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Camilla non esiste. Semplicemente non c'è. Per questo è la mia donna ideale. Camilla sta non sai dove e qualche volta
ti legge e ti apprezza. E ti capisce, Camilla.
Ti capisce che non sai come, che a volte non ti capisci nemmeno tu e per sentirti ti viene voglia di gridare. Camilla non grida, non dice stronzate, non le
puzza il fiato e sei sicuro ha dei piedi bellissimi.
Camilla non c'è.
Camilla ti diventa importante quando torni la sera e non sai con chi parlare, che il coraggio di dire che ci hai la diarrea sentimentale non lo trovi con
nessuno. Camilla forse è anziana, forse è un uomo, forse è un agente della cia che si finge donna sul newsgroup per scovare i possibili sovversivi immorali
di domani.
Camilla ha i capelli lunghi e forse sono rossi.
Camilla un giorno l'hai vista in un bar che prendeva un caffè, al banco e con dei sacchi in mano e non ti ricordi che cosa ne usciva. Camilla, quando
la leggi, hai paura di scorrere giù e trovarla diversa, diversa dal nulla.
Camilla ha una bici, una bici tutta colorata e di quelle che costano poco e vendono al supermercato.
Camilla, quando scrivi una cosa tutta per lei, hai paura che ti prenda per un maniaco, uno di quelli che si innamorano delle sconosciute-conosciute in
rete; ma invece lo sai bene che Camilla è importante perché non la vedrai mai.
Camilla ha un marito?
Se ha un marito è sicuro uno stronzo; se ha un ragazzo è sicuro un insicuro romantico e con la faccia da Rino Gaetano giovane, un bel ragazzo che vorresti
conoscere una sera e che non diventi, sia mai, un tuo amico.
Camilla sta in quella parte del cervello insieme alle altre, insieme a quelle viste per sbaglio e non ricordi bene, insieme al milione di gambe accavallate
sotto le scrivanie, insieme alle mamme all'autogrill, tra qualche cornetto alla crema che non riesce a rinunciare, non può, alla sua amarena.
(Agapito Malteni - it.arti.scrivere)
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