La prima volta che sentii parlare del Coro Malga Roma fu ai tropici, precisamente al tropico del Cancro.
Stavo infatti a Jeddah, sul Mar Rosso, in Arabia Saudita e facevo l’architetto nello studio
di progettazione di una società saudita.
Antonio, invece (era lui che mi parlava del Coro Malga Roma), faceva il direttore del
prestigioso Circolo Italiano di Cultura.
Fluttuavamo in quel caldo infernale nella generosa, indispensabile aria condizionata e,
pensando ai nostri monti, intonavamo rinfrescanti cori alpini, a consolazione del caldo
e della lontananza da casa, almeno per me dolorosa.
Ma insistentemente i nostri pensieri tornavano alla realtà di questo Coro che, tornati
in Italia, avrebbe finalmente risolto il nostro bisogno di cantare con quell’impegno e
quel repertorio che tanto ci erano mancati.
Il Coro Malga Roma, nell’ambito dell’ANA, ci aspettava al nostro ritorno… Che meraviglia!
Nel frattempo, Antonio aveva cooptato altri due giovani architetti italiani miei
colleghi e formato un quartetto.
Meglio di niente! E cantavamo così, come si poteva, in mezzo al deserto, confortati dal
fatto che, comunque, sempre ci attendeva un … Coro Malga Roma.
E finalmente dell’estate del '93 la via di casa fu una realtà ed a settembre ed ottobre ci
ritrovammo presso la sede dell’ANA per il primo incontro col Coro, allora diretto da
Alberto Oddi.
Eravamo una dozzina, io ero molto emozionato, cantammo per un po’ e parlammo di
come organizzarci per il futuro: quali programmi, che repertorio, quante prove e così via.
Quando presi la parola, ringraziai prima di tutto per la gentile accoglienza e poi mi
dichiarai certo che il Coro si sarebbe sicuramente espresso per l’avvenire con “aristocratico”
senso musicale! Non lo avessi mai detto… Roma, 10 ottobre 2003