1 settembre
Ti volevo raccontare dei grilli che verso sera si impigliano nelle erbe
secche del prato, ma poi me ne sono dimenticata perché dalle finestre
aperte sul buio non li ho sentiti cantare. Forse perché l'erba
di questa furiosa estate è già fieno.
Invece poi stamattina presto mi sono ritrovata a scaldarmi le mani attorno
a una tazza di caffè mentre dividevo il cielo in fasce dai colori
netti - erano malva e indaco - basse su un orizzonte giallo-uovo che si
sfocava all'indietro, e intanto sui fili andavano e venivano uccelli in
prove d'addio.
C'era un'aria (anche lì da te?) obliqua e costante che traversava
le tende e le spingeva, senza gonfiarle.
Questo cielo, qui da me, sembra di neve stanca, quando è quasi
fanghiglia e spegne i riflessi. E poi il rimpianto, perché il vento
stamani non ha più odori, e allora mi viene da pensare che l'estate,
proprio oggi, finisce, e che il senso della sua fine è nel vedere
sedie impilate sul bordo di una piscina, e foglie alla deriva.
[...]
La valigia, sì, è sul letto, e la roba sparsa dappertutto.
Vedrò di farci stare il molto superfluo che mi impedirà
di dimenticare, anche se sai che torno presto. Ma ho già visto
altre volte che quando si torna le cose sono già cambiate, e noi
non eravamo qui e non ci possiamo fare più nulla.
Se hai notato, basta il giro di una notte per ritrovarti all'angolo di
un altro universo, dove le spalle nude rabbrividiscono spalancando le
imposte e non ti capita più, infilando gli zoccoli del giardino,
che ne esca guizzando una lucertola.
[...]
Mentre sono via leggerò.
Se anche lì pioverà, leggerò di più.
Al mio ritorno ti racconto.
Camilla
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