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Scarafaggi 1

E.Hopper - Carolina morning

Abitavamo in una palazzina liberty molto bella, che i proprietari (dei Tommaseo, mica un nome da niente), nobilastri un po' decaduti, dopo la guerra avevano suddiviso in quattro vasti appartamenti. Noi stavamo neanche a dirlo all'ultimo piano, e loro giusto sotto di noi, così ci mandavano di sopra tutti i giorni una domestica infiocchettata a lamentarsi che i bambini correvano. La vecchia dormiva fino a mezzogiorno e si era tenuta anche il giardino. Chissà cosa se ne faceva dato che dormiva sempre, e noi dovevamo giocare in casa, e senza far rumore. Il pomeriggio in compenso dormiva nostra madre per cui eravamo fregati del tutto.
La mamma passava molto tempo a lavare i piatti. Ogni tanto ci ficcava in una vasca di quelle con le zampe e lavava anche noi, e intanto ci cantava delle filastrocche in francese perchè era tutto sommato un'intellettuale ma frustrata. Le canzoncine le stonava però era senza erre e il francese le veniva molto bene. Lavava anche una montagna di altra roba a mano. Io allora mi affacciavo all'orlo della vasca con le zampe e le facevo un sacco di domande tipo come si scrive questo come si scrive quello, così mio papà sospirando sangue mi iscrisse dalle suore che erano le uniche che accettavano i bambini in prima anche sotto i sei anni. Anzi solo le bambine perchè erano suore e quindi maschietti niente.
Andavo a scuola da sola, si intende, perché mia mamma aveva i suoi piatti e il suo bucato e due altri figlietti malaticci, e poi perché non le piaceva proprio per niente uscire di casa. C'era da passare un ponte di legno e mi piaceva moltissimo farci tanto rumore con i miei passi. Era un bel rumore sordo e felpato come fanno i pontili sull'acqua, e il Lido è un'isola e l'acqua tutto intorno dava un'eco speciale a tutti i rumori. Adesso non so, è tanti anni che mi è passata la voglia di tornarci.

Quando ero piccola io si usava molto che i genitori ai figli non dicessero mai niente e quel poco che dicevano era no stai zitto stai fermo mangia tutto saluta come si deve, oppure delle vigliacchissime bugie. Tipo: mia madre si vestiva bene e si metteva anche il rossetto e prendeva la borsetta. Bene, dicevo io, chissà dove va di bello. Beh io porto fuori i piccoli, se proprio ci tieni puoi venire con noi. Io ci cascavo e lei ci portava dritta filata dal dottore che aveva lo studio di fronte a casa nostra, perché già che c'era era giusto che lui ogni tanto facesse qualche puntura anche a me che invece stavo sempre bene, non come quei due tisichetti. Però a me aveva parlato di una passeggiata. Una volta per non perdere l'occasione mi vestii talmente in fretta che mi dimenticai le mutande e mia mamma non ci fece una gran bella figura.

Un anno il pediatra capì che eravamo tutti e tre un po' rachitici e disse ma perché non fargli fare un po' di mare che ce l'abbiamo qui comodo. Allora mio padre sospirò dell'altro sangue e prese una capanna al Des Bains con la convenzione della banca e così ci considerò guariti. Solo che primo mia mamma in spiaggia non ci sarebbe venuta per tutto l'oro del mondo perché c'è il sole, fa caldo, la sabbia si infila dappertutto e non sapendo nuotare lei non capiva come avremmo potuto impararlo noi, secondo perché aveva la sua vasca piena di roba da lavare che le dava tanta soddisfazione perché poi al pomeriggio poteva dormire un tre-quattro ore senza pesi sulla coscienza. Più tardi si giustificò dicendo che proprio il giorno prima che cominciasse l'affitto della capanna mia sorella aveva avuto giusto la sua crisetta di asma e a mio fratello erano venuti gli orecchioni, che poi deve essere stato vero perché mi ricordo che me li passò anche a me e a giugno non è simpatico.

Per fortuna, o per necessità, io avevo una incommensurabile fantasia.


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