Arabia Saudita: la più grande prigione femminile al mondo
In un articolo sul sito web liberale Minbar Al-Hiwar Wal-’Ibra, la giornalista saudita riformista ed attivista dei diritti umani Wajeha Al-Huweidar ha descritto l’Arabia Saudita come “la più grande prigione al mondo per le donne.” Ha aggiunto che, contrariamente ai veri prigionieri, le donne saudite non hanno nessuna possibilità di uscire di prigione, dal momento che, durante tutto l’arco della loro vita, rimangono sotto il controllo in un guardiano maschio - il loro marito, padre, nonno, fratello o figlio.
Huweidar ed altre donne attiviste hanno recentemente lanciato una campagna contro la legge saudita del Mahram, che proibisce alle donne saudite di lasciare la loro casa senza un maschio guardiano. Si riportano alcuni brani dell’articolo di Al-Huweidar:
“Delle leggi che regolano la prigionia sono conosciute in tutto il mondo. Le persone che commettono un crimine o un reato vengono messe dentro la cella di una prigione… in modo che possano scontare la pena. [Dopo avere scontato la pena], oppure dopo avere mostrato un buon comportamento, vengono rimesse in libertà… ad eccezione del caso in cui una persona sia stata condannata all’ergastolo o a morte. In Arabia Saudita, ci sono due maniere in più per uscire prima di prigione: imparando il Corano o parti di esso a memoria… od ottenere il perdono da parte del re in occasione di certe festività o dell’incoronazione - dopo di che il prigioniero si ritrova libero e può godersi la vita con la propria famiglia e con le persone che ama.
Tuttavia, nessuna di queste opzioni esiste per le donne saudite - né per quelle che si trovano dietro le sbarre [i.e. le donne che sono state effettivamente messe in carcere] né per quelle che vivono al di fuori delle mura della prigione. Nessuna di loro può essere liberata senza il permesso del loro guardiano maschio. Una donna saudita che abbia commesso un reato non può lasciare la sua cella dopo avere espiato la sua pena, se non arriva il suo guardiano a prenderla. Di conseguenza, molte donne saudite rimangono in prigione solo perché i loro guardiani si rifiutano di venire a prenderle. Lo stato le perdona, ma i loro guardiani insistono affinché venga prolungata la loro pena.
“Allo stesso tempo, anche donne ‘libere’ hanno bisogno del permesso del loro guardiano per lasciare la loro casa, la loro città o il loro paese. Così, in ogni caso, la libertà di una donna, rimane nelle mani del suo guardiano.”
Ai detenuti delle carceri viene tolta ogni autorità sulla propria vita - lo stesso succede per le donne saudite
“Come accade solitamente nelle prigioni di tutto il mondo, ai detenuti viene tolta ogni autorità ed ogni patrocinio sulle loro vite. Tutti i loro movimenti sono monitorati e controllati dal carceriere. Le autorità della prigione decidono sul loro destino e provvedono ai loro fabbisogni fino al giorno della loro liberazione. Questo è anche quello che succede con la donna saudita. Non ha diritto di prendere decisioni autonome, e non può fare un singolo passo senza il permesso del suo carceriere, cioè del suo guardiano. Ma, nel suo caso, la durata della sua carcerazione non ha limiti di tempo.
“La legge saudita detta Mahram trasforma le donne in prigioniere dal giorno della loro nascita fino alla morte. Non possono lasciare le loro celle, cioè le loro case, o la prigione allargata, cioè lo stato, senza un permesso scritto… Sebbene le donne saudite siano private della libertà e della dignità più di qualsiasi altra donna [al mondo], soffrono di queste forme di oppressione e ingiustizia in un amaro silenzio ed in [un’atmosfera] di rabbia repressa e di abbattimento simile alla morte. Le donne saudite sono pacifiche nel pieno senso della parola, ma finora lo stato saudita non ha apprezzato le loro [nobili] anime, la loro pazienza e la loro quieta resistenza…”
“I chierici, che lo stato ha autorizzato ad opprimere le donne, considerano il loro silenzio e la loro pazienza come sintomi di arretratezza mentale e di debolezza emotiva… Perciò hanno [consentito] di aumentare il peso dell’oppressione nel corso dei decenni… Soffocano [le donne] in tutti gli ambiti della vita attraverso delle leggi oppressive [che vengono fatte rispettare] dalla polizia religiosa, che le segue ovunque come se fossero delle fuggitive. Le leggi che riguardano le donne le hanno trasformate in oggetti sopra i quali degli uomini malati possono dare sfogo alle loro violente pulsioni sessuali.
“Questi chierici sauditi, negano alle donne saudite ogni opportunità di trovare un lavoro, accedere all’istruzione, viaggiare, ricevere trattamento medico, o poter usufruire di ogni altro diritto, per quanto piccolo, senza il permesso del loro carceriere, vale a dire del loro guardiano - e tutto si basa su delle fatwa oppressive che sono state emanate da uomini leader di stato.”
“Quanto è benedetta l’Arabia Saudita, il regno umano, che si è trasformato nella più grande prigione femminile al mondo. [Questa è una terra] nella quale viene concesso ad ogni uomo, senza alcun motivo, di assumere il ruolo di carceriere, e che ha trasformato le sue donne in ergastolane, pur non avendo fatto niente per meritarselo.”