OPPIO               

 

 

L'oppio è uno stupefacente ottenuto incidendo le capsule del Papaver somniferum e raccogliendone la linfa che trasuda, che poi viene lasciata rapprendere all'aria in una resina scura che viene impastata in pani di colore bruno, che emanano un odore dolciastro e hanno un sapore amaro.

Etimologia

Si usa molto nelle culture orientali e mediorientali, sia per usi terapeutici sia per scopi rituali e ricreativi, ed era noto già agli antichi greci: il suo nome deriva infatti dal greco òpion (succo), tradotto poi in ebraico come ophion.

Il lattice (denso, giallo-verdastro) ottenuto dalla pianta intera e dai suoi semi, meno ricco di principio attivo, era invece chiamato dai greci mekònion.

Altri nomi dell'oppio sono O-Fu-Jung (lett. "veleno nero") in Cina, Ahiphema in India, Schemeteriak in Persia.

Composizione

L'oppio è molto ricco di sostanze alcaloidi o lievemente basiche: di queste, quelle con struttura chimica fenantrenica (morfina, codeina e tebaina) sono analgesiche, costipanti ed euforizzanti, mentre quelle isochinoliniche (papaverina, noscapina, narceina) sono solo spasmolitiche. L'azione analgesica ed euforizzante, sfruttata in medicina e a scopo ricreativo dai tossicodipendenti, è dovuta soprattutto alla morfina, che è presente nell'oppio dal 2%-3% in peso (oppio cinese) fino al 20% della varietà turca karahissar (montagna nera). La farmacopea ufficiale italiana ammette l'uso terapeutico di oppio ma specifica che il suo contenuto di morfina deve essere compreso fra il 9,8% e il 10,2%.

Uso e modalità di assunzione

Vi sono diversi modi di consumare questa sostanza. Il più diffuso nei paesi occidentali è quello di scaldare una piccola pallina su una stagnola e di inalarne il fumo. Per poterlo consumare nel modo tradizionale, invece, l'oppio deve essere prima preparato facendolo fermentare e aggiungendovi nella fase finale della fermentazione un fungo, l'Aspergillus niger. Dopodiché è pronto per essere consumato, in genere fumato in apposite pipe (pipe da oppio) che ne contengono 0,25 g: un oppiomane può fumarne da 20 a 100 al giorno. In questo modo si assume il 75% della morfina contenuta nell'oppio (il resto evapora) e si eliminano una serie di altre sostanze presenti nell'oppio: il dross, il residuo dell'oppio fumato, è tossico ma molto ricco di morfina e viene in genere riutilizzato mescolandolo a tè o caffè per ottenere il tyl, una bevanda usata in Oriente, oppure viene torrefatto per poter essere fumato di nuovo. Il prodotto della torrefazione viene chiamato tinks o samsching.

L'assunzione per via orale avviene masticando palline di oppio, oppure mescolato in alimenti dal sapore molto dolce, oppure con varie bevande, con piccole quantità di hashish. In alternativa può essere mescolato a tabacco, a betel o a succo di tamarindo. In Europa alcuni assumono oppio concentrato per bollitura ripetuta iniettandoselo per endovena, con gravi rischi di infezione.

Usi medici

Il laudano (tintura di oppio) fu preparato per la prima volta da Paracelso, ma venne diffuso in ambito terapico molto più tardi da Sydenham come sedativo della tosse e per calmare diarrea e dolori colici. Attualmente però è stato sostituito in medicina da prodotti analoghi sintetici più specifici: la morfina e i suoi agonisti, insieme alla pentazocina, vengono usati in terapia del dolore per la loro spiccata azione analgesica; il metadone è usato solo nello svezzamento da eroina durante la disintossicazione; la codeina e derivati si usano come sedativi della tosse, mentre il fentanyl e suoi analoghi trovano uso in anestesia come potenti analgesici.

Storia

Sono state ritrovate capsule di Papaver somniferum addirittura negli scavi di palafitte dell'uomo di Cro-Magnon datate fra i 20.000 e i 30.000 anni fa, anche se non è possibile stabilire se gli abitanti del sito conoscessero le proprietà di tali piante. Sappiamo per certo invece che i Sumeri di 5.000 anni fa le conoscevano bene, e tramandarono l'uso del papavero da oppio alle successive civiltà caldea e assiro-babilonese: questi ne introdussero l'uso in Egitto verso il 1500 AC. Il Libro ermetico dei medicamenti, un antico papiro egiziano, raccomanda l'uso del papavero da oppio come sedativo. Ippocrate, nel IV secolo AC, consigliava l'oppio come rimedio per numerosi mali, ma già un secolo dopo Erasistrato metteva in guardia i suoi allievi e i colleghi medici contro l'uso frequente di questo medicinale, che poteva rivelarsi gravemente dannoso. L'oppio fece il suo ingresso nella civiltà romana quando questa conquistò la Grecia; Dioscoride, nel I secolo DC, descrive accuratamente la pianta del papavero da oppio e le proprietà della sua linfa, elencando anche una serie di possibili usi. Si deve però a Galeno la diffusione fra i medici di Roma della teriaca, inventata da Andromaco, medico personale di Nerone: un farmaco che conteneva, fra l'altro, una discreta quantità di oppio. Pare che Marco Aurelio ne usasse in grande quantità, per cui viene considerato da alcuni storici il primo imperatore oppiomane.

Dopo la caduta dell'impero romano non vi sono quasi più notizie sul consumo di oppio in Europa, mentre nella farmacologia araba venne introdotto da Avicenna verso l'anno Mille: secondo il suo discepolo e biografo Abu Al Guzani fu proprio questa sostanza la causa della morte del maestro, come in occidente Paracelso morì intossicato dall'oppio dopo aver inventato il laudano, sostanzialmente una tintura di morfina all'1%. Ma già nella seconda metà del Medioevo in Europa il consumo di oppio era andato aumentando, tanto da suscitare reazioni ufficiali nella classe medica: la Santa Inquisizione giunse al punto di vietarne l'uso anche come medicinale. Nel XVI secolo in Turchia e in Egitto l'uso di oppio era estremamente diffuso a livello popolare.

In Cina l'introduzione dell'oppio avvenne presumibilmente verso il 2800 AC, ma l'uso popolare iniziò solo molto più tardi, verso il 1100 AC, quando iniziò a diffondersi l'usanza di preparare per alcune festività un dolce a base di oppio. Verso il XVII secolo in Cina l'uso di oppio esplose quando l'imperatore vietò l'uso del tabacco da fumo, che i cinesi usavano mescolare all'oppio, e si iniziò perciò a fumare oppio puro. Il consumo di oppio aumentò tanto che all'inizio dell'800 i fumatori di oppio in Cina erano circa 10 milioni, e l'oppio veniva importato dall'India tramite la potentissima Compagnia delle Indie inglese, che ne monopolizzava il commercio. Visto questo stato di cose l'imperatore decise di ridurre le importazioni di oppio inglese, e poiché le sue disposizioni rimanevano lettera morta, ordinò nel 1839 di distruggere 20.000 casse d'oppio scaricate dalle navi inglesi a Canton, fatto che scatenò la prima guerra dell'oppio fra Cina e Inghilterra (in seguito alla quale Hong Kong rimase all'Inghilterra), che fu seguita da un'altra nel 1856.

Nel XIX secolo l'oppio conosce in Europa il suo periodo di massima diffusione: molti poeti e scrittori ne facevano uso, fra cui Coleridge, Baudelaire e altri. Tuttavia il suo uso rimase perlopiù circoscritto agli ambienti letterari e non si diffuse mai veramente, per la concorrenza sul piano dell'uso "ricreativo" del suo principio attivo, la morfina, isolata nei primi anni del secolo. In Cina nel 1906 venne proibito l'uso dell'oppio e nel 1941 il generale Chiang Kai Shek ordinava la distruzione di tutte le coltivazioni, ma nel 1946 i fumatori di oppio in Cina erano ancora 40 milioni. La rivoluzione di Mao Zedong sembra aver sradicato con successo quest'abitudine. In Iran coltivazione e uso di oppio vennero proibiti nel 1955, ma la legge fu abrogata 14 anni dopo. La rivoluzione Khomeinista nel 1979 proibì l'oppio e tutte le altre droghe, sotto pene severissime, mentre in Turchia il divieto di coltivazione è stato emanato soltanto nel 1971.

 

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