torna a Racconti


Sposerò Kevin Spacey

Mi ha scritto una mail Kevin Spacey. Giuro.
Io subito ho pensato; uno dei soliti lurker che praticano autoerotismo da tastiera, invece era proprio lui.
"Ehi ti leggo sempre su ias e vorrei conoscerti".
Gli rispondo: "Come faccio a sapere se sei proprio Kevin Spacey e non magari Bruce Willis scusa?"
Mi fa: "Dammi il cell che te lo dimostro".
Gli do il cell e un attimo dopo mi chiama e mi rifà tutto il monologo del Grande Kahuna, allora doveva essere proprio lui.
Io per Kevin Spacey farei pazzie, sempre pensato, così gli ho detto:
"OK OK sei tu. Cosa volevi?"
"Dai ti invito fuori a cena che parliamo, voglio sapere tutto di te e tenerti le mani mentre ti guardo che parli".
Cazzo.
Dico a mio marito: "Guarda che vado a cena fuori con uno del niusgrup"
e lui "Sì sì che ti fa bene vedere gente, ti distrai".
Però non ho niente da mettermi.
Chissenefrega, penso, i jeans vanno bene con tutto e mi metto i soliti jeans, non quelli da casa, quelli da fuori.
Uguali, solo appena lavati.
Lui è tutto in tiro, smoking da oscar e dopobarba di quelli che uhmmmm.
La macchinona è nera luccicante, e dentro ha finiture color alluminio satinato.
Arbre magic alla mela, il mio preferito.
"Musica? - chiede dopo avermi fatto salire, richiuso lo sportello e baciato a luuuungo la mano.
"Eh. Che ci hai?"
"Tutto - mi promette con voce già rauca.
"L'Equipe 84, ce l'hai?"
"Nel cuore nell'anima? O 29 settembre, o... "
"La prima che hai detto va benissimo - e mi metto semidistesa sul sedile ergonomico ad ascoltare il vecchio Vandelli con gli occhi socchiusi.
Lui guida da dio frusciando nella sera padana, e intanto mugola l'accompagnamento alla musica con quel sorriso sincero e complice che mi fa impazzire.
Ha prenotato in un posto dove non sono mai stata, c'è un tavolo rotondo in un angolo col divanetto tutt'intorno, e più fiori e tovaglioli e calici del necessario.
"Ragazzo, porta via 'sta roba, che non vedo la Signora".
Arriva da bere, un secchiello e una bottiglia panciuta col tappo dorato.
Al primo sorso lui va già su di giri ma si controlla perché sa di avere di fronte un'avversaria di rango.
"Ti volevo dire - fa, ma non dice niente.
"Capisco perfettamente - dico io, che ho capito perfettamente, e gli sorrido per metterlo a suo agio.
E' imbarazzato come un uomo che non crede alla sua fortuna.
"Vuoi ballare?" / "Vuoi mangiare?" diciamo contemporaneamente, così nessuno risponde.
"Io prenderei una fritturina di pesce con la polenta e poi la torta della nonna"
"E io ballerei se sapessi ballare, ma ci sto".

Beh, quell'uomo è un mago, non solo mi ha insegnato a mangiare ma perfino a ballare.
Io in cambio gli ho insegnato a bere, perché gli americani con noi veneti sono spacciati.
"Caffè?"
"Eccerto, così parliamo..."
Sparecchiano tutto, vengono in due addirittura a portar via il vasellame di meissen. Così adesso parliamo, uno di fronte all'altra.
Mi prende le mani attraverso il tavolo con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che hanno gli uomini quando pensano a scopare, e fa:
"Dimmi tutto".

Cazzo, penso, ce n'ha di tempo questo qui.


torna a Racconti