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Da qualche giorno abbiamo un problema, un problema grosso, di quelli che non si
vorrebbe mai affrontare ma è impossibile ignorare. Perché è
qui, sotto i nostri occhi, e ingombra parecchio. Anche fisicamente. Un bell'ingombro,
quel cumulo di calcinacci in mezzo al pavimento della stanza dove mangiamo dormiamo
viviamo tutti quanti, e intorno non ha ancora finito di depositarsi polvere, anzi
ne piove giù ogni tanto qualche nuovo sbuffo dalla falla slabbrata che
si è aperta nel soffitto.
Per spostarci da un punto all'altro dobbiamo girarci attorno o scalarlo
e ridiscenderlo, e questo ci ha fatti tutti grigiastri e polverosi come fantasmi.
Fantasmi stanchi e senza voglia. Nessuno di noi fantasmi ha voglia di dare una
ripulita, di cominciare a spalare. Stiamo lì a guardarlo con malessere,
con odio. Eppure si sapeva che l'assito aveva i suoi anni, e che per tutti
i suoi anni siamo saliti - ognuno almeno una volta al giorno - in
quella soffitta asfissiata a scaricarci i nostri pesi. A svuotare le tasche.
Dai e dai, i pesi pesano, e i passi passano e pesano anche quelli.
Il pavimento cigolava da un po', ma noi niente, testa sotto come struzzi,
e avanti a trasportare di sopra pezzi dei nostri meccanismi usurati, ruggine e
cocci, rifiuti e scarti irrecuperati, carta ferraglia stracci spaghi sfilacciati
e cenere, tanto che la porta ad un certo punto si è incastrata con uno
stridio definitivo e abbiamo cominciato a lasciar giù rottami anche sulla
soglia, poi sul ballatoio e negli ultimi tempi perfino sui gradini più
alti.
Per forza una settimana fa - o più o meno o comunque non ci ricordiamo
bene quando - per forza è venuto giù tutto, il soffitto. Era
marcio, fradicio, divorato. Non teneva più. Si è sfondato come un
sacco di carta bagnata, con un tonfo che aveva un rumore flaccido e una lunga
eco metallica
Così adesso le macerie che avevamo nascosto di sopra in anni di pellegrinaggi
quotidiani sono tornate giù tra noi tutte in una volta, piombandoci in
mezzo alla vita in una nuvola cieca di polvere e carbone, e se non ci diamo -
se qualcuno non si decide a darsi - una mossa, le avremo davanti agli occhi,
'ste macerie, per chissà quanto tempo o per sempre.
E soprattutto vorrei sapere dove metteremo le prossime che già ci stanno
sfondando le tasche, e quelle che premono, nuove ogni giorno, dietro la porta.
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