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Talithà Kum ("Fanciulla io ti dico alzati") è nato nella Primavera del '95 dall'idea di una decina di ragazzi di Veggiano, Mestrino, Grisignano, tra le province di di Padova e Vicenza. Nel tempo si sono aggiunte altre persone, che hanno portato la propria esperienza e la propria disponibilità per far crescere questo Recital. Il progetto Talithà Kum, al di là del favore del pubblico, ha raggiunto il principale dei suoi obiettivi: l'amicizia che in vario modo lega oggi cinquanta giovani; l'affiatamento chhe ha permesso loro di continuare a lavorare ed a credere in questa magnifica esperienza. |
Talithà Kum è stata un'esperienza indimenticabile che ha coinvolto, in cinque anni di attività, forse una ottantina di ragazzi. Ideatori, realizzatori, tra cui strumentisti, cantanti, attori, tecnici, danzatrici, ecc. hanno dato vita ad un progetto che fino a qualche mese dalla prima rappresentazione sembrava irrealizzabile. Si tratta di un recital a sfondo religioso, come tanti ne vengono scritti in qualsiasi posto si senta il bisogno di fare qualcosa di diverso e coinvolgente. La prima esibizione si è tenuta al Teatro "La Perla" di Torreglia, sui Colli Euganei, l'uno novembre 1997; l'ultima ha avuto luogo al Teatro "Ai Colli" di Brusegana, Padova, il venti febbraio 1999. In tutto sei repliche, per una parabola prima ascendente e poi inesorabilmente discendente di entusiasmo e dedizione. Oggi, parte di quei partecipanti canta nel coro "...Oltre", accompagnando con la loro esperienza musicale e canora gli sposi che ne facciano richiesta per il loro giorno più bello. |
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Quanto è riportato in questa pagina è un ricordo parziale dei fatti accaduti in quattro anni di recital, dalle origini alla fine.
TALITHA' KUM
A nord dei
colli Euganei, ad est dei Berici; in un territorio segnato dal tortuoso corso
del Bacchiglione e dall'inflessibile rettilineo della Pelosa, strada romana che
collega la provincia di Vicenza direttamente col Duomo di Padova, se non fosse
interrotta dalle opere della "civiltà" moderna; in una fetta di
pianura Padana in cui si mescolano estensioni di mais e grano, zone industriali
e centri residenziali, dimore storiche e centri commerciali; solcata da rotaie
abbandonate, da stradicciole non più bianche, serpeggianti tra le colture;
costellata di "capitelli" votivi con Madonne e santi, a volte da soli,
a volte in gruppo. Qui ha avuto origine il nostro recital. Un progetto che ha
fatto tesoro di tutti gli impulsi offerti dal territorio: la morale cattolica,
sentita ancora come unica depositaria della Verità; il duro lavoro quotidiano;
il grigio dell'inverno nebbioso, l'afa degli interminabili tramonti estivi sul
profilo collinare; l'incontro-scontro sociale con l' extracomunitario, col
testimone di Geova, col dipendente della base militare americana. Un testo
che rispecchia inconsciamente le esperienze ed i sogni dei giovani autori, come
le tristi storie d'amore, le vocazioni religiose più o meno riuscite, le
amicizie incrollabili, i giochi crudeli del destino, la forza del potente sul più
debole, fino all' epilogo, né felice, né tragico; semplicemente critico, che
apre una possibilità al credente, ma con l'ammonimento che il male e il dolore
è sempre in agguato. Nessuno di
noi aveva in precedenza affrontato un impegno così grande, prevedendo la
necessità di stringere contatti con persone sconosciute, di costruire
un'organizzazione in grado di seguire le dinamiche del mercato, i gusti del
pubblico. Anche per questo non siamo sopravvissuti più di due anni. Il
"Recital Religioso" è una forma di espressione artistica-artigianale
tipica dei giovani che frequentano assiduamente l'ambiente della parrocchia.
L'argomento trattato è senza possibilità di scampo di natura religiosa,
coinvolgendo il rapporto con il prossimo, il rapporto con Dio, il Bene, il Male.
Talvolta vi è un motivo specifico che spinge il gruppo giovani ad organizzare
un recital: la partenza per una diversa parrocchia dell'amato
giovane cappellano; il centenario, bicentenario, ecc. della fondazione
della parrocchia; una ricorrenza vicariale di particolare rilevanza... Le modalità
attraverso cui vengono espressi detti argomenti sono i più vari, in dipendenza
delle capacità e della esperienza dei partecipanti, nonché del tempo a
disposizione: la musica; il balletto, da quello classico a quello moderno; la
recitazione, nella maggior parte dei casi di impostazione realistica. Sono le
modalità di espressione che decretano, in fin dei conti, il successo del
recital, ed è questo ciò che conta in un recital religioso: il successo
riscattato nella piazza del proprio paese; il giusto riconoscimento alle proprie
fatiche da parte di genitori, amici, conoscenti che nei mesi precedenti
all'esibizione hanno sopportato con pazienza e scetticismo le nottate fuori casa
passate a creare, le discussioni monotematiche, le prove. Un meritato successo
dopo mesi di impegno, durante i quali ogni fatica creativa ed ogni evasione
artistica è riservata esclusivamente al recital. Senza rendersi conto che, in
verità, qualsiasi tipo di esibizione pubblica significa sudore e fatica, sia da
parte degli esecutori che degli organizzatori. Preparare psicologicamente delle persone che mai si sono esibite in pubblico, al fine di raggiungere un risultato almeno piacevole, vuol dire sottoporle a prove intensive, a ritmi cui non sono abituate, per lo meno al di fuori del lavoro o dello studio; per questo motivo i recitals hanno vita breve, prevedendo al massimo una o due repliche, dopodiché prende piede la stanchezza che li condanna a morte. Voglio raccontare la mia esperienza in questa forma di espressione giovanile: ho curato la regia, le coreografie, ho recitato e cantato nel recital. Credo di averlo "vissuto " il mio recital, per l'impegno con cui mi sono dedicato ad esso e per la tristezza che ho provato nel vederlo finire... (continua...)
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FOTOGRAFIE
le prove si svolgevano il mercoledì sera, in patronato a Veggiano (Pd). Le prove dei musicisti invece avevano luogo in patronato a Trambacche, così come quelle del coro. | una volta ogni due-tre mesi si faceva la prova d'insieme, in una sala patronale abbastanza capiente. Siamo stati a Bastia, ad Arlesega, a Monteortone | ||
gli strumentisti di TK nel primo periodo... |
i presidenti di TK. Ne abbiamo
avuti due, in ordine cronologico.
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Maddalena e la
Samaritana
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gli Incappucciati: erano una presenza silenziosa, che sottolineava, mimando, lo stato d'animo dei personaggi o del pubblico; una specie di guida per lo spettatore. | ||||
la Vedova, Natanaele, Filippo |
Il Palazzo di Erode | ||||
Erodiade e Salomè | ||||
il Diavolo |
le Odalische
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dietro le quinte a Milano
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il volantino del nostro ultimo spettacolo |
Talithà Kum finì sfumando, ufficialmente non è stato ancora destinato il patrimonio rimanente, non si è ancora deciso cosa fare delle scenografie e dei costumi inutilizzati... Dall'agosto 1999 dieci di noi presero a riunirsi per scrivere un nuovo testo, "I Mercanti", sempre a sfondo religioso, ma più coerente e meno confessionale di TK. Gli autori del primo recital non ritennero interessante impegnarsi nel nuovo spettacolo, che fu messo presto da parte, finché a fine novembre decidemmo di non trovarci più. |