Una volta ero in mensa a rigirare un risotto molliccio senza sale, e a fianco
del piatto invece del cellulare che ancora non ce n'erano avevo le sigarette come
tutti o quasi, e la neo-laureata che mi seguiva come un'ombra perché era
di giù e non capiva il dialetto mi chiede se le do il filetto
trasparente del pacchetto, io glielo do ma non capisco, poi vedo che se lo infila
in bocca e si fa la pulizia interdentale. Mangiava molto, era grassoccia e sudava
e mi diceva sempre ma tu come fai a essere così magra, io ho sempre fame,
se non mangio svengo. Io le dico "mangiati una mela" poi mi alzo e mi
infilo in tasca le sigarette e l'accendino bianco e porto via il vassoio e metto
il piatto sulla pila dei piatti, il bicchiere capovolto nel cesto dei bicchieri,
le posate sporche nel cesto delle posate sporche, la salvietta di carta nel bidone,
il vassoio nel raccoglitore e esco dalla
mensa, e per le scale mi raggiunge uno della nefro e mi dice "andiamo al
bar a farci un caffè".
Andiamo al bar per farci 'sto caffè e a metà strada mi suona
il cicalino così devo tornare in reparto perché sono di guardia
e quello della nefro prosegue e aggancia la neo-laureata grassoccia e se la
porta dietro.
Di sopra c'è la Santina in tachicardia parossistica 160-180. Guardo
il monitor, è sinusale, OK dico da quanto tempo è così?
Saranno dieci minuti che ci siamo accorte, dice l'infermiera, l'allarme era
staccato.
Brave, io sono fuori reparto per la pausa pranzo e voi staccate l'allarme.
La Santina non si era accorta di niente ma quando mi vede con tutte e due le
professionali si chiede se non sia più opportuno sentirsi male e infatti
si accorge che c'è qualcosa di strano, come un fastidio dentro e anche
sì, va' là, un po' di affanno.
Affanno di respiro, precisa, non affanno di stomaco.
Grazie credo bene.
Cosa faccio cazzo. Il verapamile ce l'ha già in perfusione, aumento la
velocità della goccia ma hai voglia, lo so già che qua son cazzi
e bisogna metter su tutta la baracca. E' la terza volta in due giorni, adesso
basta, tranquilla Santina che ti sistemo io.
Sì, balle. Mi servono nell'ordine un anestesista e un cardiologo, e a
quest'ora in genere quelli li conosco si scocciano a essere chiamati.
Mando a prendere l'apparecchio per la cardioversione e intanto telefono in rianimazione
e quel pezzente di specializzando me lo vedo che sta sfogliando qualche giornale
pornografico con le gambe stese sulla scrivania, infatti arriva bestemmiando
perché odia scomodarsi alle due del pomeriggio per una vecchia della
geriatria.
Il cardiologo invece piomba tutto affannato e interventista, bisogna fare questo
bisogna fare quello, calmo gli dico, la vena è aperta, basta sostituire
la flebo e appena l'anestesista dà il via tu le molli una stecca e tutto
va a posto. O vuoi che lo faccia io?
No scherziamo, i cardiologi si offendono se non li chiami quando c'è
una cardioversione da fare, adorano piazzare gli elettrodi e dire " dammi
un 350, via tutti, VAI!".
Allora l'anestesista controlla i flaconi che l'infermiera ha già preparato
da un quarto d'ora e intanto la Santina strabuzza gli occhi di qua e di là
e si sente svenire solo a contare i camici bianchi che le stanno attorno al
letto e porca puttana secondo me le tolgono l'aria.
Vabbè, ora calma signora, la faccio addormentare qualche minuto, se ha
la dentiera se la tolga.
La dentiera, scemo, certo che ha la dentiera, qua dentro ce l'hanno tutte la
dentiera, le mie vecchie, tranne quelle che non possono permettersela.
Via la dentiera e la catenina, un bacio salivato al cristo, e la Santina si
adagia con un sospiro gemente e biascica un inizio di atto di dolore mentre
già sta partendo.
"Allora pronti cominciamo con 300, carica, spostarsi".
.. momento vecchio mio con 300 le fai un baffo, vai su vai su sennò tocca
ridargliene ancora...
Mi guarda aggrottando le sopracciglione offese poi regola a 350, il taccagno.
"Pronti tutti, carica, VIA!".
La Santina o meglio il suo corpo pesante e addormentato sobbalza appena, e tutti
a guardare il tracciato aguzzo sul monitor.
Ecco adesso dovrebbe cambiare.
Fa due o tre ghirigori di testa sua poi li riallinea come un torrentello sulla
riga dritta ed ecco a noi un tracciatino mica male, qualche gobba ancora abnorme
ma prevista e soprattutto le cifre rosse sul frequenzimetro che sono dimezzate
da prima.
"92, al primo colpo. E sinusale, prego di notare" si vanta il cardioterapeuta
del mio piffero.
In cucina le donne hanno già messo su una caffettierona da sei e i nostri
prestigiosi ospiti vengono rifocillati dopo l'estenuante intervento.
Io e le ragazze restiamo al capezzale per assistere al risveglio definitivo
della Santina, vengono raccolte e cambiate le lenzuola macchiate di farmaci
e sudore, e il crocefisso che nell'ingroppamento ha presieduto al buon esito
viene devotamente risistemato in capo al letto.
"Come va Santina? E' andato tutto a posto, eh", e la Santina con un
solo occhio aperto organizza mezzo sorriso ubriaco e muove una mano sul bordo
del letto come ringraziamento.
Mi avvicino e, dopo un'altra occhiata al monitor, gliela stringo, e la mia pelle
secca scivola sulla sua viscida.
Le donne compagne di stanza rigirano i loro rosari e si scambiano sguardi di
sollievo e ammirazione: nessuna ha detto ah per tutta l'operazione, ma da qualche
bocca deformata è sceso un rivolo di saliva.
Ora il letto è in ordine, la Santina fa un paio di sospiri di gratitudine
e non parla perché le luccicano gli occhi. L'infermiera abbassa a metà
le tapparelle e insieme diamo un ultimo controllo al tracciato tranquillo e
regolare, prima di uscire.
In studio mi aspetta un vassoietto col mio caffè, e me lo bevo golosa
pregustando la sigaretta che lo renderà perfetto.
Verso le sei la caposala, mortificata, viene a comunicarmi che nel groviglio
di lenzuola portate in lavanderia deve essere finita anche la dentiera, perché
non si trova più.
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