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Occhi celtici |
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Hai gli occhi che pensavo, di brughiera. Di foschie nordiche. C'è un senso di lontananza nei tuoi occhi pacati, e la valle profonda del tuo tempo annodato. C'è l'anima dei boschi e delle radure, c'è il cuore sonante del mare. La stupefazione per le orbite degli astri li riga di immensità, la notte, nel riquadro di un lucernario, quando un dio fatto di musica socchiude il suo viso insondabile. Hanno il colore delle foglie mature, quegli occhi, di quando la bellezza si fa al colmo e diventa dono di vertigine. Vedono oltre e parlano dell'abisso perfetto dell'amore, forza terribile e ineffabile condanna. La stanchezza che ti doma il viso non sa spegnerli: in cima alla tua collina, sugli strapiombi invasi da laghi di nebbia, scrutano dentro la terra, instancabili come bambini che non hanno ancora finito di inventare un gioco. E non è per orgoglio che non li distogli mai, ma per sconvolgente umiltà.
Mi brilla un sorriso, uno dei miei sorrisi così poco celtici, così
troppo mediterranei, e te li faccio brillare, vuoi? Io voglio.
Dici che non si fa, che è troppo?
Lo so, di fronte al mio poco, tutto è troppo.
... lo sai perché la Luna splende? torna a L'amore |