Le pietrine di granata della nonna, che le portavo sempre al collo a tre giri
in memoria, si sono sfilate durante un massaggio cardiaco al volo. Perse nell'autoclave,
in cambio della vita di una donna che voleva morire ma io non ero d'accordo.
La stilografica d'oro di laurea, sparita dal taschino fiducioso del camice
tra un sabato sera e un lunedì mattina. So benissimo chi me l'ha
presa, non ho la minima idea di cosa le sarà servita. Per la sua raccolta
immagino, infatti era recidiva.
Un manuale sulle epatiti, prestato a un allievo infermiere, mai tornato indietro.
La casa farmaceutica che me l'aveva lasciato in omaggio non ne aveva altre
copie, e amen. Nel frattempo anche le epatiti sono cambiate quindi va bene così.
Una litografia - orribile - di Tono Zancanaro che stava appesa in
ambulatorio solo perché aveva le dimensioni giuste, me la sono portata
a casa io tanto non piaceva a nessuno e a me facevano comodo i colori da accostare
ad altri quadri in studio, ma roba di Murer.
Le cose vanno e vengono, pressappoco come le persone.
Magari con la differenza che, alle cose, non fa né caldo né freddo
dove stare, e con chi.
Ma non ne sono poi così sicura.
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