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Ascensore

A.Modigliani - Ritratto di Jeanne Hébuterne, 1918

Caspita che donna.
Di quelle che non ti guardano mai in faccia ma se lo facessero sai che ti cercherebbero solo gli occhi e non potresti far altro che mentire.
Di quelle che tengono la schiena ben eretta non come se avessero mangiato una scopa ma perché non si scansano tanto facilmente.
Una che sa portare in modo così sensuale un tailleur nero da manager, e si capisce, dal profumo, che quella giacca maschile la porta a pelle. Dal profumo che è secco e muschiato con una nota di testa che mi precipita in ricordi momentanei di pini marittimi.
Niente gioielli, solo sguardo d'agata e perle. Niente trucco, è bellissima a viso nudo, e le sue mani hanno dita forti e sottili unghie di conchiglia.
Non porta borsetta, ma una busta per documenti, e dentro c'è un contratto prestigioso oppure un progetto che farà cambiare il mondo.
Se glielo chiedi non ti risponde, non parla con chiunque.
Chissà com'è a letto. Con lei non ce la fai, lo senti. Potresti invitarla a cena (rose candele vini importanti, quel genere di scenografia che è l'unico che sapresti dispendiosamente inventare) ma poi non ce la faresti lo stesso, e daresti la colpa all'alcool. Lei invece non ti darebbe alcuna colpa, non ti direbbe niente, e questo sarebbe più che intollerabile.
Chissà com'è la mattina appena sveglia. Forse cyclette e pagina finanziaria. Forse colazione inglese su balcone francese. Forse solo caffè, in piedi, in una cucina perfettamente lucente, dentro un pigiama da uomo di raso a righe argento; solo la giacca, però.
La sua macchina fila silenziosa con perfette traiettorie nel traffico, e non sbaglia un parcheggio.
Legge libri d'arte, viaggia molto in business, non ha mai mal di testa, non si ripara i capelli quando c'è vento, quando c'è vento non le bruciano mai gli occhi.
Non ha figli, ma nipotini che la adorano.
Non ha un uomo fisso perché è estranea a ogni tipo di ricatti.
Io me la farei.
Devo farmela, assolutamente. Non posso lasciar perdere un'occasione del genere.
Ora ci provo. Potrei non incontrarne più, un'altra così.

"Scusi, a che piano?"
"Centoquarantasettesimo, grazie. Terrazza panoramica".

Cristo che alto. Troppo alto, per me.
Soffro di vertigini.
Mi sa che mi fermo prima, mi bevo qualcosa di forte e ci ripenso su un attimo.

"Piano bar".


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