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Terzo pianeta |
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Pietro, e le sue mani forti, dissodò il campo per lungo e poi seminò.
Piantò pali nuovi alla vigna e un melo all'inizio di ogni filare.
Snidò le vespe dalle tegole, e da lassù guardò le strade
e i campanili lontani, i voli alti, i pioppi della ferrovia. Spaccò la
legna sul ceppo dopo aver affilato l'accetta tra spruzzi di scintille. Mise
a seccare foglie di alloro sulla tettoia, e spighe di lavanda e balle di fieno.
Stese le noci ad asciugare sull'assito del soppalco, sgranò pannocchie
ammucchiandone i torsoli, allineò sacchi di farina e mangime. Spazzò
dal portico gli escrementi degli storni, intrecciò cesti e stuoie, lustrò
attrezzi, stuccò fessure alle imposte. Oliò cardini.
Ogni giorno andava fino allo sterrato con un'armonica in tasca, e senza
suonarla aspettava una donna con due bambini per mano e un altro nella pancia.
L'aveva incontrata una domenica di Corpus Domini in processione, vestita
di bianco, che spargeva fiori davanti a Nostro Signore, ma era una bambina. torna a Racconti |