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Robinson

Ma... Dio del cielo, del mare e delle noci di cocco, sogno o son desto?
No, no, son desto, sono sveglissimo, sia benedetto mio padre che mi ha educato a non poltrire e mia madre che mi tirava giù dal letto all'alba per recitare insieme le preghiere al nostro Salvatore, sono desto e sveglissimo e sobrio - sobrio da decenni, diavolo! - e questo scoglio dove sto seduto scomodo non è un sogno, non è un sogno il pesciolone che ha appena abboccato alla mia lenza, non lo è il sole già bello alto e lucente che accende i palmizi e le conchiglie sulla battigia, quindi non è un miraggio ciò che vedo all'orizzonte, ma è proprio ciò che sembra, una nave, sì, un tre alberi a occhio, una nave agile e sicura che punta dritta verso questa costa, la mia isola fuori rotta, il lido del mio antico e dimenticato naufragio. E punta senza esitazioni, solcando il mare calmo e scintillante della prima mattina, come se i cristiani a bordo, Dio li benedica, non mi avessero mai dato per morto ma avessero continuato a cercarmi con incrollabile tenacia e fossero giunti fin qui appositamente per salvarmi, per recuperarmi, per riportarmi a casa, al mondo civile dal quale la sorte mi ha separato brutalmente quella remotissima notte della tempesta. E' finito, dunque, il mio esilio miserando; quante volte la notte ho disperato di me rievocando il ristoro di una casa, di morbidi materassi e di profumi di cucina, di comodità domestiche, di carezze di donna e risate di amici... E io qui per anni che ho smesso di contare, eremita e straccione, testardo osservatore del mare e autarchico padrone di una solitudine feroce, oddio se si eccettua quel povero mentecatto che da un po' di tempo mi striscia dietro e si accalora a servirmi con umili scondinzolamenti. Quel negraccio analfabeta e sudicione... Dove sei, negraccio? Ehi tu, sveglia, datti da fare, riattizza il fuoco, facciamo segnali! Sbrigati, fannullone, è mai possibile che il tuo padrone bianco sia già alzato e vigile prima di te, sporco pagano bastardo!
Eccolo là, guardalo come dorme di gusto, con la pancia piena: la grigliata di ieri sera, eh?, e quelle foglie che mastichi nella boscaglia e che ti rendono simile alle bestie, e intanto il fuoco si è spento nella notte e bisogna correre a raccogliere legna per riaccenderlo. Ti prenderò a calci come si fa con i cani, stupido negro; ti insegnerò io la buona creanza, adesso che sto per tornare in patria. Perché ti porterò con me, farò di te il mio schiavo civilizzato, ti vestirò di velluti e fiocchi e mi farai fare la mia figura nei salotti dove mi inviteranno a raccontare la mia straordinaria avventura. Le dame andranno in deliquio nel sentire le mie esperienze eroiche, nell'evocare la forza d'animo di cui ho dato prova sopravvivendo a tante sofferenze e pericoli; i gentiluomini si sentiranno invidiosi della mia prova di coraggio e anche - diciamolo - della splendida forma fisica che ho acquisito in tanti anni di vita sana e attiva, all'aperto, loro pallidini e imbolsiti dal grigiore del perenne autunno inglese. Forza, schiavo, alzati e prepariamoci: è arrivato il grande momento!

Momento.
Momento momento momento.
Riflettiamo un momento.
Tornare in patria? A casa. Dai miei vecchi.
Saranno ancora al mondo? E se fossero morti, magari di crepacuore per la mia perdita?
E' possibile, dovrei fare un po' di conti del tempo che è passato, ma direi che è più che possibile che siano comunque morti. Già, e in quel caso a chi avranno lasciato la casa, i soldi?
Ma certo, a quegli ipocriti untuosi e bigotti dei miei cugini, tanto per bene e vigliacchetti, sempre col culo al caldo. Va a finire che torno e non trovo neanche più quattro mura di mia proprietà, e mi tocca chiedere l'elemosina in casa mia, perdio, in casa mia, e accettare una stanza come un ospite sgradito o un parente povero. Bella prospettiva.
E gli amici, mi avranno aspettato, si ricorderanno di me? Come si chiamavano, Nathaniel, Jerome, chi se lo ricorda... ah come l'ho sognata per anni, una birra con quei vecchi manigoldi al pub di... anche quello lì, com'è che si chiamava, forse Oliver, oppure Gareth? Ma vuoi vedere che non mi ricordo come si chiamava quel pub dove andavamo sempre a ubriacarci come Dio comanda?
E la ragazza, la cosa lì, la fidanzata, Elizabeth oppure Maud o come diavolo si chiamava, era una bionda, no bruna, no, non ho le idee chiare e del resto portava sempre quella stoltissima cuffia, era così timida e per bene anche lei, dovevamo sposarci mi pare, anzi ecco, forse potrei vedere di sposarla adesso, quando torno, così mi prendo i suoi soldi e mi sistemo in casa di suo padre, che è un signore. Me l'avrà di certo tenuta da parte, ormai con me era compromessa, lo sapevano tutti che ci saremmo sposati.
O forse l'avrà data a qualcun altro?
Vuoi vedere che non hanno mai creduto che io potessi tornare e hanno messo da parte anche il mio ricordo? Non sarà mica che torno laggiù e non trovo nessuno che mi aspetti, che mi riconosca, che ringrazi il cielo per il miracolo? Non sarà che torno e rompo le uova nel paniere a più di qualcuno, a chi ha ereditato i soldi di mio padre o sposato la mia ragazza? Perché se è così, comincio a chiedermi dove diavolo andrò, cosa diavolo farò, come diavolo vivrò, io che non so fare niente di utile oltre a costruire capanne di rami, steccati di legno, pescare sotto riva, incidere selci per spaccare noci di cocco, dormire all'ombra delle palme. Mi aspettano dei bei problemi, temo. Tutto da ricominciare daccapo, la gente, le regole, gli orari, le tasse, il lavoro fisso, i conti a fine mese.

Ma per l'amor di Dio, che tragico errore sto per fare! E quell'idiota del mio negraccio che non capisce a quale pericolo ci stiamo esponendo: butta per terra quei rami, stoltissima bestia, e disperdi le ceneri del fuoco, e poi aiutami a cancellare le tracce della nostra presenza e soprattutto nasconditi, nascondiamoci dentro la boscaglia, solo noi conosciamo la strada, ci infileremo nel folto e cammineremo veloci come belve della foresta fino a raggiungere le grotte della montagna e a barricarci lì dentro mentre gli stranieri ci cercheranno invano e forse, alcuni, finiranno nelle trappole che abbiamo costruito noi stessi per la caccia, altri potrebbero precipitare lungo la cascata, e molti saranno punti mortalmente da quegli insetti velenosi ai quali noi siamo diventati resistenti.

Con l'aiuto del Cielo, riusciremo a seminarli.


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