Iran: il discorso ‘riformista’ del dott. Hashem Aghajari e la conseguente sentenza di morte

Chi tenta di riformare l’Islam muore. Questo è l’insegnamento che si deve trarre dalla vicenda dello sfortunato Dott. Agrari, che ha avuto il coraggio di criticare l’assenza del rispetto della persona e dei diritti umani nell’Islam.

Il dott. Hashem Aghajari, docente di storia all'Università di Hamedan, giornalista e membro attivo della riformista Islamic Revolution's Mujahideen Organization (IRMO), è stato arrestato ad agosto 2002 e condannato a morte il 6 novembre 2002, a causa di un discorso che aveva tenuto a giugno per commemorare il 25° anniversario della morte del dr. 'Ali Shari'ati, uno degli ideologi della Rivoluzione islamica. Nel suo discorso, Aghajari si è basato sulle idee di Shari'ati, ma ha presentato la propria concezione del "Protestantesimo islamico" e della riforma dell'Islam. Nel suo intervento, ha anche criticato l'establishment religioso al potere in Iran. Ecco un riepilogo del discorso, il cui testo, in inglese, è disponibile su www.memri.org/release.


Aghajari ha tra l'altro sostenuto che in Iran si è sviluppata una fascia intermedia di religiosi posti fra Dio e i credenti: una cosa che contrasta con la natura dell'Islam, che in questo aspetto è diverso dal cristianesimo. Lui ha aspramente criticato questo livello, che oggi è al potere in Iran, per il suo conservatorismo e per la sua pietrificazione, per il blocco all'avanzamento della società e lo sfruttamento del nome del Dio. Lo ha anche attaccato per il non voler accettare la tecnologia, di solito rifiutata sul terreno religioso, in casi speciali, come quando assume la forma di macchine di lusso. Questi ecclesiastici, dice Aghajari, si considerano al di sopra del popolo, come santificati; essi sfruttano il loro status nel regime per garantirsi la sopravvivenza e la permanenza al potere, mentre alterano l'Islam e i valori islamici.

Agharaji ha affermato che questi ecclesiastici corrotti bloccano l'accesso del popolo iraniano (anzitutto i giovani) al Corano e alla sua comprensione, impedendogli di sviluppare un pensiero indipendente. Ha sostenuto che essi hanno creato un monopolio di stato sulla religione. Ma, quel che è peggio, stanno cambiando la natura essenziale dell'Islam sciita, imponendo una sola interpretazione governativa della religione che perpetui il loro status, e negando ad altri ecclesiastici di alto rango il diritto di emettere sentenze religiose in base al fatto che le loro decisioni "non sono l'Islam".

Nel suo discorso, Aghajari ha suggerito di distinguere fra quello che egli chiama il "nucleo dell' Islam", il meglio delle idee religiose islamiche, e "l'Islam tradizionale", che include diverse aggiunte al "nucleo dell'Islam" fatte nel corso degli anni. A suo giudizio, queste aggiunte sono dannose e non sono veramente basate sul "nucleo dell'Islam". Egli ha detto che l'Islam può essere interpretato in sintonia con lo "spirito del tempo", e che i cambiamenti nel tempo impongono necessariamente cambiamenti nell'interpretazione dei precetti islamici.

Agharahji ha parlato contro il "principio di emulazione" (Taqlid) nell'Islam sciita[1] dicendo che, a causa di esso, il popolo rimarrebbe sempre asservito all'interpretazione degli ecclesiastici e non potrebbe mai sviluppare un pensiero indipendente. Egli ha sollecitato un nuovo genere di emulazione che rafforzi il rapporto tra religiosi e popolo: il nuovo modello sarebbe il rapporto tra insegnante e alunno, in cui l'alunno alla fine diventa indipendente, invece dell'imitazione, cioè del rapporto tra padrone e servo.

Più oltre, Aghajari ha detto che una parte essenziale del "nucleo dell'Islam" è "l'umanesimo islamico", che darebbe uguali diritti a uomini e donne, e a musulmani e non musulmani, e rispetterebbe i diritti di tutti. Ha affermato che l'essenza dell'umanesimo islamico è il principio dei diritti umani, il trattare ogni persona come un essere umano, anche se è un dissidente politico. Aghajari ha anche criticato il regime per la violazione dei diritti umani degli attivisti politici, in particolare con l'uso della tortura.

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