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Esercizi di stile
(Raymond Queneau)

Ti ricordi il naso di Cirano? Atto primo, scena IV: "Se ne potevan dire..."
Ossia: in quanti modi si può descrivere anche una banalità e renderla diversa, rivestendola a nuovo con acume e fantasia. Il colto Cirano, uomo di spirito (di esprit), si serve di entrambi con la naturalezza del letterato per neutralizzare chi lo vuole sprovvedutamente ridicolizzare, canzonandolo per le dimensioni del suo famoso naso che si limitava a definire "molto grande!", e gli fornisce di rimando ben venti formule alternative e assai più efficaci. Insomma, gli dà una lezione. Per inciso, due, perché poco dopo completa la sua vittoria imponendo all'indignato antagonista anche la sua superiorità di spadaccino, nel corso di quel duello condotto sulle rime di una ballata estemporanea che strappa gli applausi delle due platee, quella fittizia della scena e quella reale del teatro.
E una lezione è questa di Queneau: una lezione di lingua e di cervello, due strumenti il cui uso (chiamiamolo pure sfruttamento, dato che si tratta di risorse senza fondo alle quali per pigrizia si attinge sempre troppo poco) può dare luogo a risultati stupefacenti, come qui si dimostra. Il gioco, che in realtà è una provocazione tutt'altro che faceta, consiste nel riscrivere sotto svariate (99!) forme una annotazione di partenza in sé banale e senza storia: la descrizione di un personaggio qualunque su un autobus cittadino e più tardi lungo una strada. Ogni esercizio ricalca un punto di vista differente, divagando dal tono colloquiale a quello dotto, dal bizzarro all'ermetico, dal volgare al poetico; sfruttando l'artifizio di molte figure retoriche o attingendo alla varietà dei generi letterari; in ogni caso, basandosi sulla duttilità espressiva del linguaggio, sia esso accademico oppure elementare, a riprova della potenza sempre troppo poco sondata di questo mezzo che pure tutti crediamo di possedere. Umberto Eco, studioso e maestro dei tesori della lingua, ha curato prefazione e intelligente traduzione di questo testo che, grazie alla sua capacità di mantenere equilibrio e rispetto nella trasposizione fra due lingue ricche e complesse come il francese e l'italiano, mantiene anche nella versione italiana il contatto con l'obiettivo originale dell'Autore.
Non sarebbe ora che nelle nostre scuole entrassero libri come questo, finalmente moderni e intelligentemente pratici, in una parola veramente istruttivi? Per imparare a scrivere anche i soliti obbligati temi (o "temini") di italiano senza annoiarsi e annoiare, e magari scoprire di avere, dentro e da qualche parte, la voglia di scrivere anche dell'altro, di più e di nostro.


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