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Niente di me ti piace. Non c'è verso. Né se sorrido né
se mi lascio venire la malinconia. Mi vorresti sempre allegra, che non è
nel mio carattere eppure per te l'ho fatto, e poi quando lo sono mi spegni
in un attimo. Né se corro perché non ti piace rincorrere, né
se sto ferma perché tu vuoi sempre andar via. Quando dormo deridi i miei
sogni, eppure non ne ho colpa. Se sto sveglia ti disturba la mia luce. Se parlo
non ascolti, se ti ascolto non parli più. Non mi vuoi forte perché
ti senti inferiore, e ancora meno mi vuoi fragile perché ti senti accusato.
Non ti piace quello che leggo perché leggere mi allontana da te, né
quello che scrivo perché scrivere mi porta vicino a te. Se mi vesto mi
rimproveri il colore, se mi spoglio non mi guardi neanche. Io cerco sempre il
sole, e tu mi lasci per confonderti nell'ombra.
Niente, niente ti va bene, di me.
Per te vino rosso, per me bianco, per te il ghiaccio per me il mare caldo. Non
vuoi che ti tocchi perché senti male; mi sfiori, e mi uccidi. Neanche il
tuo cane va d'accordo col mio gatto, ma se lo mando via ti secca scaldarmeli
tu, i piedi che ho freddi la notte. Non c'è proprio niente, né
sguardi illuminati né occhi socchiusi, né le mani nervose che ho
quando le tue tacciono in tasca, ben nascoste. Una volta mi hai detto "vieni",
e appena venuta mi hai detto "meglio se te ne vai". Altre volte hai
fatto così. Ogni volta "vieni", e subito dopo "vai".
"dammi", e poi "non lo voglio più".
Io, guarda, non lo so cosa devo fare. Mi metto seduta, mi faccio più piccola
che posso, seduta con le ginocchia raccolte fra le braccia, seduta quasi invisibile
nell'angolo della tua vita, o se vuoi anche sul tetto della tua casa, sopra
le tegole e sotto il cielo di notte. Sto lì zitta come gli uccelli che
dormono, come i tarli e gli scarafaggi. Sto come loro.
Per tutto il tempo che mi tocca, continuo ad amarti lo stesso e a non dirtelo
mai, perché è questa l'unica cosa che ti piace di me.
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