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Rosa veneziano

C.Monet - Palazzo da Mula, 1908

Pietro lo aveva visto di sfuggita montare in motoscafo alle Fondamente Nuove. Loden blu e sciarpa scozzese, capelli bianchissimi, quel viso pacato con gli occhi stretti - rughe fra le rughe - e l'aspetto del vecchio solo che mangia poco. I guanti di pelle marrone gli facevano le mani grandi.
Il tratto aperto di laguna era percorso in largo da ondate di aria fredda come lamine di metallo, e i pochi passeggeri, soprattutto donne con mazzi di garofani sulle ginocchia e vecchi dolori insaccati nel collo del paltò, sedevano all'interno. Anche Pietro dovette rinunciare al posto all'aperto accanto alla cabina del pilota, e ripararsi dentro.
Il rosa di San Michele si avvicinava velocemente tagliando il vento, eppure da lontano la distanza gli era sempre sembrata, in tutti quegli anni, incommensurabile. Piccole ondate avvertibili scuotevano il tragitto, come a far intendere che volendo l'acqua avrebbe potuto respingerli e sopraffarli, ma il rombo vibrante e tranquillo delle macchine continuava a tirare avanti con sorda certezza.
Scesero come si fa in questi casi, come a un capolinea, ognuno da solo col suo pensiero accanto, qualche coppia di vedove; giovani, mai. Varcato il cancello si disperdevano in camminate diverse, e uno dopo l'altro prendevano possesso di un'intera zona di giardino e lapidi, poi quel lavorìo silenzioso e vano di vasi e bottiglie d'acqua rugginosa.
Non c'era più stato da quella volta. Il foglietto a quadretti strappato dal blocco note lo guidava come una mappa, ma a trovare un tesoro già derubato.
Quando le fu davanti non la riconobbe. Non ricordava di averla mai vista così, morta davvero. Morta per sempre. Morta, insomma. Perché quella pietra e quel nome erano i suoi, come l'indirizzo di casa sua, pietra bianca e parole di bronzo, numeri incomprensibili che racchiudevano, riassumevano, abbracciavano. Adesso non sapeva che dirle.

"Era sua moglie?"
L'uomo era inglese, loden blu, voce gentile.
"No, un'amica. Importante".
"Già, era la vedova Revoltella. Conosciuta. Molto. Molto conosciuta in città. Già. Sì".
Che era inglese lo seppe poi ma si vedeva, e parlava un italiano perfetto ma senza accento. Però non era italiano. Inglese, oppure veneziano.
"Mia moglie invece abita qui. Questo è il suo giardino. Amava molto i giardini. Io curo il suo giardino, per lei. Tanti anni, sa".
C'era di tutto su quel pezzo di terra, i bulbi invernali che esplodevano di colori fervidi, un profumo di aiola. Il nome era venezianissimo, Vittoria qualcosa, morta a molti anni, niente foto ovale con sorriso da tessera, solo quelle parole di dolcissimo peso: Ti amai.
"Oxford, sa? E poi il viaggio in Italia, si usava a quei tempi. Col mio professore di Arte, amico di casa. Viaggio in Italia, viaggio a Venezia. Ospiti del rettore, capisce, un riguardo particolare. Lei era sua figlia, bella, bruna, e viva. Non tornai più indietro. Son rimasto qua. Un amore, sa. Sa com'è fatto vero? Un grande amore, un lungo matrimonio. Lei e Venezia, una cosa sola".
Guardava assorto e sorrideva sopra quei fiori bianchi e rosa, le immagini le sfogliava come un album dietro l'azzurro opacato degli occhi nordici, rinasceva, ringiovaniva.
"Questo è il suo giardino, io sono il suo giardiniere".

Freddo, gelo che gli saliva nelle gambe, e Pietro a chiedersi perché quel sole di febbraio stagliava un'ombra sul granito ma non passava attraverso la pelle.

"E lei? Voglio dire, la Sua Amica? Era la vedova Revoltella, ma di sfuggita. Lui la sposò poche ore prima di morire, in ospedale, davanti al sindaco. Per la collezione, perché non aveva eredi e la collezione, sa, andava custodita. Lei. Lei, Iris. Grande esperta di arte. Li ho conosciuti entrambi, superficialmente si intende. Sa, le mostre, ci vado ancora, una volta ci andavo sempre. Con mia moglie".

Iris.
Lei, Iris.

"Iris, Revoltella la sposò perché sì la collezione, ma la amava. Stavano insieme da tanti anni. Io sono solo venuto dopo. L'ho amata dopo di lui. Per un po', finché è morta anche lei. Era con me, quel giorno. E' caduta nell'orto di casa mia. Non si è più svegliata. Anche il suo matrimonio, io c'ero. Ho fatto da testimone. Ero io, sa, il curante. Revoltella è morto nel mio ospedale, nel mio reparto, lo assistevo io".

Ora c'era il tè che fumava quieto fra loro due, nello studio rosso cupo di Michael.
Si raccontarono le loro vite ottuagenarie, e fuori dalla larga finestra il cielo scese e illividì insieme all'acqua e dietro i cipressi di San Michele.


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