MIGLIAIA DI ESTREMISTI NASCOSTI NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE E NELLE SOCIETÀ DI SICUREZZA

Le infiltrazioni islamiche nel mondo del lavoro

Questo è l’articolo apparso su La Stampa.it il 14/10/05. Disegna un quadro molto inquietante delle infiltrazioni islamiche nella società francese, definendo l’Islam una vera e propria “piovra” che avvinghia, in maniera subdola e tremenda, la società civile.
Un articolo che dovrebbero leggere i sindacalisti e tutti quei “buonisti” che in nome di una fanatica tolleranza sono disposti a qualsiasi compromesso con i seguaci di Allah.

La Stampa.it del 14 ottobre 2005
di Domenico Quirico


PARIGI. Il ministro degli interni Sarkozy si ostina a dar loro la caccia nelle moschee. Tattica anacronistica, prevedibile.

Dovrebbe sguinzagliare i suoi segugi anti-islamici piuttosto negli uffici delle imprese e nei saloni dei supermercati. La nuova strategia dell'Islam radicale versione francese va per vie traverse, si nasconde dietro la rivendicazione sindacale, controlla le liste delle assunzioni, modifica le abitudini dei consumatori con la minaccia e con la tentazione dei guadagni, ricatta il portafoglio dei grandi gruppi.

Metodo subdolo, molecolare e pericolosissimo. Il perchè lo si legge in un rapporto del «Centre Francais de Recherce sur le Renseignement». L'indagine è stata commissionata da imprenditori, soprattutto del settore della grande distribuzione e del trasporto, che per prudenza hanno chiesto di restare anonimi. Volevano sapere quanto la crescita del fenomeno fondamentalista può condizionare le loro attività.

Preoccupazione legittima visto che i musulmani in Francia sono cinque milioni, di cui, si calcola, almeno cinquecentomila ormai arruolati dai sobillatori radicali. E spuntano anche francesi convertiti, soprattutto donne, indicati tra gli elementi più estremisti, fanatizzati e pronti a tutto.

La piovra islamista dunque ha lasciato le strade e i palazzoni degradati delle banlieu. Usa le imprese come irreprensibile e cartilaginoso sfondo per fare nuovi proseliti, procurare denaro alla causa e imporre le regole islamiche dimostrando la propria potenza. Formidabile strumento di propaganda.

Chi potrebbe immaginare che i fondamentalisti lavorano ad arruolare le «beurettes», le ragazze nate in Fracia da magrebini immigrati che lavorano nei grandi magazzini? La tattica è ormai ben oliata. Gli islamisti indossano le vesti di virtuosi sindacalisti, bandiscono richieste legittime, normali, politicamente corrette. Chiedono ad esempio sale di preghiera nei luoghi di lavoro, di modificare l'orario tenendo conto delle pratiche religiose, di rispettare i divieti di tipo alimentare. Aprono così le porte al proselitismo, il numero dei musulmani assunti cresce.

Ormai tra loro l'islam sta rimpiazzando sindacalmente la gloriosa CGT. E il tono delle richieste diventa prepotente e spavaldo, si rifiutano alcuni prodotti come vino e carne di maiale, si ordina di non obbedire se gli ordini sono dati da quadri della azienda di sesso femminile, si esige di avere il controllo delle assunzioni. Gli esempi citati dal rapporto sono numerosi.

E clamorosi. A Eurodisney, ad esempio, sono state scoperte numerose sale di preghiera clandestine e le società che si occupano della sicurezza sono risultate infiltrate dagli islamisti. Insospettabili catacombe estremiste sotto il regno di Topolino! All'aeroporto parigino di Roissy tenevano sotto il ricatto di scioperi continui una azienda di trasporto con tremila dipendenti, metà musulmani.

Ma è la grande distribuzione dove la jihad lavora con progressione di formiche. In un ipermercato di Livry-Gargan due cassiere che rifiutavano l'ordine di indossare il velo sono scomparse una sera dopo aver lasciato regolarmente il lavoro. A Massy nell'Essone e a Montbéliard i dipendenti islamisti di un ipermercato hanno convertito gli altri salariati francesi. Le imprese preferiscono tacere, non denunciano, opportune amnesie evitano guai sindacali o calo di clienti.

Come è accaduto in un Auchan di Bagnolet, 850 dipendenti metà di origine magrebina. Una cassiera si è rifiutata di portare un berretto al posto del velo. E' stata eletta nel sindacato (sotto la sigla della Confederazione generale del lavoro): hanno dovuto trasferirla a un incarico senza contatto con i clienti. Gli islamici ordinano di boicottare la vendita di prodotti importati da paesi «nemici», che sarebbero Israele e Stati Uniti.

Così interi quartieri vengono rapidamente islamizzati, la clientela «europea» sparisce, si instaura silenzioso un nuovo ordine. Anche il diffondersi del mercato «halal» si è rivelato una ottima occasione di costruire una redditizia economia parallela. Esistono in Francia 2500 macellerie, fast food, pizzerie e negozi di questo tipo, grandi catene come Franprix, Auchan e Carrefour hanno spazi halal riservati a cinque milioni di clienti potenziali. Solo tre moschee sono autorizzate a concedere a pagamento (150 euro l'una) le autorizzazioni religiose a macellare secondo il rito musulmano.

Ma gli estremisti impongono una «tassa» per ogni chilo di carne certificata halal. I guadagni sono enormi: con un surplus al chilo tra tre e quindici centesimi la somma arriva a 45 milioni di euro. Il rapporto cita anche un altro settore che i fondamentalisti adorano: le società di sicurezza private. Infiltrasi non è complesso: non sono richeste alle guardie qualifiche particolari.

E le imprese preferiscono assumere neri e magrebini, per non essere accusate di razzismo nei controlli ! Risultato: il trenta per cento degli addetti alla sicurezza nella grande distribuzione lavora con passaporti falsi. Il guaio è che supermercati e aeroporti sono i luoghi preferiti per compiere attentati



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