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Ci son muri e muri

R.Magritte - La prospettiva amorosa, 1935

Per mano, vieni. Ecco, così. Non ti farà male, qui non c'è più nessuno a gridare.
Dimmi solo cosa senti, quello che senti sulla tua pelle, non quello che credi di vedere con gli occhi. Non ti servono, ora, gli occhi. Lasciati andare, non distrarti. E' fatica.
Cos'hai sotto i piedi? Cosa ascolti con la pianta dei piedi? Erba? Vuoi che sia erba? Quella di marzo che sfiora come peluria di bambino o quella d' agosto che punge forte come paglia? Quella che ascolti è.
E l'aria che attraversi con le gambe, con le braccia, come la annusi? La tocchi verde di bosco o dolciastra di sabbia o aguzza di fienile? Come la tocchi è. No, non guardare, fidati di te.
Questo che ti inonda le labbra cosa vuoi che sia, rossa frutta matura oppure il fiero sale dell'amore? E' tuo così come lo cerchi, e ti passa nel sangue senza pena.
Con mani innamorate dai forma a una forma, creala tu, una sfera di marmo o cristallo o sapone, un cubo di ghiaccio che esala limone e fragola; crea la tua creatura e dalle un nome a caso. Sarà giusto, non angustiarti. Sarà il suo perché sarà il tuo.

Gira gira gira, occhi bendati dalla certezza del vago, gira gira gira, è la giostra di paese, è la culla della mamma, è l'aereo che si avvita e viene giù viene giù viene giù, plana felice sui cuscini fradici di temporale di mezz'estate, che oggi è il primo giorno inventato, volato, nato da te.


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