“Scontro di civiltà ? In realtà è uno scontro fra libertà e oppressione, tra democrazia e dittatura”

Wafa Sultan, psicologa siriana rifugiata negli Usa, in un dibattito a distanza con Ibrahim Al-Kholi, noto islamista, professore all’Università sunnita Al-Azhar e imam della moschea principale di Helwan (periferia del Cairo), su Al-Jazeera.

Ecco alcuni passi del confronto.

Wafa Sultan- “….Solo i musulmani difendono le loro credenze incendiando chiese, uccidendo persone e distruggendo ambasciate. Lo scontro che stiamo osservando nel mondo non è uno scontro di religioni, o uno scontro di civiltà. E’ uno scontro fra due opposti, è uno scontro fra due ere. E’ uno scontro tra una mentalità che appartiene al Medioevo e un’altra che appartiene al XXI secolo. E’ uno scontro fra la civilizzazione e l’arretratezza, tra barbarie e razionalità. E’ uno scontro fra libertà e oppressione, tra democrazia e dittatura. E’ uno scontro fra diritti umani, da una parte, e la violazione di questi diritti, dall’altra. E’ uno scontro fra coloro che trattano le donne come bestie (bahīmah), e coloro che le trattano come esseri umani. Ciò che vediamo oggi non è uno scontro di civiltà, perché le civiltà non si scontrano, ma competono”.

Alla domanda del moderatore su chi ha usato per primo il concetto di scontro di civiltà, così risponde Wafa Sultan:

“I musulmani sono quelli che hanno iniziato a utilizzare questa espressione. I musulmani sono quelli che hanno iniziato lo scontro di civiltà. Il Profeta dell’Islam diceva: “Mi è stato ordinato di combattere (fino all’uccisione) (uqātila) la gente, fino a quando essi non credano in Allah e il Suo Messaggero”. Quando i musulmani hanno diviso le persone in musulmani e non-musulmani, ed hanno chiamato a combattere contro questi ultimi fino a quando non avessero creduto in ciò in cui loro stessi credevano, hanno iniziato questo scontro e questa guerra. Col proposito di iniziare questa guerra, costoro dovrebbero riesaminare i loro libri e curricula islamici, i quali sono pieni richiami per il takfīr (= proclamare l’altro kāfir, cioè infedele) e la lotta armata (qitāl) contro gli infedeli (kuffār). Il mio collega (= Dr. Ibrahim Al-Khouli) ha detto che lui non offende mai la fede delle altre persone. Quale civiltà sulla faccia di questa terra gli permette di chiamare l’altra gente con appellazioni che loro non hanno scelto per loro stessi? Una volta lui li chiama “Gente della protezione” (Ahl Al-Dhimma), un’altra volta li chiama la “Gente del Libro” (Ahl al-Kitāb), e ancora altre volte li compara a scimmie o maiali, oppure li chiama Nazareni (Nasāra), oppure “coloro che suscitano l’ira di Allah” (Corano, Fātiha 7). Chi vi ha detto che sono “Gente del Libro”? Loro non sono “Gente del Libro”, sono “Gente di (tanti) libri”: tutti i libri scientifici utili che voi avete oggi sono di loro, frutti del loro pensiero libero e creativo. Chi vi da il diritto di chiamarli “coloro che suscitano l’ira di Allah e si sono smarriti” (Corano, Fātiha 7)? E poi viene qui e dice che la vostra religione comanda di trattenersi dall’offendere la fede degli altri? Io non sono una cristiana, non sono musulmana neppure ebrea. Io sono un essere umano laico. Non credo nel soprannaturale.”

Ibrahim Al-Kholi: “E’ atea?”

Wafa Sultan: “Ma rispetto il diritto degli altri di credere in questo.”

Ibrahim Al-Kholi: “Vuol dire che Lei è atea? E’ atea?”

Wafa Sultan: “Lei può dire ciò che le piace.”

Ibrahim Al-Kholi: “Io Le chiedo: Lei è atea?”

Wafa Sultan: “Io sono un essere umano laico, che non crede nel soprannaturale…”

Ibrahim Al-Kholi: “Se Lei è atea, non c’è nessun motivo di criticarla, dato che lei ha bestemmiato contro l’Islam, contro il Profeta dell’Islam e contro il Corano dell’Islam!”

Wafa Sultan: “Queste sono cose personali che non la riguardano. “

[…] Fratello, lei può credere nelle pietre, fino a quando non me le lancia addosso. Lei è libero di adorare chiunque Lei voglia, ma la fede delle altre persone non la riguarda, sia che credano che il Messia è Dio, figlio di Maria, o che Satana sia Dio, figlio di Maria. Lasci che gli altri abbiano le loro credenze. […] Gli ebrei sono usciti fuori dalla tragedia (dell’Olocausto), ed hanno forzato il mondo a rispettarli, con la loro conoscenza, non con il loro terrore; con il loro lavoro, non con il loro urlio. L’umanità deve la maggior parte delle scoperte e la scienza del XIX secolo e del XX secolo agli scienziati ebrei. Quindici milioni di persone, esiliati in tutto il mondo, si sono unite e hanno guadagnato i loro diritti attraverso il lavoro e il sapere.

Non abbiamo mai visto un solo ebreo farsi esplodere in un ristorante tedesco. Non abbiamo mai visto un solo ebreo distruggere una chiesa. Non abbiamo mai visto un solo ebreo protestare contro questo (l’Olocausto) uccidendo le persone.

I musulmani hanno fatto in pezzi tre statue di Buddha. Non abbiamo visto un solo buddista incendiare una moschea, uccidere un musulmano, o dar fuoco ad un ambasciata. Solo i musulmani difendono le loro credenze incendiando chiese, uccidendo persone e distruggendo ambasciate. Questa strada non produrrà nessun risultato. I musulmani devono chiedere a loro stessi cosa possono fare per l’umanità, prima di pretendere che l’umanità li rispetti.”

Tratto da Asianews.it del 13/3/2006

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