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Artisti
(4 ritratti di scrittori)
Pierre-Auguste Renoir - Bal au Moulin de la Galette, 1876

A conoscerli da vicino, ti spiazzano.
Quello, il tipo là, che raccontini ingenui da liceale innamorato hanno reso famoso, quello è tutt'altro che lo svagato fanciullo che recita: ti inviterà nel suo mini attico senza nome sul campanello, e sulla terrazza vista cupole e campanili ti offrirà spuntini di inaspettata raffinatezza inframmezzati da citazioni gustose e di indubbia cultura. Si farà in quattro per te e mai e poi mai si sognerà di parlare di sé o di offrirti un suo libro con dedica autografa, perché quello è un hobby e nient’altro, marginale rispetto alla vastità dei suoi orizzonti dei quali è suo squisito piacere porti al centro.

La tipa sussiegosa che dosa le parole scritte, al contrario, potrà riuscirti esasperante per la protervia con cui si pavoneggia nella vetrata di una sala da tè, dove non farà un solo gesto per offrirti il conto dei pasticcini che, assai poco nobilmente, dimostrerà di sapere smisuratamente gradire. Ti chiederai se sia da questa voracità che nascano le sue prose scoscese, in odore di fame. Sopporterai la sua ingombrante compagnia solo perché ti sentirai manifestamente inferiore alla sua becera personalità, ma non vedrai l’ora di congedarti con scuse il più possibile signorili.

Ben diversa scoprirai la sua rivale storica, la brillante opinionista che orienta il nostro giudizio di lettori con spirito fine e caustico. La tua unica chance di intervistarla consisterà nel tallonarla la mattina presto in qualunque stagione, mentre fa jogging lungo una battigia. Non risponderà alle domande che tenterai di rivolgerle col fiatone, oppure la sua voce, metri più avanti a te, se la porterà via il vento, che le è amico. Tuttavia sarà così comprensiva che si offrirà di progettarti un percorso vita personalizzato, e come ringraziamento accetterà (solleciterà) una tua donazione per il canile dove svolge impegnato volontariato.

Un quarto, che un prolungato silenzio indurrebbe a ritenere emigrato, lo puoi incontrare in una piazza a forma di esedra, in fila col suo taxi dove ha recuperato un'identità troppo a lungo svenduta al successo. Ha smesso nome e orpelli e ora finalmente, padrone di sé, scrive le migliori delle sue prose su un taccuino dagli orli unti ma amorosamente custodito sul sedile accanto. E non credere che sia dal suo quotidiano di autista pubblico che carpisce la vena poetica che lo attraversa: lui ora, libero come l'aria, è di praterie e oceani che scrive, di posti mai viaggiati e di persone mai venute a noia. Se un giorno tornerà a svelarsi, le sue opere incognite cambieranno per sempre il profilo della letteratura.


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