I direttori di giornali governativi egiziani esaltano il recente suicidio-bomba in un quartiere di Gerusalemme
29/11/2002
I direttori di giornali governativi egiziani hanno esaltato il suicidio-bomba compiuto recentemente da Hamas in un quartiere di Gerusalemme. Contemporaneamente, viene riferito che alti funzionari egiziani, assieme a rappresentanti di Fatah, stiano cercando di convincere i rappresentanti di Hamas nei colloqui Fatah-Hamas al Cairo ad evitare attacchi terroristici in Israele. Ecco alcuni estratti degli editoriali, da www.memri.org:
Al-Akhbar: "Uccisi undici terroristi israeliani"
Un editoriale del giornale governativo egiziano Al-Akhbar, titolato "L'Operazione Gerusalemme: l'unica risposta al terrorismo israeliano", ha affermato che "undici terroristi israeliani sono stati uccisi in questa operazione". L'editoriale ha proseguito: "In reazione a tutti gli atti inumani dell'entità sionista protesa a sottomettere il popolo palestinese, un'operazione-martire ha avuto luogo ieri [21 novembre 2002 ] a Gerusalemme occupata, per dimostrare in modo definitivo che Israele si illude che il suo insaziabile appetito di uccidere, distruggere e terrorizzare porterà la sicurezza e la pace".
"E' inconcepibile che la banda dominante a Tel-Aviv riesca a realizzare la sua speranza di sottomettere i palestinesi e a forzarli ad accettare le condizioni di sottomissione che Israele ha cercato di imporre loro per più di mezzo secolo".
"Questa operazione, in cui undici terroristi israeliani sono stati uccisi e dozzine sono rimasti feriti, deriva da molte ragioni: la prima è che essa è una conseguenza di un'imboscata coraggiosa preparata da martiri palestinesi...ad Hebron ... a causa dello stato di pazzia che ha preso la banda dominante israeliana guidata da Ariel Sharon, che cerca di versare altro sangue palestinese, specialmente di bambini, donne, anziani, e della gente coraggiosa che resiste".
"Sostanzialmente, tutti sanno che la resistenza è l'unica via di liberazione, e non c'è alcuna alternativa. Quest'arma, l'arma della forza legittima, è l'unica che Israele teme. Solo la resistenza può spezzare l'arroganza israeliana e l'idiozia dei suoi leader".
"Questa valorosa e coraggiosa operazione... la missione più onorevole"
Anche il direttore del quotidiano Al-Gumhuriyya, Sameer Ragab ha scritto, nel suo editoriale quotidiano, dell'attacco a Gerusalemme: "I palestinesi coraggiosi continueranno ad essere considerati come terroristi dagli israeliani finché compieranno operazioni di martirio con le quali provano a reagire [solo] ad alcuni dei crimini commessi contro di loro!!! Gli israeliani non godranno di sicurezza e stabilità finché insisteranno a restare nei territori che hanno occupato con la forza e a distruggere case sopra la teste dei loro proprietari e a versare il sangue di persone innocenti senza alcun rimorso di coscienza".
"Ieri un ventitreenne martire palestinese si è fatto esplodere in un autobus a Gerusalemme e di conseguenza undici israeliani sono stati uccisi e quarantasette feriti, nove dei quali sono in condizioni critiche!!! Naturalmente questa operazione non è la prima e non sarà l'ultima, finché gli israeliani continueranno la politica di oppressione, ostinazione e tradimento. [Questo accade] particolarmente perché non vogliono capire che la violenza alimenta la violenza. Più aumenta la frustrazione nell'animo di un popolo disperato, più crescono le fiamme della rabbia".
"Il sindaco di Gerusalemme, Ehud Olmert...alla vista dei resti dei corpi ha detto: 'C'eravamo illusi che il terrorismo fosse finito, ma a quanto pare continua'. Comprensibilmente, Olmert (che ha stretti legami con quel sanguinario di Sharon), ha il diritto di considerare quelli che hanno eseguito questa operazione valorosa e coraggiosa come 'terroristi', trascurando il fatto che Israele è uno stato terroristico a parole e nei fatti, nel suo aspetto e nelle sue idee, e che la maggior parte dei suoi leader non sono altro che criminali di guerra che non saranno risparmiati dal tribunale della storia, anche se ciò richiederà molto tempo".
"Contemporaneamente, il ministro degli Esteri Benjamin Netanyahu e il Primo ministro Ariel Sharon hanno cominciato, come al solito, a minacciare ogni palestinese, da Yasser Arafat all'ultimo neonato. Queste sono urla demenziali che complicano ulteriormente la crisi, facendo sì che il ciclo di violenze continui: gli israeliani si sveglieranno al mattino con le loro vittime messe nelle buste di plastica, e alcune ore più tardi i palestinesi si abbracceranno l'un l'altro pronunciando il Shahada (cioè la dichiarazione di fede islamica) e saranno in strada a compiere la più nobile, preziosa e onorevole missione".
"Sono gli ebrei dietro ogni calamità"
Il giorno dopo (23 novembre 2002), il direttore dell'Al-Gumhuriyya, Sameer Ragab, ha ripreso l'argomento: "Per la centesima, forse millesima volta, noi chiediamo: 'Volete la rioccupazione dei territori palestinesi da parte di Israele e l'imposizione del coprifuoco, e la distruzione delle case? Tutto questo fermerà le operazioni di martirio o porterà alla fine di ciò che essi chiamano terrorismo?".
"E' sorprendente e anche sconvolgente che in Israele non lo comprendano. Ogni volta che hanno alcune dozzine di vittime, quelli che si battono per l'incarico di Primo ministro sono rapidi a richiedere una dura, violenta vendetta. Dobbiamo ripetere ancora che Israele è la causa di tutto ciò che sta avvenendo, perché rifiuta di capire che l'epoca del governo basato sul potere militare è finita e che i palestinesi hanno raggiunto uno stadio in cui non è più possibile trascurare neanche il più esile dei loro diritti"."Non incolpate Arafat e i suoi uomini; sono gli ebrei dietro ogni calamità!"
Al-Ahram: quando imparerà Israele?
L'editoriale dell'autorevole quotidiano governativo egiziano Al-Ahram è stato relativamente misurato. Sotto il titolo "Quando i leader di Israele capiranno la lezione", il giornale ha affermato:
"Ancora una volta, un'operazione di martirio ieri a Gerusalemme occidentale, in cui undici israeliani sono stati uccisi e quarantanove feriti, ha confermato che la violenza produce nient'altro che violenza e che le misure di sicurezza, per quanto siano strette, non eviteranno lo spargimento di sangue di tali operazioni, e che l'unica soluzione è il ritorno al tavolo del negoziato e il raggiungimento di una soluzione pacifica che soddisfi entrambe le parti e realizzi le loro legittime richieste, specialmente quella della dichiarazione di un nuovo stato palestinese”.