- 1 -

Chi fossi, lo sapevo,
e com'eri

Ti dico chi sei,
carbone o diamante,
ma non vuoi,
ti esaurisci,
pozzo di miniera,
e io vuoto il tuo secchio
e il secchio
è vuoto

Scavare altrove,
un legno a forcella
indica l'acqua.

- 2 -

Di sale e d'aceto
di ossa e scalpelli,
e ancora
di schegge di ambra e ametista,
gioielli narcisi

Di poco e di niente,
e si beveva,
dissetava l'assenza.
Disegni di segni,
e si diceva
di tutto,
di poco e di niente,
si mentiva, che c'era un bisogno,
una riga di tempo
tirata
sui dubbi che abbiamo violato.

A metà della strada
al punto d'incontro
venivano giù le stelle,
parlando straniero.

- 3 -

Come dirti che è finita
e che nulla è cambiato
ugualmente,
distanti da sempre,
inventati per strada
tra i pioppi
cicale
e le auto in vacanza,
ignote le targhe
e stranieri noi...

Come dirti che è finita
e che nulla è cambiato ugualmente,
se una sola è la direzione
anche in senso vietato
e il non senso è obbligato,
poi soldati in divisa di guerra
che pretendono il lasciapassare,
e io invece di averlo
ho voluto il mio esilio...

Come dirtelo, che tu riesca a capirlo?

Le parole
sono armi spuntate,
segnali di fumo,
e poi si spengono.

- 4 -

Si dilata, si squarcia il ricordo
corteccia incisa nel marcire
del fango di foglie
Lascia uscire quel gemito
non compiangere se si secca

Calma di resina e gocce aggrappate,
come dita che tornano, toccano
e rimane l'impronta,
ma né il nome né il giorno.

Non volermi del male,
farmene ancora
ti basti.

- 5 -

Quante volte pensate, e tu lì di fronte,
vivo pure se vissuto male,
di schiena, occhi di sghembo,
solo briciole in tasca, di carta,
e nidi d'insetti muffiti

Ci vuol poco a concedere,
una cicca fumata al filtro
da scalciare più in là,
un gol mancato
dentro un tombino aperto.

L'inizio era già subito resa
e quante volte, quante,
quante altre volte ancora,
per perdere poi tutto,
un gridare e un tacere all'unisono,
finalmente insieme.

- 6 -

Dai, guardalo,
guardalo informe,
è vischio che cola
attanaglia mosche
e poesie senza ali

Non toccarlo però
ché è veleno,
per il mio lungo coraggio
per il tuo lungo orrore.

- 7 -

A due a due
a volte a tre
a volte troppe,
parole in ostaggio

E adesso disperami,
grida il silenzio, che io ti veda
passare secca la lingua
sui miei baci asciugati;
c'è sempre tempo a piangere
affondando
nel grembo di una donna.

Bacio il dolore
prima che si incammini.

- 8 -

Verderame
e i pali bianchi della vigna,
una fiasca di caffè lungo
all'ombra della mia ombra.
Colori bambini
solchi su vetrini d'orologi
Con un sasso ne spacco uno,
e con le lancette i polsi.

Chiedevo solo aiuto.

- 9 -

La gioia
che rima con noia,
ci hanno fatto una canzone,
dicono,
ma io non la conosco.
Preferisco alle parole,
quelle tra noi leggere,
la musica,
la musica che non stanca
non dorme
e fa dolce il mio male.

- 10 -

Sfioro e rasento
ma non tocco
Non ci sto più
a lasciare impronte.
Polpastrelli bruciati
Solo la lucertola,
d'estate però,
rigenera la coda.

Ho bisogno di sole.

- 11 -

Riverberando in bianco
su giornali lasciati a panchine
sole alle tre di marzo
che non sai cosa fare
Un annuncio cerchiato
da un pennarello scarico,
oggetti smarriti
alla frontiera.

- 12 -

Col bastone a rovistare pietre,
legno dolce e si spezza,
un castello di sassi
tirati su con le mani
sangue dolce nella bocca
che lecca le ferite,
ma è il mio, e mi obbliga
a vivere viva.

E' di me, che cerco.

- 13 -

Grida piano amore mio
che il cielo non senta le tue bestemmie
le imprecazioni che ti frusti

Non far rumore di porte sbattute
e serrature scardinate,
che non ti sentano i vicini maligni

C'è il sole c'è il mare,
un pianeta che ruota senza fatica;

c'è gente che lavora operosa
come le oneste formiche, le provvide api;

una scuola di bambini che giocano in giardino,
case sicure col bucato fuori.

Non piangere amore mio, che li disturbi,
e poi non vogliono sapere.

- 14 -

Lo taglierò a pezzi quel cielo
li troverò, i coltelli giusti
per sbrindellargli le nuvole
per fargli scoppiare il sole

Cadranno dall'alto come spade,
a pezzi affilati
a pezzi
affilati.

- 15 -

Fai pure il rumore che vuoi
bestemmia l'aria di pugni
fùmalo il tuo fiato rabbioso
incendiami il mare
calmo al mattino
Fai quello che vuoi,
grida
quanto riesci a gridare.

Tutto non basterà:
non ti sento,

non

ti

sento.

- 16 -

All'ottava superiore
mi spezzo
la voce
raccolgo i pentagrammi
alla rinfusa coi ricordi

Troppo poco un bemolle
troppo ostile un diesis,
anestesia dell'anima,
e un'eco di musica
svolta un angolo muto
e in un vicolo cieco
si perde da me.