Premessa:
La prima lettera aperta al Presidente della Repubblica, con relativa
richiesta di aiuto, l'avevamo pubblicata ospitati in un sito, che
conteneva altre informazioni: la pagina non era visibile e
raggiungibile dalla home page. Si poteva dunque accedere solamente con
l'indirizzo esatto.
In questo periodo controllavamo se la pagina usciva nei motori di
ricerca con delle parole chiave. La nostra ricerca non ebbe mai esito
positivo. Probabilmente, pensammo si trattasse per il motivo descritto
sopra, ovvero che non era linkata alla home page. Facemmo pure un'altra
ipotesi: lo stesso sito, che conteneva la nostra lettera aperta non era
stato inserito in nessun motore di ricerca, perciò le
informazioni contenute nella homepage non erano raggiungibili da alcun
motore di ricerca.
Eravamo ancora a settembre 2005.
In un secondo tempo decidemmo di registrarci in uno spazio web
gratuito, anche perchè tale spazio veniva visitato
automaticamente dai motori di ricerca, entro alcuni giorni dalla
pubblicazione.
Una volta pubblicato il nuovo sito abbiamo atteso i tempi tecnici,
indicati in circa 10 giorni, ma passò più di un mese,
e poi anche due, e ne motori di ricerca non ve ne era alcuna traccia.
Abbiamo fatto il test con Google, Altavista, Yahoo. Da notare che altre
pagine contenute nello stesso server apparivano normalmente.
Casualmente un giorno scoprimmo che un nostro vecchio sito, relativo
alla nostra attività, si trovava ancora nelle pagine di
Google (si
trovava solamente in cache perché non era più stato
rinnovato
il dominio). Particolare importante era che il vecchio sito aveva
l'estensione ".com".
Ci venne l'intuizione di pubblicare una versione di queste pagine sotto
un dominio americano ".com" facendo da ponte per il sito italiano.
Fu tramite questo stratagemma, che il nostro sito cominciò ad
uscire su Google, e proprio nei primi risultati. In pratica la pagina
"americana" aveva fatto da ponte per tutte le altre pagine, e il motore
di ricerca entrando, dalla pagina americana, era andato ad analizzare
anche tutte le pagine correlate a questa, seppur contenute nel sito
italiano.
La cosa non durò molto, perchè dopo qualche settimana il
nostro sito sparì nuovamente dal motore di ricerca. Per un certo
periodo di tempo le nostre pagine apparivano e scomparivano dal motore
di ricerca,
non
rimanendo nemmeno nella cache . Dopo tale periodo iniziale si
stabilizzarono e non scomparvero più. Utilizzammo lo stesso
stratagemma per altre pagine che contenevano la nostra scoperta storica
sugli
Estensi. In
quel caso non riuscimmo in nessuna maniera ad uscire
sui motori di ricerca, nemmeno con dominio straniero. Facemmo vari
tentativi
nel corso dei mesi ma non ottenemmo mai risultati positivi, mentre gli
altri siti contenuti dentro il server apparivano normalmente. .
Solamente in Luglio 2006, inaspettatamente, tutte le nostre pagine
uscirono da quella fantomatica lista nera, comparendo simultaneamente
nel motore di ricerca,
ma solamente dopo aver
scritto una corposa lettera all'esercito!
La ricerca storica
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La ricerca storica è stata censurata in origine dallo stesso
Comune, interpellato perchè direttamente coinvolto ed
interessato, ancora nel 2004.
La censura si è manifestata, in un primo momento, nel non
informare i cittadini nè utilizzarne i contenuti per ogni opera
di valorizzazione.
La ricerca storica verte sulla casata Estense e su alcuni santi e beate
di tale casata, ripercorrendo luoghi e date di patrimonio storico e
religioso sbattuto qua e là in secoli di storia. Nulla quindi di
politico
o di offensivo.
Tuttavia
alcune istituzioni ferraresi, consideratesi uniche depositarie del
patrimonio estense, non gradirono il nostro lavoro, impedendoci di
accedere a materiale molto interessante. Non eravamo gli unici a
cercare queste informazioni: ci siamo imbattuti anche in ricercatori
inglesi ed
altri ricercatori ufficiosi, segno di un certo fermento in proposito.
Peccato che questo fermento in Veneto fu ferocemente soffocato.
Ad inizio marzo 2005, lo stesso storico ufficiale di tale Comune,
urlava da tutte le parti che gli ideatori di tale ricerca erano
certamente persone sovversive, avevano finalità politiche e non
era da escludere il
colpo di stato: lo storico non sapeva che gli ideatori eravamo noi, e
ce
lo stava dicendo in faccia.
Pensammo subito che lo storico fosse matto, solo in seguito ci fu
chiaro come tutto dovesse essere soffocato a qualunque costo.
Poi fu strumentalizzato un incidente, come ampiamente spiegato nel link
di due anni d'inferno,
tanto per nascondere
esposti e ricerca e fatalmente ci trovammo ad avere a che fare con un
maresciallo che era stato trasferito da Ferrara, cosa che non reputiamo
casuale.
Visto che nessuno voleva saperne della ricerca, giornali inclusi,
pubblicammo parte del contenuto in Internet, ancora a maggio 2005,
all'interno del
sito relativo alla nostra attività. Allora non avevamo scritto
di
lettere aperte o altro. Solo in seguito pubblicammo il sito di
"autodifesa".
Tentammo la pubblicazione su un motore di ricerca straniero, alla
stregua di quanto fatto per "autodifesa", come scritto sopra, ma senza
alcun risultato.
Quando eravamo presso le suore, in Lombardia, le abbiamo sentito
confabulare riguardo a notizie prese su di noi: eravamo pericolosi,
sovversivi, scrivevamo in Internet con uno pseudonimo, che era solo
l'indirizzo di posta elettronica, associato alla ricerca sugli Estensi,
non quello legato ad "autodifesa". Alle suore era stato consigliato di
mettere delle microspie dove dormivamo per capire quali erano le nostre
intenzioni.
Ovviamente le brave suore si erano informate presso comune di residenza
e qualche autorità.
Poi le brave suore continuarono sulla strada tracciata, e ci sbatterono
in strada: a nulla valse nemmeno far vedere esposti, fax del PM e
ratifica di denuncia appena presentata in Questura. Non ne vollero
sapere.
La Questura era convinta che la suore ci avrebbero ospitato, e magari
potevamo trovare qualche lavoretto per andare avanti, attendendo tempi
nuovi.
Tanta gente si allineò tra le fila di questo potere, si
allineò in malafede, perchè aveva ben capito la
verità.
Certamente la
censura del sito di ricerca storica deve essere partita da qualche
autorità: non contiene infatti offese, parolacce, contenuti
politici, oscenità...
Cosa avrà di
tanto sconvolgente questa ricerca, non lo sappiamo neanche noi: la sua
censura era molto più pressante rispetto al
sito di "autodifesa".
Ribadiamo che
riguardo alla ricerca storica avevamo ricevuto intimidazioni in
proposito: ci era stato detto di lasciar perdere gli Estensi,
perchè "vi erano famiglie che non gradivano". Forse è
questa la chiave
di lettura?
Ora per capire se la censura è
ancora
operante basta fare alcuni controlli sui motori di ricerca ad esempio
su Google. Sul motore inserite la parola chiave "framarchesa". Se fra i
risultati non scorgete nessuna pagina ospitata all'indirizzo
"digilander.libero.it/autodifesa" significa che la censura è
attiva! Se non ci credete potete provare con altre parole contenute nel
sito. Potete controllare se anche le nostre ricerche storiche sono
state oscurate. Utilizzate la parola chiave "pulciko" oppure "contardo
beatrice regina ungheria". In questo caso se tra le pagine elencate non
ne esce nemmeno una contenuta direttamente, non tramite altri siti, in
"digilander.libero.it/memorie"
significa che la censura è attiva!
Perchè è importante essere
visibili nel motore di ricerca
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Per visitare un sito internet occorre conoscerne l'indirizzo.
L'indirizzo può essere acquisito tramite passa parola, tv,
da un libro, rivista, giornale, da un collegamento presente in un altro
sito o da una ricerca fatta con un motore di ricerca. Noi stessi
abbiamo utilizzato ampiamente la risorsa Internet per trovare fonti,
documenti, notizie e informazioni di qualsiasi tipo. Supponiamo che vi
sia uno studioso o un turista che vuole acquisire informazioni sugli
Estensi. Potrà inserire alcune parole chiave come "Estensi" nel
motore di ricerca e andare a sfogliare i risultati. Con la censura
operata nei nostri confronti non troverà mai le nostre pagine.
Troverà le pagine di Ferrara, di Modena e via così ma non
le nostre. Dunque in primo luogo questa si manifesta come un
impedimento della libertà di espressione, libertà di
espressione prevista tra l'altro dalla Costituzione dello Stato
Italiano.
Il secondo fatto, non meno grave del primo, è che in questa
maniera si occultano degli aspetti culturali e storici. L'occultamento
inciderà in maniera più pesante su un turista o un
normale cittadino rispetto allo studioso, il quale può
avvalersi più facilmente di altri strumenti di studio,
come le biblioteche. La cosa è ancora più grave se si
considera che nella nostra ricerca esponiamo delle situazioni
storico-religiose, sconosciute in zone del Veneto, e che il
materiale è reperibile solamente in biblioteche particolari come
la Marciana di Venezia o l'Ariostea di Ferrara.
Perchè ci hanno censurato?
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Sulla censura delle pagine di autodifesa sorvoliamo perchè
crediamo si spieghi da sola....
Sulla censura della ricerca storica ipotizziamo interessi economici
sulle cave aperte e sulle Antenne....
Il problema è che visitando alcuni luoghi indicati nella ricerca
che ci è stata censurata ci si può trovare questo:
vedi fotografie
Un secondo aspetto è che le notizie storiche e pure i beati con
relative reliquie sono utilizzati a proprio uso e piacimento da:
vedi questo
Alcune dimostrazioni pratiche e test
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Per completare questa pagina riportiamo la fotografia di alcuni
risultati di ricerche precedenti.
Per capire se le pagine sono censurate ci basiamo su delle parole
chiave che poco utilizzate, per selezionare solo risultati d'interesse,
nel caso di esito positivo.
Per le pagine di
"autodifesa" utilizziamo la parola chiave "framarchesa" mentre per le
pagine di "memorie" utilizziamo la parola chiave "pulciko" oppure
"contardo beatrice regina ungheria". Le nostre ricerche sono sempre
state più elaborate, perchè ci siamo spinti a utilizzare
varie chiavi, onde evitare che i risultati fossero influenzati da
qualche variazione apportata all'algoritmo del motore di ricerca.
E' da notare inoltre che le pagine quando sono censurate spariscono
anche
dalla "cache" di Google e non vi è più traccia.
Quest'ultima cosa non accade, normalmente, nemmeno se il sito è
spirato. Infatti un nostro vecchio sito, relativo ad attività di
lavoro, è rimasto nella "cache" per anni, anche se non esisteva
più.
Per capire se le pagine sono censurate, occorre scorrere tutti i
risultati, e vedere se gli indirizzi delle occorrenze trovate sono
all'interno rispettivamente di "digilander.libero.it/autodifesa" e
di "digilander.libero.it/memorie". Se non vi si trova
nessuna pagina con questi indirizzi, vuol dire che il rispettivo sito
è censurato dal motore di ricerca.
Vi si possono trovare altre occorrenze, dovute soprattutto a nostri
dialoghi riportati in alcuni newsgroup, i quali tecnicamente non sono
facilmente censurabili.
Questa prima immagine riporta i risultati di una ricerca su Google,
dopo aver posto delle pagine in siti stranieri che facevano da ponte al
sito italiano. Siamo in febbraio 2006 e lo si capisce anche dal logo di
Google! Solamente dopo questo stratagemma riuscimmo ad uscire sul
motore di ricerca.
In quel periodo tentammo di fare la stessa cosa con "memorie" ma non
riuscimmo nell'intento!
Ad inizio giugno 2006 segnalammo la censura all'esercito. Non
ottenemmo nessuna risposta, ma un mese dopo uscirono dalla censura pure
le pagine contenute in "digilander.libero.it/memorie". Era la prima
volta che ciò accadeva. Ed anche autodifesa continuava a
rimanere visibile.
A fine giugno, sulla base delle notizie sentite per telegiornale,
scrivemmo alla Procura di Napoli. Scrivemmo tre lettere. La prima
lettera indicava elementi utili per le indagini relative alla FIGC e la
spedimmo al Sostituto Procuratore Narducci all'indirizzo trovato
tramite Internet. Inviammo all'attenzione sempre dello stesso una email
simile. Temendo che le lettere fossero intercettate, inviammo anche due
lettere anonime all'indirizzo del PM Narducci, e questa volta pure del
PM Beatrice, segnalando l'indirizzo Internet in cui vi potevano essere
informazioni di loro interesse (le lettere anonime non
riportavano i nostri nomi e cognomi e dunque potevano passare
più facilmente inosservate)..
Noi non sappiamo se tali lettere siano arrivate, perchè non
abbiamo avuto nessuna risposta da Napoli. Solamente per l'email abbiamo
avuto un semplice "avviso di lettura" datoci di ritorno alla posta
elettronica inoltrata.
Dopo l'invio di queste lettere, il 18 di agosto notiamo che il sito di
"autodifesa" è nuovamente censurato dai motori di ricerca.
Quello di "memorie" invece vi rimane ancora per poi sparire poche
settimane dopo.
Torniamo dunque al punto iniziale. Anzi ci rammarichiamo di aver
raccontato come essere riusciti a saltare inizialmente la censura di
"autodifesa" perchè ora nemmeno queste pagine si vedono, e forse
abbiamo dato la chiave di lettura sul come fare a toglierle di mezzo.
Non sappiamo se Napoli centra con questa nuova censura, certo che a noi
non è arrivata nessuna comunicazione.
Dopo la censura di
settembre
scriviamo di nuovo all'esercito e viene nuovamente tolta la censura.
Ci accorgiamo che ci avevano comunque rovinato alcuni
files relativi ai nostri studi sulla mafia-massoneria. Questa è
stata l'indicazione che la "cultura" da più fastidio della
cronaca!
Il 14 di Novembre '06 ci accorgiamo che
hanno nuovamente censurato "MEMORIE" ma hanno lasciato visibile
AUTODIFESA.
Ora in questa pagina abbiamo riportato
solamente alcuni risultati d'esempio. Il comportamento della censura
"invisibile"
è in linea con l'aver fatto sparire e/o sottratto i documenti in
Procura della Repubblica di Roma ed altri atteggiamenti descritti in
questo
sito.
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