29 dicembre
Nevica da stanotte. Era questo, il silenzio stamattina,
a tacitare gli uccelli dei tetti: la neve. Nevica piano una neve convinta,
a falde pesanti, sul cedro che sbilancia la punta e sulle edere che abbruniscono
all'inverno. Nevica e fa freddo, un freddo duro dall'odor di salmastro,
e non vale contare alla rovescia i giorni a marzo, ad aprile: troppo lontani.
Ma tu fai la cosa giusta. Non uscire, ti prego; non farmi preoccupare.
Lascia la macchina in garage, dimenticati le strade scivolose, la poltiglia,
le lastre di ghiaccio, i parcheggi impraticabili. Resta a casa, scegli
di fare le cose giuste, le cose inutili, ribellati placidamente alla produttività
a ogni costo.
Leggiti un libro, un libro grosso, con una storia lunga che ad ogni pagina,
meglio se ad ogni paragrafo, ne inventi un'altra per dicotomia, come un
albero coi suoi rami. Un libro che duri molti giorni e molte sere, il
miglior compagno di nevicate. E leggitelo in un posto comodo, ben attrezzato
con termosifone bollente, plaid scozzese e possibilmente un gatto vicino,
meglio ancora addosso. Copia da lui, quando fa freddo: tutto quello che
farà sarà non fare niente, e sarà il fare giusto.
Oppure il libro scrivitelo tu, un libro lungo che duri molti giorni e
molte sere, e che sia come un albero in cui le storie nascono come rami
da ogni biforcazione e non finiscono mai. Scrivilo a mano, carta e penna
come una volta, accanto a quel termosifone e sotto quel plaid; fatti insegnare
dal tuo gatto come si fa. Poi passalo a me, il tuo libro, da leggere,
e io ti passerò il mio, e non ci stupiremo se avremo scritto lo
stesso libro, la stessa storia di storie, lo stesso albero immaginario.
Ma anche, invece, guardati un film, e allora sceglilo vecchio, in bianco
e nero e col doppiaggio originale; sceglilo - ascolta me - di Frank Capra,
che è il regista giusto quando nevica, e lascia perdere Tarantino
o Soldini, che vanno bene per altre stagioni e neanche a tutti. Guardati
un film in bianco e nero e mangiaci sopra del cioccolato oppure il panettone
avanzato; se scarti l'uvetta bruciacchiata, c'è il caso che la
gradisca il tuo gatto, se non altro per provare.
Lascia perdere i telegiornali, quando nevica: ti diranno che l'Europa
è nella morsa del gelo e ti mostreranno filmati di repertorio
perché la cronaca esige frasi fatte e colpacci di pronto effetto.
Tu, la tua neve te la puoi vedere in diretta dalla finestra di casa tua:
il giardino, la strada, i tetti, i fiocchi contro la luce del lampione,
che quasi li puoi contare.
E non trascurare di staccare il telefono: potresti ricevere notizie tristi,
come la morte di una vecchia zia che ormai sopravviveva solo per scommessa,
oppure roboanti proposte di acquisto di tappeti o partite di olio di frantoio
di cui non hai assolutamente bisogno.
Tanto lo sai che io, se voglio sentirti, non userò il telefono.
Ma ti troverò lo stesso, e tu troverai me, come sempre; sarò
e sarai davanti a un libro o dietro questo monitor, a dirmi e a dirti,
ancora, che ti voglio bene e mi manchi.
Camilla
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