Su chi e che cosa amo, come su chi e che cosa non amo, mai avuto dubbi.
Amo un uomo anche quando non mi ama, non amo un uomo anche se mi ama.
E con questo, liquido il capitolo Liala.
Amo il mare, non amo la montagna; però amo le rocce, le pietre, i sassi,
e non amo i motoscafi da corsa che massacrano le onde.
Nelle persone amo la sincera imperfezione e non amo la perfezione fasulla.
Amo ciò che è difficile, non mi seducono la facilità e la sua noia.
Amo il legno, il mattone, il ferro e la sabbia; non amo certo i pupazzi di pelouche né l'oro né l'argento.
Amo gli alberi e gli insetti; non amo l'ombra della lamiera ondulata né l'autan.
Amo il bianco il verde e il blu, non amo il viola ma le viole sì.
I violini, amo.
Amo la musica al buio, ma non amo il buio finto dei teatri dove si va ad ascoltarla.
Amo e non amo senza categorie. Amo e non amo 'a pelle'. Il che rende stabile e definitivo
sia il mio amore che il mio non-amore.
Inutile dire che amo questa certezza, e purtuttavia amo anche tutti i miei dubbi, quelli che mi spiano e che mi soffiano sul collo quando non è
questione d'amore.
Ma stavolta c'è un'incertezza. Oggi, o ieri forse.
Incerto perfino il tempo, mi rendo conto. E un po' vago il luogo, a essere sincera.
Perché non lo amo, questo è sicuro, ma tuttavia mi lusinga e mi gira attorno e mi affascina con tale crudele maestria da indurmi a temere
che gli cederò.
Mi propone sogni brillanti e viaggi a mezz'aria, e un microcosmo che nessuno conosce fino in fondo, in cui prima perdermi e poi ritrovarmene padrona.
Mi riflette negli occhi il suo oro chiaro e i suoi giri di perle perfette, e mi insinua a sé con quell'aroma così maschio e afrodisiaco.
Se gli cedessi, mi invaderebbe di sé e saremmo una cosa sola, come dicono succeda nell'amore.
Così sono qui, tra due vizi che guardacaso amo entrambi - lo scetticismo e la trasgressione -, sono qui con addosso quella gonna nera a rose rosse
che non amerei se fosse solo nera o solo rossa perché non amo quei colori ma altri, sono qui e lo penso, lo penso, chiedendomi se il suo posto
sarà fra i miei dubbi o fra le mie imperfezioni.
Poi, una scrollata di spalle, un sorriso storto ma non male, una botta di "massì, perché no?", e:
" Un calice di bianco, per favore. Ben freddo, e fermo".
(Camilla)
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