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Cara sorella,
la novità è che l'inverno sembra finito e qui è ora
di pulizie di primavera. Abbiamo spazzato tutti i cunicoli, dato aria
alle brande, cosparso gli angoli di polvere antipulci, fatto il bucato
generale e alla fine ci siamo lavati e rasati anche noi. Io ne avevo meno
bisogno degli altri perché la vedova Norbert continua a mettermi
a disposizione il suo mastello, e mi lava anche i panni; così quando
abbiamo steso i nostri stracci sul filo spinato e li abbiamo confrontati
con quelli degli altri,
di là dalla terra di nessuno, abbiamo fatto la nostra discreta figura.
In altre parole, siamo pari con loro anche in fatto di pezze al culo.
Anche quelli di là fanno le pulizie e il bucato. Per la
verità fanno tutte le cose che facciamo noi, il che conferma che
siamo tutti nella stessa merda nello stesso brodo.
Siamo pari in tutto. Diciassette noi, diciassette loro. Avanzi di galera
noi, avanzi di galera loro. Giù dal loro versante della collina – questa
collina dove la guerra si è bloccata in un eterno pareggio – hanno
il loro paese di vedove tale quale il nostro. Le pulci, uguale. L'odore
di zuppa, uguale. Nessuna intenzione seria di armare baionette, uguale.
Tiriamo a campare senza darci fastidio, abbiamo lo stesso identico sano
obiettivo di restare vivi, e perciò c'è questo tacito
accordo di lasciare le cose come stanno.
È cominciato un giorno di nebbione che noi qua si mugugnava per la noia,
e il tenente ha fatto metter fuori una bandierina bianca per vedere di muovere
un po' le acque stagnanti. Beh, non ci crederai: nello stesso momento
una bandierina bianca uguale identica è spuntata da sopra l'altra
trincea. I due tenenti si sono incontrati al centro esatto della terra di nessuno
e si sono messi a confabulare tra loro, prima un po' freddi e circospetti,
poi visibilmente sempre più rilassati, tanto che a un certo punto hanno
fatto portare un tavolino e due sgabelli e si sono messi comodi a scambiarsi
pareri sulle cartine tattiche. Dopo un altro po', siccome la cosa andava
per le lunghe, hanno ordinato anche grappa e bicchieri, e la conversazione
ad alto livello è diventata ancora più cordiale.
Noi li spiavamo dalla nostra trincea, gli altri dalla loro, ma
nessuno sentiva di cosa parlavano; dovevano essere argomenti divertenti
perché ogni due frasi si facevano delle gran risate e si davano vigorose
pacche sulle ginocchia. Quei due si capivano. Allora abbiamo pensato che
potevamo capirci anche noi, e uno dopo l’altro, prima timidamente
poi con crescente baldanza, siamo usciti e abbiamo incontrato gli altri che
ovviamente avevano avuto la stessa idea.
È stato così che è cominciato il torneo di pallone. Adesso
giochiamo tutte le domeniche, mentre i tenenti, tanto per salvare la faccia,
fanno il loro briefing settimanale a bordo campo. Le nostre partite sono sedici
contro sedici, non c'è arbitro e l'unica regola è il
pareggio obbligatorio. Se alla fine della partita una squadra è in vantaggio,
rimette le cose a posto con un autogol. Così abbiamo un buon motivo
per rigiocarcela la domenica dopo. Dimmi se questo non è buon senso.
Ora ti saluto perché per cena c'era il cassoulet e sento il
bisogno di fare due passi prima di andare a dormire.
Il tuo sempre sano e contento
Damien dal fronte
poscrittum: digli a tuo suocero Gaston che mi fa piacere che sia così arzillo
alla sua età, però se mi racconti ancora che ti tocca il culo
manca di rispetto, quando torno gli metto la cascara nel caffelatte così vedrai
come gli passano i bollori.
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dal fronte
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