi, quelli che hai crogiolato da solo in tempi non sospetti. Hai barattato il tuo amaro profondo con un dolciastro sfacciato, una bella mano di bianco e una cravatta omologata, che i desideri prendano paura e ti si sfaldino, che tu sei un uomo tutto d'un pezzo e sai le cose come girano e non ti fregheranno come fanno con quelli che hanno fame e sete e mai abbastanza da pagare.
Da qua, dalla parte mia del vetro, la parte nuda e trasparente dove non si applaude, ti vedo fottuto.


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