Il sole ha girato di piatto in giù
dietro l'angolo del portico, e allora il muro di calce troppo bianco lì
di fronte si è raffreddato quel tanto che bastava perché
mi venisse fiato da girare la rotella della pompa e stare a guardare l'acqua
di falda che cominciava a zampillare dai fori del gocciolatoio.
Il serpente poroso circonda l'aiola delle piante officinali e le avvolge
a fasci nelle spire sinuose. La terra sta cambiando colore, era sabbia
ocra ora è dolce mota.
Piove a sbuffi e singhiozzi sulla rucola, il basilico, la lippia odorosa
e un mare di menta, un mare da cui nasce un'aria fresca e bassa che mi
soffia sulle caviglie.
Divento pianta anch'io.
Ossigeno per il mio quarto di sangue verde, e humus ben imbevuto per le
mie radici bislacche.
Spegnimi 'sto fuoco, dio delle stagioni. Quaggiù fa un caldo di
quelli cattivi. Fammi prato di timo e trifoglio, che ci dorma sopra .
Non più di dieci minuti però, perché ferma così
non ci so stare.
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