Le madri di martiri Hezbollah: “Siamo molto felici e vogliamo sacrificare altri figli”

In occasione del "Giorno dei martiri", la TV dell'Hezbollah Al Manar ha recentemente trasmesso le dichiarazioni di madri di vari martiri, fra cui l'intervista con Umm Said ("Madre di Said"). Le donne hanno espresso orgoglio e gioia per le azioni dei loro figli.
tratto da Memri.org


Umm Said: "Questo è un giorno benedetto, il giorno in cui mio figlio mi ha dato motivo di andare a testa alta"
Intervistatore: "Non solo tu sei la madre di un martire, ma è accaduto che tuo figlio Said venisse martirizzato proprio questo giorno, "Il giorno dei martiri". Cominciamo con poche parole che ti chiediamo di rivolgere a tutti i nostri telespettatori. Quali sono i sentimenti e le emozioni della madre di un martire ogni anno in questo giorno?"
Umm Said: "In nome di Allah clemente e misericordioso, sia lodato Allah per avermi concesso mio figlio in questo giorno benedetto. Non posso cominciare a spiegare cosa significa per me questo giorno, come sia grande e significativo, per me e per tutte le madri dei martiri. Io sto parlando delle madri dei martiri e di tutte le madri in Libano. Qualunque cosa possa dire di loro, non sarebbe abbastanza, soprattutto perché essi hanno pagato un prezzo di sangue, hanno liberato il Libano meridionale e ci hanno portato più vicino alla vittoria. Ci hanno concesso una grande ricompensa. Sarebbe abbastanza che essi ci abbiano concesso il paradiso, la cosa più bella del mondo. Io auguro un buon anno a tutte le madri dei martiri e ai nostri figli, possa Allah onorarli. Allah sia lodato per averci concesso i nostri figli. Allah sia lodato".
Intervistatore: "Tu pensi, come madre di un martire, di godere di una condizione speciale che è diversa da quella delle madri che non hanno avuto figli martiri?"
Umm Said: "Certamente, certamente …"
Intervistatore: "Come riesci ad affrontarlo?"
Umm Said: "Se sono in compagnia di altri avverto rispetto e orgoglio. Loro dicono: "Quella è la madre di un martire". Cosa significa questa parola? Per me molto. Cammino a testa alta. Sia lodato Allah, sia lodato Allah ogni ora e ogni minuto".
Intervistatore: "Ci puoi dire come vengono commemorati i martire fra le loro famiglie, fratelli e parenti? Che cosa si lasciano dietro? Quando i martiri se ne sono andati, non è così? Cessano di esistere anche se solo nel pensiero e in spirito? O è il contrario e se ne sente ancor di più la presenza?"
Umm Said: "Al contrario, la loro presenza è ancora più grande e il loro ricordo è inciso nel nostro cuore. Noi stavamo seduti per celebrare il mese del Ramadan, possiamo godere tutti di un buon anno. Quando sediamo per il Ramadan, io guardo la sua foto così. Tutti pensano che io stia per recitare la benedizione "In nome di Allah clemente e misericordioso", per cominciare il pasto che interrompe il digiuno. Io lo guardo e dico: "Avrei voluto che il mio giorno fosse giunto prima del tuo, che Allah ti benedica. Io avrei voluto che tu fossi qui con noi". Ecco come gli parlo quando mi siedo per mangiare".
Intervistatore: "Cosa ti dicono i suoi fratelli, i suoi figli e gli altri? Se Allah lo vuole, tu sarai sempre un modello di fermezza e di sopportazione".
Umm Said: "Allah sia lodato. Al contrario, io sono molto felice, specialmente in questa occasione".
Intervistatore: "… Naturalmente, la ricompensa di Umm Said e di tutte le madri dei martiri non è in vano. La pazienza, la forza di sopportare il dolore e l'esempio che ci danno. Non solo qui, questa è un'esperienza condivisa da tutte le società. Noi diciamo sempre - come hai ricordato prima - che Allah ti darà forza e sopportazione. Vorrei che tu concludessi con una nota ottimistica".
Umm Said: "Allah sia lodato, io sono molto felice. Di più, piango di felicità. Questo è un giorno benedetto, il giorno in cui mio figlio mi ha dato motivo di andare a testa alta …"

Madri di altri martiri lodano le azioni dei loro figli
Madre n.2: "Noi conserviamo la memoria del sangue del martire. Sono orgogliosa del martirio dei mio figlio".
Madre n.3: "Sono pronta a sacrificare la mia vita. Tutto quello che voglio è il martirio. Sono pronta a diventare martire per tutti i miei figli. Possa anche mio marito diventare un martire e se Allah lo vuole, possa anch'io morire da martire".
Madre n.4: "In confronto ad altre quello che ho sacrificato io è nulla. E' vero che ho sacrificato un figlio, ma altre ne hanno sacrificato due o tre. Spero che altri miei figli diventino martiri".
Madre n.5: "Allah sia lodato. Io ringrazio Allah per tutto il bene che ci ha concesso. Ci ha benedetto col martirio. Se Allah lo vuole, anche noi moriremo da martiri come sono morti loro".

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Perché ho mandato mio figlio a farsi esplodere

Quella che segue è l’agghiacciante testimonianza di una madre palestinese, felice del martirio del proprio figlio. Di fronte a tanto fanatismo, si fatica ad essere ottimisti sul futuro del cosiddetto islam moderato.

da Panorama.it del 12/06/2006

Sapeva della scelta del suo ragazzo: ha girato con lui l'ultimo video. Poi Ahmed, 20 anni, è saltato in aria in Israele. Che emozioni e che pensieri ha una donna così ?

Paura, perché la povera casa è nel quartiere più battuto dalle granate israeliane, ma anche per i nuovi agguati di Al Fatah. Un rifugio crepato nelle macerie. Lo specchio di questo paese. Naema al-A'abed appare come una dea della morte nella sua stanza dei «martiri». Ovunque ritratti e foto di giovanissimi sorridenti con i loro kalashnikov riempiono i muri. È come se tenesse il suo cimitero in casa la signora al-A'abed, simbolo ed eroina fra le madri dei kamikaze. Del resto quasi nessuno di quei corpi sbriciolati può avere una giusta sepoltura.
«Il mio era il più bello e il più buono» dice carezzando il velo bianco. E fiera indica, tra i tanti, il figlio Ahmed: «A vent'anni ha regalato il corpo ad Allah per salvare la sua terra straziata».
Paiono tutte uguali queste madri di giovani che si immolano. Come se avessero sotto la pelle di marmo le stesse vene ghiacciate. Questo il mistero: la cultura del martirio fonde insieme pietà e violenza furiosa. Gli stessi ingredienti che nutrono l'Islam fondamentalista.
Naema è fiera di non essere sola. «Sono 17 oggi le donne arrivate al parlamento di Hamas e molte di loro onorano la legge dello shaid. Maryam Farhat, la più fortunata, ha dato alla causa tre figli. Ha già promesso che, se le chiedessero di offrirne un quarto, lei non avrebbe il minimo dubbio». E Naema offrirebbe uno dei figli che le rimangono? La mamma di Ahmed non risponde e guarda suo figlio sul muro.

Ci racconti la vita e la morte di suo figlio.
Ahmed è sempre stato un bravo bambino, anche ottimo allievo dell'università islamica. Un giorno che il sole brillava più solenne il figlio mi chiama da sola e mi dice: «Madre, io sono pronto». Lo abbraccio forte e gli rispondo: «Sono orgogliosa di te». Ma il figlio era troppo inesperto per prepararsi da solo. Così è andato da chi sapeva e l'hanno preso nella scuola di addestramento.

Come e dove sono le scuole di addestramento?
La più famosa è in Libano, ma adesso ce ne sono anche qui. Compresa quella di Bureiy. Per entrare devi aspettare anche anni, per quanti sono gli shaid che chiedono. Poi devi stare con i maestri mattina e sera. Pregare, ascoltare e fare esercitazioni militari. Il corpo deve essere pronto e sano per arrivare nel paradiso degli eroi.

Naema, ma non le vengono i brividi a parlare di suo figlio come di un regalo infiocchettato a morte?
Solo chi non crede può fare una domanda così semplice. Ahmed era un regalo. Per sua madre e per tutta la famiglia. Ma Dio lo ha voluto. Per un adolescente di un campo profughi il pensiero della vita e quello della morte sono diversi da quelli di un giovane occidentale. Chi vive nella pace non ha, come noi, bambini già decrepiti per la fame. La verità è che non possono avere nulla in questo mondo, così sognano di arrivare al di là del cielo. «Mamma, in paradiso non c'è mai notte, vero?» mi chiedeva Ahmed da piccolo. Parlano di vergini promesse e di donne bellissime... che cosa deve sognare un ragazzo di vent'anni?

Molti dei vostri shaid dicono di immolarsi per la causa e per il movimento. Il martirio diventa oggi più ideologico?
Il sommo sacrificio si compie per liberare la nostra terra occupata. Ma la fedeltà a Hamas e ai suoi leader non si discute. Ideologia? Forse. Ma come potete capire? Non credo che nessuno da voi morirebbe per il vostro Berlusconi o per Bush!

Racconti ancora di Ahmed.
Una mattina mi dice: «Madre, questo è il giorno». Il mio cuore era pieno di gioia per lui e di pianto per me. Ma gli ho detto: «Va' con Allah, figlio mio». Mi ha chiesto di farmi riprendere nel video insieme con lui. Non volevo. Poi ho capito che sarebbe servito a convincere altre madri come me. Prima di uscire mi ha abbracciato forte: «Madre, ci vedremo al buon momento e saremo sempre insieme. Non piangere per me: sono fiero e felice». Ho pregato che l'operazione non fallisse. L'operazione non è fallita.

Che cos'è per voi la morte?
Morire è il nostro unico destino e la nostra sola salvezza.

E il martirio?
È lo strumento di lotta più forte e più efficace che abbiamo. Gli israeliani ci hanno ammazzato, terrorizzato, fatto a pezzi i figli. Ci hanno tolto la terra, distrutto le case e la dignità. E noi abbiamo trovato un'arma infallibile. Silenziosa. Un'arma che ci costa la vita, ma che finalmente ci mette alla pari con loro. Gli israeliani sono ossessionati dai nostri attacchi: anche loro oggi sanno qual è il sapore della paura. Perché crede che abbiano evacuato certe colonie israeliane? In nome della pace, per caso?

Ma non capite che così condannate a morte tutto il vostro popolo?
Siete voi a non capire che senza gli shaid il nostro popolo è già condannato a morte. Mi perdoni: che cosa hanno fatto gli americani con i loro ragazzi in Vietnam o in Iraq? Non hanno offerto le loro vite alla guerra e alla causa? Con una differenza: i loro ragazzi non vogliono morire.

Forse anche molti dei vostri figli non lo vorrebbero...
La favola del lavaggio del cervello e della campagna sulla morte fatta da familiari e imam è una vecchia bugia israeliana. I ragazzi decidono da soli.

Come donna di Hamas pensa che riconoscere Israele sia un errore?
È un sacrilegio. Per di più inutile. Yasser Arafat aveva riconosciuto Israele e cosa gli hanno fatto? L'hanno ammazzato. Come un topo. Faccio io una domanda a te: se avessi in casa un ladro che ti ruba tutto, poi stupra la madre e le sorelle, ammazza un figlio adorato e alla fine si siede, fuma una sigaretta e propone un accordo civile: «Senti io mi prendo anche il tuo figlio più grande ma quello piccolo te lo lascio», tu che fai, glielo consegni?

Certo che no. Ma non lo offro come un'arma di vendetta.
La vendetta non è un'arma. Solo Allah lo è.

Che cosa pensa di questa guerra tra Hamas e Al Fatah? E il referendum?
Credo che Al Fatah non rispetti le elezioni sovrane che hanno dato a Hamas il potere di comandare. Sono anni che voi occidentali chiedete ai palestinesi di cambiare: «Basta corruzione» urlavate. Beh, adesso abbiamo cambiato. Lasciateci governare. E chiedo ancora: chi di voi in Occidente può fare un referendum per rinnegare elezioni legali?

Le donne sono considerate importanti guide per l'islamizzazione della società palestinese. Vero?
Le donne lavorano in silenzio. Hanno fatto campagna elettorale porta a porta. Hanno parlato con i vicini e con gli amici dei vicini. Le donne imboccano poveri e storpi. Le mamme dei sacrificati, come me, sono armi sante per la vittoria di Hamas. Noi madri di shaid siamo abbracciate e onorate in tutta la città. Nessuno abbraccia le mamme dei collaboratori... Ma poi, che vuol dire islamizzazione?

Vuol dire che attraverso di voi si prepara il terreno per la sharia a Gaza.
Allah è il nostro cuore, il presente e il domani. Ma non è questa la nostra priorità. Prima dobbiamo liberare la nostra terra. Prima dobbiamo vincere. C'è ancora molta strada e molti sacrifici.
Dalla tenda fa capolino un figlio riccioluto e bello. Sorride. E guarda sua madre.

25/06/2006


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