L'islam è una realtà apparentemente omogenea, dato che la caratteristica essenziale di questa religione è di orientare non solo la vita spirituale dell'uomo, ma anche quella culturale, economica e politica.
Essa rifiuta fermamente la distinzione tra condotta spirituale e condotta temporale e pretende di informare con un'unica legge, quella coranica, la globalità della vita di ogni credente.
L'islam deve essere, pertanto, din wa dawla, ossia religione e stato.
Nei paesi islamici due sono gli scopi di chi ha responsabilità di governo:
- in primo luogo quello di proteggere la religione musulmana, assicurarsi cioè che sia osservata, con tutti i mezzi disponibili;
- in secondo luogo quello di estendere l'islam a tutto il mondo. Questa è la teoria classica dei giuristi musulmani, non è una novità; l'islam è "religione e società". Sotto questo aspetto si comprende come sia fatto ogni sforzo, economico, culturale, politico, per estendere l'islam.
Caratteristica del mondo islamico è il prevalere della comunità sull'individuo, il che significa che la nozione di libertà di coscienza o di diritti dell'uomo (due concetti che da due secoli contraddistinguono, nel bene e nel male, il mondo occidentale) solo in minima parte sono stati accolti dalla cultura musulmana.
Nei paesi musulmani c'è un'immediata identificazione fra religione e politica, che legittima lo stato di inferiorità giuridica di chi non è di religione islamica. Il fondamento giuridico delle attuali discriminazioni fu elaborato tra il I ed il IV secolo dell'era islamica (corrispondenti al periodo che va dal VII al X secolo dell'era cristiana). In questo periodo fu elaborata tutta la giurisprudenza e tale dottrina è giunta fino ai nostri giorni.
L'islam nasce come progetto socio-politico ed anche militare: ciò è evidente sia nel Corano che nella sunna, nella tradizione che include la vita e i detti di Maometto.
Per un musulmano religione e politica sono indissolubili. Coloro che invece propendono per una separazione dei due piani sono i cosiddetti musulmani liberali, ma essi sono visti dalla maggioranza come musulmani solo di nome, il loro islam suscita dubbi, anche perché molti non sono praticanti. I liberali sostengono che nel Corano e nella Vita di Maometto vi sono state due tappe, la prima è quella del periodo della Mecca (gli anni 610-622), la seconda è quella del periodo di Medina (gli anni che arrivano fino al 632, data della morte di Maometto). Se si analizzano le fonti, secondo tale interpretazione, nel periodo della Mecca si nota che il discorso è più spirituale che politico. Il discorso di Maometto appare fondato sull'annuncio dell'unicità di Dio, su quello del giudizio finale che attende tutti dopo la morte (giudizio in base al quale ciascuno sarà ricompensato con il cielo o punito con l'inferno) ed infine sul richiamo alla giustizia sociale, alla solidarietà verso i poveri. Questo sarebbe l'islam originario, il più autentico secondo i liberali, l'idea primaria così come appare rivelata a Maometto.
A Medina invece si sarebbe sviluppato un islam politico, perché le circostanze storiche hanno condotto Maometto a creare un sistema sociale, ad organizzare l'esercito, fare guerre, ecc. La dottrina relativa a tale periodo, per i liberali, sarebbe dunque secondaria, non necessaria, valida per quelle circostanze storiche particolari e non universalmente.Una simile interpretazione è contestata dagli islamisti fondamentalisti, che sostengono che proprio il secondo è il vero islam, mentre il primo, quello della Mecca, era condizionato dal fatto che Maometto non era del tutto libero di esprimere il suo progetto, aveva dovuto fare delle concessioni. Quando a Medina lui ha avuto pieno potere, quando non era più attaccato dai Meccani, allora si è visto il vero progetto, che è un progetto socio-politico, militare e religioso. Tra queste due tendenze è la seconda, come abbiamo visto, ad aver prevalso; del resto è quella che in effetti sembra la più fedele al progetto originale di Maometto.
Dobbiamo riconoscere che
la concezione secondo cui l'islam è "religione e stato" appare la più fedele al progetto originale di Maometto. Quando gli islamisti oggi rivendicano questo progetto socio-politico sono fedeli alla tradizione islamica, la più comune e la più autentica.
Nella cultura dei paesi arabi musulmani ha infine prevalso, al posto della categoria del cittadino, la divisione tradizionale della società in credenti (coloro che seguono l'islam), protetti (cristiani ed ebrei) e miscredenti (la cui sorte può essere la morte o la conversione all'islam).
La realizzazione e la diffusione di quest'idea della società rimane il sogno della tendenza tradizionalista, in contrapposizione al movimento liberale, oggi annichilito, abbozzato agli inizi del secolo scorso.