Quando l’Europa si scoprirà musulmana

Oggi i musulmani europei sono il 5%. Nel 2050 saranno il 20%

L’articolo denuncia che l’Europa sarà presto un paese arabo, dando vita a quell’Eurabia paventata da Oriana Fallaci. L’opinione personale del sociologo Barbagli è però meno allarmistica, in quanto, sostiene lo studioso, i musulmani, frequentando la nostra società, si allontaneranno dalla religione, diventando così dei moderati.
Leggendo tra le righe, quindi, anche per il sociologo Barbagli l’islam come lo si conosce oggi è qualcosa di negativo e pericoloso, che però sarebbe destinato a cambiare, grazie ad un costante controllo sulle moschee e subendo le influenze positive della nostra società.
Riproponendo, così, il concetto già espresso da altri e rappresentato dall’espressione “l’unico musulmano buono è il cattivo musulmano”, ovvero il musulmano non pericoloso è il musulmano poco praticante. Confermando così come i problemi risiedano intrinsecamente direttamente nell’islam.
Nessuno può negare, però, che si tratta di una scommessa alquanto rischiosa: chi ci dice che l’attuale islam, immobile da 14 secoli, una volta permessogli di attecchire con forza sul nostro tessuto sociale, poi cambierà veramente ?
Una scommessa che, se persa, condannerà per sempre le future generazioni europee.

Da Corriere.it del 13/8/2009


Domenica d’agosto al Görlitzer Park, quartiere «alternativo» di Kreuzberg: giovani coppie con pargoli in carrozzina, gruppi di ragazzi tra musica tecno e birre, famiglie intorno ai barbecue. Würstel e bistecche sfrigolano sulla brace; qualcuno fa le cose decisamente in grande, sullo spiedo gira un animale intero. Non un maialino, ma una pecora. Donne con il velo, bambini dai capelli scurissimi, sonorità mediorientali.

Che Berlino sia tra le città tedesche con la presenza più consistente di musulmani non è una novità: chiunque sia passato dalle parti di Checkpoint Charlie sa che da lì in poi si spalancano le porte di Kreuzberg, culla storica del punk rock teutonico e ufficiosa (ma non troppo) capitale della comunità turca. Che, a sua volta, costituisce la fetta più consistente dell’islam nel Paese.

Quello che nemmeno i tedeschi sapevano, però, è che i conti potrebbero non tornare. Fino a giugno le stime ufficiali calcolavano una presenza musulmana variabile dai 3,1 ai 3,4 milioni. Poi il ministero degli Interni ha diffuso un’indagine in base alla quale in Germania vivrebbero tra i 3,8 e i 4,3 milioni di fedeli islamici; oltre il 5% della popolazione. Nel 1945 erano 6.000, nel 1971 250.000, nell’81 un milione e 700 mila.

Una tendenza, quella confermata dai dati tedeschi, che è ormai condivisa da buona parte dell’Europa, e alla quale il Daily Telegraph ha di recente dedicato un approfondimento dal titolo allarmistico: «Europa musulmana, la bomba demografica a orologeria che sta trasformando il nostro continente ».

Qualche cifra: la popolazione musulmana nell’Unione è più che raddoppiata nell’ultimo trentennio e raddoppierà di nuovo entro il 2015. Secondo l’Istituto per le politiche migratorie degli Stati Uniti, nel 2050 sarà di fede islamica un cittadino europeo ogni cinque. E per l’economista Karoly Loran, autore di uno studio commissionato dal Parlamento europeo, è già musulmano il 25% degli abitanti di Marsiglia e Rotterdam, il 20% di quelli di Malmö, il 10% dei parigini e dei londinesi.

Il sociologo Marzio Barbagli, da anni impegnato nello studio dei fenomeni migratori, conferma: «Nel suo ultimo libro, Reflections on the devolution in Europe, Christopher Caldwell calcola che nella Ue ci siano complessivamente 15 milioni di musulmani: soprattutto in Francia, Germania e Gran Bretagna. In maniera documentata, abbraccia la tesi allarmata fatta propria da altri studiosi e giornalisti, tra cui Oriana Fallaci».

Una tesi simile a quella sostenuta qualche anno fa dallo storico e orientalista Bernard Lewis, per il quale nell’arco di 50-80 anni l’Europa sarebbe diventata un Paese arabo. «Alla base — spiega Barbagli — c’è il concetto per cui la religione islamica finirà per prevalere su quella cristiana, perché gli europei sono ormai secolarizzati, tolleranti, relativisti, sempre più incerti dal punto di vista dei valori». Una lettura da cui il sociologo dissente: «Ci sono, al contrario, esperienze storiche che fanno pensare come, pur avendo caratteristiche particolari, i valori di questa religione finiranno per subire le stesse trasformazioni vissute dal cristianesimo ».

I musulmani, a contatto con la cultura europea, andrebbero a loro volta incontro a un mutamento. «Ad esempio sulla fecondità: mettono al mondo più figli, è vero, ma la forbice si sta fortemente riducendo». Barbagli ricorda un’indagine da lui svolta in Emilia Romagna, «sui bambini nati in Italia da famiglie musulmane: ebbene, quanto più tempo avevano passato nel nostro Paese, tanto meno era probabile che frequentassero i luoghi di culto dell’islam. Il processo è lento, a volte impercettibile, ma avviene».

E i dati tedeschi lo dimostrano: se solo il 4% dei musulmani interpellati nel corso dell’inchiesta si dichiara «per nulla religioso», il velo (tra i punti più spinosi del dibattito sull’integrazione) non viene mai indossato dal 69% delle musulmane di prima generazione e dal 70,7% di quelle di seconda (quindi addirittura un terzo delle musulmane di 2^ generazione possono definirsi integraliste, ndr); la quasi totalità degli studenti frequenta sia le classi miste di educazione fisica che le ore di educazione sessuale.

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