I jihadisti? Ricchi e istruiti

Uno dei cavalli di battaglia del politicamente corretto vede come poveri ed emarginati gli estremisti islamici, che sarebbero stati "spinti" dalla loro posizione di sfruttamento verso l'integralismo. Peccato che la realtà sia ben diversa, come confermano (nuovamente) i dati che emergono da uno studio della Banca Mondiale, che spiega come il jihadista medio sia invece istruito e benestante. Con buona pace degli ipocriti di casa nostra.
Tratto da Askanews.it del 6/10/2016

Le reclute straniere (o foreign fighters) dello Stato islamico hanno un livello di istruzione più elevato di quanto creduto finora, secondo uno studio della Banca mondiale pubblicato ieri che si basa su dati interni all'organizzazione jihadista. "Abbiamo scoperto che il gruppo dello Stato islamico non è andato a cercare forze tra i poveri o tra i meno istruiti, piuttosto il contrario", sostiene la Banca Mondiale che basa le sue informazioni su una fuga di dati interni all'Isis riguardanti 3.803 reclute.

Si tratta di informazioni riguardanti i Paesi di residenza, la nazionalità, il livello di istruzione, precedenti esperienze nel jihadismo e sulla conoscenza della Sharia, rilevano gli autori di questo studio dedicato per lo più alla situazione economica della regione del Medio Oriente e Nord Africa: "Una delle scoperte più interessanti è che queste persone sono ben lungi dall'essere analfabeti".

La maggior parte delle reclute per il periodo dal 2013 al 2014, "ha affermato di avere una formazione secondaria; un'altra parte ha proseguito gli studi fino all'università", dicono i ricercatori dell'istituto internazionale, che indicano in 27,4 anni l'età media dei foreign fighters. Secondo i dati, il 43,3% ha completato l'istruzione secondaria, il 25,4% è andato all'università. Solo il 13,5% non ha studiato oltre la scuola primaria e 1,3% si è detto analfabeta, il resto (16,3%) non ha fornito informazioni sulla propria formazione. "Le reclute del gruppo Stato Islamico provenienti dall'Africa, Asia meridionale e orientale e Medio Oriente sono molto più istruite dei loro compatrioti. La stragrande maggioranza ha affermato di aver avuto un lavoro prima di entrare l'organizzazione", dice la Banca mondiale.

Secondo lo studio, i combattenti stranieri si sono recati in Siria con obiettivi "diversi": "Alcuni volevano fornire assistenza per l'amministrazione dell'organizzazione, altri sono arrivati con il desiderio di mettere fine alla propria vita mettendo al servizio della causa, altri ancora volevano semplicemente combattere".


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