Hamza Piccardo, Segretario dell’UCOII, giustifica gli attentati a Nassirya e vota PDCI
HAMZA PICCARDO, SEGRETARIO DELL'UCOII, GIUSTIFICA GLI ATTACCHI DELLA "RESISTENZA" IRACHENA AI SOLDATI ITALIANI.
ED INVITA A VOTARE PER I “COMUNISTI ITALIANI” DI OLIVIERO DILIBERTO
tratto da Tempi.it del 4/5/2006
Recentemente si è svolto un incontro presso il liceo Volta di Milano sulla libertà di stampa. Sono stati invitati ad intervenire Casadei R. della rivista di area cattolica Tempi, Hamza Piccardo e Magdi Allam. Quest’ultimo ha deciso di non presentarsi, anche perché evidentemente non ci teneva ad incontrarsi con l’uomo (Piccardo) che ritiene responsabile della fatwa che lo costringe a vivere sotto scorta, avendolo tra l’altro definito «un nemico dell'islam, un cristiano copto per niente buono».
Pubblichiamo alcuni scambi verbali, tra Casadei e Piccardo, avvenuti all’incontro.
Casadei: Come forse sapete, stamattina un attentato terroristico a Nassiriya ha causato la morte di tre carabinieri italiani e di un soldato rumeno. Con l'accordo dei due presidenti dell'assemblea vorrei proporvi un minuto di silenzio per queste vittime del terrorismo e per le vittime degli attentati nel Sinai, che hanno causato la morte di dodici egiziani e di sei persone di altre nazionalità.
(segue il minuto di silenzio) Piccardo: Vorrei fare una precisazione rispetto a quello che è stato appena detto. La banalizzazione di mettere sullo stesso piano le vittime del terrorismo e coloro i quali sono stati mandati come esercito di occupazione in un paese straniero, mi sembra che sia una confusione grave e importante. La nostra solidarietà va alle famiglie dei carabinieri caduti e anche a quella del rumeno, come già è stato in occasione della prima grande strage di Nassiriya. Allora dicemmo - e ora ribadiamo - che quella gente aveva giurato di difendere la patria e la Costituzione, ma non c'è né patria, né Costituzione da difendere a Nassiriya. Casadei: Anch'io faccio una puntualizzazione. Non concordo con questa interpretazione della situazione. Personalmente ho reputato un grande errore, una tragedia la dichiarazione di guerra all'Irak. Però questa mia convinzione non mi impedisce di riconoscere che la situazione in Irak oggi è diversa. C'è un governo legittimamente eletto, ci sono risoluzioni delle Nazioni Unite che legittimano la presenza di truppe straniere. Io credo che i soldati italiani stanno difendendo l'Irak da forze totalitarie. Il partito Baath è un partito di tendenza nazista e gli attentatori di Nassiriya e di altre località dell'Irak possono essere definiti, con una terminologia occidentale, dei clerico-fascisti. I veri antifascisti della situazione in Irak sono i nostri soldati, ai quali va la mia riconoscenza per il compito che svolgono. Piccardo: Possiamo continuare con questo discorso, se vuole. Casadei: Devono decidere i presidenti dell'assemblea. Piccardo: Credo che la trasposizione di categorie nostre a quel mondo sia un esempio ulteriore della nostra incapacità di capire le realtà locali, di volerle giudicare per forza con categorie nostre che non appartengono a quei luoghi e a quei popoli. Casadei: Naturalmente non la penso nella stessa maniera. Penso che c'è un filo rosso che unisce le esperienze totalitarie del Novecento e fra queste compare l'islamismo radicale: esso fa parte dei totalitarismi del Novecento. La mia convinzione è molto distante da quella del mio interlocutore. Piccardo: Non è l'islamismo radicale quello che resiste in Irak, se non in parte piccolissima. Quello che resiste in Irak è il popolo iracheno in tutte le sue componenti: laiche, religiose, comuniste, sciite. Resiste ad un'occupazione, ad una violenza terribile che ha causato già la morte di oltre 100 mila iracheni di cui sembra che a noi non importi niente (dimenticando che oltre il 90% di queste morti sono da imputarsi agli attentati dei terroristi, ndr). Evidentemente siamo sempre al solito discorso: è caduto un aereo, ci sono 100 morti, grazie a Dio non c'era nessun italiano. Casadei: Abbiamo appena osservato un minuto di silenzio per gli egiziani uccisi nel Sinai.
Piccardo: Sì, ma i due gruppi di vittime non sono sullo stesso piano.
«Io voto PDCI»
È andata così. Se le parole hanno un senso e la logica non è un'opinione, il signor Piccardo giustifica l'uccisione dei nostri militari in quanto atto di resistenza del popolo iracheno ad un'occupazione militare straniera.Non si dica che è l'opinione di un pincopallino qualsiasi, perché si tratta del segretario di un'associazione politico-religiosa che conta decine di migliaia di iscritti e simpatizzanti. E che in occasione delle scorse elezioni ha dato indicazioni di voto ben precise. In un testo intitolato "Una testimonianza ed un appello", diffuso il 4 aprile scorso, Piccardo ha rievocato i suoi rapporti con Oliviero Diliberto, che avrebbero spinto l'allora ministro della Giustizia a modificare l'orario di distribuzione dei pasti serali nelle carceri italiane nel mese di Ramadan, per favorire l'osservanza del precetto del digiuno rituale da parte dei detenuti musulmani. «Se non fosse che per questa ragione», concludeva il segretario dell'Ucoii il suo appello, «e molte altre ce ne sono, sia nelle sue posizioni di politica estera che nell'impegno a favore dei più deboli, voterò il partito di Oliviero Diliberto e invito i musulmani e le musulmane italiani a farlo». In calce alla circolare, sotto la firma Hamza Roberto Piccardo segretario nazionale Ucoii, appaiono i simboli del Pdci alla Camera e quello della lista unitaria Pdci-Verdi al Senato barrati. A voto e scrutinio ultimati, Piccardo ha rivendicato ai musulmani il merito della vittoria di stretta misura della sinistra. Ha dichiarato all'Adnkronos International: «La vittoria dell'Unione alla Camera è avvenuta grazie all'apporto decisivo dei musulmani che vivono in Italia !”.
C'è poi una inquietante appendice a tutto questo: il 26 gennaio scorso Piccardo ha espresso entusiasmo per la vittoria dell'organizzazione terroristica Hamas alle elezioni palestinesi: «Hamas è la crema della società palestinese, sono i migliori. Esprimiamo la nostra soddisfazione per un risultato che dimostra ancora una volta che i musulmani, ogni volta che possono votare liberamente in base alla loro identità culturale e spirituale e in base alla loro storia scelgono forze che esprimono una sincera volontà di indipendenza nazionale e di onestà personale».