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E adesso?

G.Seurat - Modelle (part.), 1888

E adesso che non ci è bastata la notte, il letto, i cuscini e le coperte per traverso, le stecche di pulviscolo di nebbia che rigano il pavimento della mattina, il termosifone freddato dopo avere schioccato per ore mentre fuori la città zitta gelava sempre più profondamente, e che un cigolio dal cortile riempie il grigiore con voci di tosse e vetri che si spaccano, ora che non so più trovare dove ho messo le mie cose, i pezzi che mi hai tolto per umiliarmi di più, mescolati a tazzine sporche di cattivo caffè non bevuto, a fianco di quella lampada color crema che si è fulminata per dimenticanza...
... no no cosa dico, i pezzi che mi hai tolto, no no: che mi hai imposto di togliermi da sola sotto i tuoi occhi socchiusi (disgustati? o solo amari?), uno a uno, e tu immobile e di ghiaccio lì in piedi a controllare spiare pesare mai fidarti, fino all'ultimo lembo che stringevo per non cedertelo - le palpebre chiuse, il vuoto, il cielo nero e profondo dei miei occhi stretti sulla notte di me - sì perché questo è stato, un ordine, un'imposizione, un atto di tirannia malvagia e inutile, solo per piegare fino in fondo l'orgoglio della mia mente, la mia cosa migliore, quella che tu, ammettilo ormai, quella che tu più ami e siccome tanto la ami così tanto la odi, perché mai la avrai, mai ti apparterrà per quanto tu ci provi, per quanto io te lo permetta, ti indichi la via, mai a nessuno se non a me apparterrà, anche dopo questa insana guerra di sudori e salive e dei nostri succhi selvatici, queste ore di capogiro e fughe, e catene per non fuggire e ali per volare di più, che mai si è fermata a lasciarci guardare dietro, quel che lasciavamo di noi sul tempo che sprofondava prima nell'inferno e poi indissolubile all'alba risaliva gemendo di rimpianto e rabbia, e intanto passava, quel tempo senza ore, su di noi e i nostri silenzi, quelli che qui dovevano trovare fine, dovevano aprirsi in parole, in grida di aiuto, di spiegazione, di.
No, non ci è bastata la notte. Era altro che cercavamo, ma purtroppo.

E adesso?


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