Linus Pauling
PSICHIATRIA
ORTOMOLECOLARE
TRATTAMENTO DELLA SCHIZOFRENIA
IL CERVELLO
Di tutti gli organi del corpo umano, il cervello è
il più sensibile alla propria composizione molecolare. Si sa che
il buon funzionamento del cervello richiede le concentrazioni adeguate
di molti tipi diversi di molecole. Si tratta dell' ambiente fisico molecolare
della mente. La fisiologia del cervello tende sempre a mantenere costante
questo ambiente. Nel caso di persone che soffrono di scorbuto, la concentrazione
di vitamina C nel cervello resta elevata, nonostante sia quasi completamente
esaurita nel sangue ed in altri tessuti. Il cervello è talmente
sensibile che muore se una persona è priva di ossigeno durante
qualche minuto (come si vede in una curva elettroencefalica piatta), mentre
gli altri organi sopravvivono.
Quando viene presa in considerazione la salute del resto del corpo abbiamo
visto che l'individualità biochimica differenzia singolarmente
tutte le persone tra di loro (capitolo 10). Si potrebbe forse argomentare
che non valga lo stesso riguardo le quantità di sostanze essenziali
somministrate al cervello? Dunque, dobbiamo chiederci quale ruolo gioca
l'ambiente molecolare di ogni mente nello stabilire la singolarità
della personalità di ogni individuo.
Questa semplice domanda ci porta a considerare la possibilità che
il cervello possa subire un'avitaminosi cerebrale localizzata o un'altra
malattia carenziale cerebrale localizzata. C'è la possibilità
che alcuni esseri umani soffrano una specie di scorbuto cerebrale senza
nessuna delle altre manifestazioni, un tipo di pellagra cerebrale o anemia
perniciosa cerebrale. Zuckerkandl e Pauling (1962) segnalarono che la
carenza di ogni vitamina, ogni aminoacido essenziale e tutti gli altri
nutrienti essenziali rappresentano una malattia molecolare determinata
che i nostri antenati impararono a controllare quando cominciarono a contrarla,
selezionando una dieta terapeutica, e che ancora più essere controllata
così. Le malattie carenziali localizzate sopramenzionate potrebbero
essere malattie molecolari composte, coinvolgendo non solo la lesione
originale, cioè la perdita della capacità per sintetizzare
la sostanza vitale, ma anche un'altra lesione, che causa la diminuzione
della velocità di trasporto attraverso una membrana, come la barriera
emato-encefalica, all'organo interessato,o un'altra reazione perturbatrice.
Queste deficienze nella somministrazione o nelle sintesi delle molecole
cruciali potrebbero manifestarsi in sintomi diagnosticati come psicosi
di un tipo o altro, che verrà trattata con intenti di modificare
la condotta o la personalità del paziente.
Nella nona edizione della Encyclopaedia Britannica (1881) la demenza viene
definita come una malattia cronica del cervello che produce sintomi cronici
di disordine mentale. L' autore dell'articolo, J. Batty Tuke, M.D., cattedratico
di questa specialità nella Facoltà di Medicina di Edimburgo,
segnalò che questa definizione "ha il vantaggio singolare
di mettere davanti lo studente il fatto primordiale che la demenza è
il risultato di una malattia del cervello, che non si tratta di un semplice
disordine immateriale dell'intelletto. Nelle prime epoche della medicina,
il carattere corporeo della demenza era generalmente riconosciuto, finchè
l'ignoranza superstiziosa del medioevo cancellò le deduzioni scientifiche
-anche se non sempre corrette- dei primi scrittori e vennero elaborate
teorie sul suo carattere puramente psichico. Attualmente non è
necessario combattere una tale teoria, visto che viene riconosciuto universalmente
che il cervello è l'organo attraverso il quale si manifestano i
fenomeni mentali e, di conseguenza, è impossibile concepire l'esistenza
di una psiche demente in un cervello sano".
Nel 1929, quando viene pubblicata la quattordicesima edizione della Encyclopaedia
Britannica, la situazione era cambiata in grande parte dovuto allo sviluppo
della psicoanalisi di Sigmund Freud. La definizione anteriore della demenza
fu soppressa e la sostituirono due punti di vista: quello della scuola
materialista, secondo la quale intervengono dei cambiamenti strutturali
nel cervello, e quello della scuola psicogenica, secondo il quale la demenza
è la conseguenza di anormalità dell'ego e che i cambiamenti
strutturali osservati nel cervello, in certe forme di demenza, sono dovuti
a una mentalità pervertita.
Ancora oggi, mezzo secolo più tardi, quando abbiamo ampie conoscenze
sull'azione dei farmaci psicotropi sui tumori cerebrali, le lesioni cerebrali,
i virus lenti, le carenze di proteine ed altri fattori che interessano
la funzione del cervello, esiste chi pratica la psicoanalisi tralasciando
il cervello e cercando di trattare solo l'ego.
Quando viene introdotto l'uso della vitamina B3 (bevendo il latte, a partire
del 1920, o mangiando il pane fatto con farina arricchita con questa vitamina,
a partire del 1940), guarì la supsicosi di migliaia di pazienti
afflitti di pellagra e anche le manifestazioni fisiche della loro malattia.
Per questo scopo bastano piccole dosi; la RDA del National Research Council
(Consiglio Nazionale per la Ricerca) è di 17 mg al giorno (per
un uomo che pesi 70 kg.). Nel 1939, Cleckley, Sydenstricker e Geeslin
comunicarono i successi del trattamento di dicianove pazienti, e nel 1941,
Sydenstricker e Cleckley segnalarono anche il successo del trattamento
di ventinove pazienti che soffrivano di gravi sintomi psichiatrici, con
l'uso di dosi relativamente forti di acido nicotinico (0,3 a 1,5 al giorno).
Nessuno di questi pazienti presentava i sintomi fisici della pellagra
né di nessun'altra avitaminosi. Più recentemente, molti
altri ricercatori hanno informato sulla somministrazione di acido nicotinico
o nicotinamide nella terapia delle malattie mentali. Spiccano tra loro
i dottori Abram Hoffer e Humphry Osmond, i quali, dal 1952, hanno appoggiato
l'impiego di forti dosi di acido nicotinico, oltre la terapia convenzionale,
che loro stessi mettevano in pratica per la terapia della schizofrenia.
I loro lavori provocarono il mio interesse per le vitamine. Più
avanti, in questo capitolo, torneremo più estesamente su di loro.
Una carenza di vitamina B12, la cobalamina, qualunque
sia la causa (anemia perniciosa, una carenza genetica, nei succhi gastrici,
del fattore necessario per trasportare la vitamina al sangue; o l'infestazione
dal Diphyllobothrium un verme cestodo del pesce, la cui necessità
vitale della suddetta vitamina viene soddisfatta a spese dell'ospite;
o un eccesso di flora batterica con un'elevata richiesta della suddetta
vitamina) porta alla malattia mentale, spesso più pronunciata che
le conseguenze fisiche. La malattia mentale associata all'anemia perniciosa
appare spesso anni prima dello sviluppo dell'anemia. Tutte queste manifestazioni
di una grave carenza di vitamina B12 vengono controllate, chiaramente,
dalla somministrazione delle quantità adeguate della vitamina.
Esistono anche degli indizi epidemiologici che perfino una carenza moderata
di vitamina B12 può portare a una malattia mentale. Edwin, Holten,
Norum, Schrumpf e Skaug (1965) calcolarono la quantità di vitamina
B12 nel siero di tutti i pazienti di più di trent'anni di età,
ricoverati in un ospedale psichiatrico di Norvegia, durante un anno. Dei
396 pazienti, il 5,8% (23) presentava una concentrazione patologicamente
bassa, cioè meno di 101 picogrammi per ml, e per il 9,6 % (38),
la concentrazione era al disotto di quella normale (101 a 150 picogrammi
per ml). La concentrazione normale è tra i 150 ed i 1300 picogrammi
per ml. La frequenza di questi livelli patologicamente bassi e subnormali
di vitamina B12 nel siero dei suddetti pazienti, cioè del 15,4%,
è all'incirca trenta volte maggiore di quella che si presenta nella
popolazione in genere, cioè circa il 0,5% (calcolo della frequenza
di anemia perniciosa segnata nell'area, cioè il 9,3 per 100.000
persone all'anno). Altri ricercatori hanno anche informato di una maggiore
frequenza di basse concentrazioni di vitamina B12 nel siero dei pazienti
mentali che nella popolazione totale e hanno suggerito che la carenza
di vitamina B12, comunque sia la causa, può portare alla malattia
mentale.
Queste osservazioni indicano che un maggiore consumo di vitamina B12,
così come di altre vitamine, dovrebbe far parte del trattamento
di tutte le persone mentalmente malate. La vitamina può venir somministrata
per via orale, eccetto nei casi di anemia perniciosa, per i quali sono
necessarie le iniezioni.
Kubala e Katz (1960) hanno pubblicato il risultato di un'interessante
ricerca sul rapporto tra l'intelligenza, come viene indicato nei risultati
delle prove standard sull'abilità mentale, e la concentrazione
di acido ascorbico nel plasma sanguineo. I soggetti erano 351 alunni e
studenti di quattro centri d'insegnamento (dal asilo nido all'università)
di tre città. All'inizio sono stati divisi tra il gruppo di maggiore
concentrazione di acido ascorbico (con più di 1,10 mg di acido
ascorbico per 100 ml di plasma sanguineo) e quelli del gruppo di minore
concentrazione (meno di 1,10 mg per ml), appoggiandosi nell'analisi di
campioni di sangue. Equiparandoli per paia, su una base socioeconomica
(entrate familiari, livello di educazione di padre e madre), sono stati
selezionati settantadue soggetti in ogni gruppo. Nelle prove si osservò
che il quoziente intellettivo (QI) medio del gruppo con maggiore concentrazione
di acido ascorbico era più elevato di quello del gruppo con minore
concentrazione in ogni uno dei quattro centri per le settantadue paia
di soggetti, il QI medio è stato di 113,22 e 108,71 rispettivamente,
con una differenza media di 4,51. La probabilità che una differenza
di questa magnitudine potesse essere osservata in una prova simile, praticata
su una popolazione uniforme, non arriva al 5%; di conseguenza, la differenza
osservata nel QI medio è statisticamente significativa.
Ai soggetti di entrambi gruppi venne somministrato quindi succo d'arancia
supplementare durante sei mesi e vennero ripetute le prove. Il QI medio
nel caso del gruppo che inizialmente aveva la più elevata concentrazione
di acido ascorbico aumentò molto poco (0,02%) mentre nel caso del
gruppo con minore concentrazione l'aumento è stato di 3,54 unità
di QI. Questa differenza nell'aumento è anche statisticamente significativa,
con una probabilità che solo rappresenta una fluttuazione minore
del 5% in una popolazione uniforme.
Si continuò con lo studio durante il secondo anno scolare, con
trenta due paia (sessantaquattro soggetti) y con risultati simili. La
relazione tra il QI medio e la concentrazione media di acido ascorbico
nel plasma sanguineo, di questi sessantaquattro soggetti, sottomessi alle
prove quattro volte durante un periodo di mesi, si vede nell'illustrazione
della pagina seguente. I risultati indicano che il QI aumenta in 3,6 unità
quando la concentrazione di acido ascorbico nel plasma sanguineo aumenta
del 50% (da 1,03 a 1,55 mg per 100 ml). Per molti adulti questo aumento
deriverebbe da un aumento di 50 mg al giorno di acido ascorbico ingerito
(da 100 a 150 mg/giorno). Kubala e Katz conclusero che parte delle differenze
nel risultato delle prove d'intelligenza viene determinato "dallo
stato nutrizionale temporaneo della persona, almeno riguardo ai citrici
ed altri prodotti che forniscono acido ascorbico". Loro suggeriscono
che un minore consumo di acido ascorbico diminuisce la capacità
di attenzione e la vivacità.
L'illustrazione indica che si è raggiunta la capacità mentale
massima con una concentrazione di 1,55 mg di acido ascorbico per 100 ml
di plasma sanguineo. Questa concentrazione corrisponde, per un adulto
di circa 70 kg, a una ingestione giornaliera di circa 180 mg di acido
ascorbico. Concludo che affinchè la mente possa funzionare al massimo,
l'ingestione giornaliera di acido ascorbico dovrebbe essere, almeno, tre
volte maggiore dei 60 mg consigliati dal U. S. Food and Nutrition Board,
e, almeno, nove volte i 20 mg consigliati dalle autorità britanniche
corrispondenti. Maggiori quantità potrebbero avere un effetto più
ampio.
Le persone si differenziano tra di loro riguardo la loro capacità
di adattarsi al mondo, simpatizzare con altri e guadagnarsi la vita, contribuendo
al lavoro necessario affinchè il mondo possa continuare il suo
corso. Molta gente soffre di incapacità congenita, e questa si
evidenzia nell'infanzia in termini di ritardo mentale, lento apprendimento,
alterazione della capacità di pensare. Il problema del ritardo
mentale è molto grave. Negli Stati Uniti, circa quindici milioni
di persone sono deficienti mentali, includendo circa due milioni classificate
come gravemente deficienti. Calcolo che il costo per curare questi ultimi
sia di circa cinquantamila milioni di dollari annui. Il ritardo mentale
causa sofferenza non solo alla persona che lo soffre, ma anche alla sua
famiglia.
Si conoscono molte cause del ritardo mentale, e in alcune si sa come evitare
o modificare il danno genetico. Tale è il caso della fenilcetonuria
provocata dall'incapacità di produrre l'enzima che catalizza la
trasformazione dell'aminoacido fenilalanina in un altro aminoacido, la
tirosina. Entrambi aminoacidi si trovano nelle proteine dei nostri alimenti.
Un bambino che soffre di fenilcetonuria ha un'ecceso di fenilalanina e
una carenza di tirosina nel sangue. Questa condizione interferisce con
lo sviluppo e il funzionamento adeguati del cervello, originando il ritardo
mentale. Se al bambino colpito di fenilcetonuria viene somministrato,
poco dopo la nascita, una dieta speciale, povera in fenilalanina, durante
svariati anni, non si produrrà un grave ritardo mentale.
La sindrome di Down (trisomia 21, mongolismo) deriva da una anomalia genetica
nella quale le cellule di una persona contengono tre invece di due di
uno dei più piccoli cromosomi, il numero 21. Quindi, le persone
colpite di questa malattia tendono a produrre circa 50% in più
di molti tipi di enzimi diversi, programmati dalle centinaia di geni di
questo cromosoma. Di conseguenza, le suddette persone presentano molte
anomalie: bassa statura, testa anormalmente grande e di forma inusuale,
mani e piedi anormali, lingua lunga e protuberante e occhi tagliati a
sghembo sotto pieghe epicanti, per cui la malattia è stata originalmente
chiamata mongolismo. Circa una terza parte dei colpiti soffrono di malattie
cardiache congenite e c'è una maggiore frequenza di leucemia acuta
tra di loro, che spesso sfocia in una morte precoce. Quelli che sopravvivono
fino l'età adulta mostrano un invecchiamento accelerato e muoiono
generalmente tra i quaranta e i sessanta anni di età.
La gente che soffre la sindrome di Down è placida e affettuosa,
ed i neonati di solito non piangono. Il loro ritardo mentale è
acuto, con un quoziente intellettuale abituale di 50. Nasce circa uno
tra duemila, da madri giovani, giungendo circa uno tra ventidue da madri
di più di quarant'anni. La gente colpita dal sindrome di Down costituisce
il maggiore gruppo di ritardati mentali ricoverati in case di cura negli
Stati Uniti.
Un importante problema medico e scientifico consiste nel trovare una forma
di trattare queste anomalie genetiche dalla nascita, per prevenire gran
parte del ritardo mentale, così come le anormalità fisiche,
come la bassa statura e l'apparenza inusuale. Credo che ora possiamo renderci
conto che è possibile ottenere parzialmente questo obiettivo, con
misure nutrizionali ed altre ortomolecolari. Anche una diminuzione parziale
della gravità del ritardo mentale può essere molto importante.
Un aumento nel quoziente intellettuale da 50 a 70 (normale basso) significa
la differenza tra una vita dipendente da altri ed una vita indipendente
e autosufficiente.
La Dottoressa Ruth F. Harrell, dall'Università Old Dominion, a
Norfolk, Virginia, Stati Uniti, e i suoi collaboratori, Ruth Capp, Donald
Davis, Julius Peerless e Leonard Ravitz, hanno pubblicato i risultati
di una loro ricerca, a doppio cieco, sugli effetti ottenuti nel somministrare
un miscuglio di dicianove vitamine e minerali a sedici bambini ritardati
mentali tra i cinque e i quindici anni (sei bambini e dieci bambine) (Harrell
et al., 1981). Il quoziente intellettuale iniziale del gruppo, misurato
da tre o più psicologi, oscilava tra 17 e 70, con una media generale
di 47,7. Si divisero i soggetti in due gruppi a caso. Durante i primi
quattro mesi della ricerca a doppio cieco, ai sei bambini del primo gruppo
vennero somministrate sei comprese di vitamine e minerali ogni giorno,
ed agli altri dieci del secondo gruppo vennero somministrati comprese
placebo; poi, durante quattro mesi addizionali a tutti i bambini venne
prescritto comprese di vitamine e minerali.
Secondo Harrell, l'idea di questo esperimento è sorta dopo aver
letto ciò che il professore Roger J. Williams, dell'Università
di Texas -che nel 1933 aveva scoperto l'acido pantotenico-, suggeriva
riguardo l'aiuto che un aumento nel consumo di nutrienti importanti potrebbe
apportare per controllare qualche malattia genetica (Williams, 1956).
Harrell portò avanti una prova esperimentale con un bambino di
sette anni gravemente ritardato, che ancora doveva adoperare i pannolini,
incapace di parlare e i cui quoziente intellettivo stimato era situato
tra 25 e 30. Una biochimica, la dottoressa Mary B. Allen, concepì
la formula di vitamine e minerali che figura nella tabella di questa pagina.
Con questo trattamento, il bambino cominciò a
parlare e dopo qualche settimana cominciò a leggere e a scrivere
ed ad agire normalmente. Due anni più tardi andava abbastanza bene
a scuola e il suo quoziente intellettuale giungeva i 90. Allen aveva anche
somministrato un'altra sostanza ortomolecolare, l'ormone tiroideo ai suoi
pazienti; a quattordici dei sedici soggetti della ricerca di Harrell,
venne somministrato anche tra 30 e 120 mg al giorno.
I principali risultati si possono vedere nella pagina seguente. Il gruppo
che ingerì il supplemento durante otto mesi sperimentò un
aumento costante, da46 a 61, nel quoziente d'intelligenza medio. L'altro
gruppo non esperimentò dei cambiamenti durante i primi quattro
mesi, quando gli venne somministrato il placebo; e dopo, un aumento da
49 a 59, durante i quattro mesi seguenti, quando gli venne somministrato
il supplemento di vitamine e minerali.
Da questi risultati possiamo concludere che ci si può ragionevolmente
aspettare che un bambino con ritardo mentale grave, raggiunga un aumento
di 20 punti o più del suo quoziente intellettuale ingerendo supplementi
di vitamine e minerali da un'età molto precoce.
DOSI GIORNALIERE DI VITAMINE E MINERALI SUPPLEMENTARIE
(sei compresse)
Vitamina A palmitato 15 300 IU
Vitamina D (colacalciferolo) 300 IU
Mononitrato di tiamina 300 mg
Riboflavina 200 mg
Niacinamida 750 mg
Pantotenato di calcio 490 mg
Cloridrato di piridossina 350 mg
Cobalamina 1 000 mg
Acido folico 400 mg
Vitamina C (acido ascorbico) 1 500 mg
Vitamina E (succinato di d-a-tocoferolo) 600 IU
Magnesio (ossido) 300 mg
Calcio (carbonato) 400 mg
Zinco (ossido) 30 mg
Manganese (gluconato) 3 mg
Rame (gluconato) 1,75 mg
Ferro (fumarato ferroso) 7,5 mg
Fosfato di calcio (CaHPO4) 37,5 mg
Ioduro (KI) 0,15 mg
I maggiori aumenti individuali segnati da Harrell et
al. sono stati di 24 punti (da 42 a 66) in otto mesi, e di 21 punti (50
a 71) in quattro mesi, sufficienti affinchè quei bambini potessero
diventare autosufficienti nel futuro. Il supplemento di vitamine e minerali,
composto da circa 30 volte la RDA di vitamina C, e buone quantità
di altri nutrienti che migliora lo stato nutrizionale, trarrebbe dei vantaggi
a qualsiasi persona che lo ingerisca, e consiglio che questa dieta nutrizionale
migliorata sia amministrata ad ogni bambino ritardato mentale. Il costo
di 180 comprese, cioè la provvigione per un mese, è inferiore
ai 10 dollari e, quindi, è poco in confronto con altre spese necessarie
per curare una persona mentalmente ritardata.
Tre dei bambini della ricerca di Harrell et al. soffrivano la sindrome
di Down. I loro quozienti d'intelligenza iniziali erano rispettivamente
di 42, 59 e 65, e gli aumenti all'ingerire il supplemento di vitamine
e minerali e ormone tiroideo (per i due primi) sono stati di 24 e 11 (in
otto mesi) e circa 10 punti (in quattro mesi), rispettivamente.
Non esiste nessun trattamento convenzionale riconosciuto per la sindrome
di Down.
Il Dott. Henry Turkel, di Detroit, Michigan, Stati Uniti, è il
medico che ha portato avanti i maggiori sforzi per migliorare questa condizione.
Espose i risultati delle sue ricerche in una comunicazione al Select Committee
on Nutrition and Human Needs of
the United States Senate, il cui presidente era allora il senatore George
McGovern (Turkel, 1977), e, precedentemente, nel suo libro,New Hope for
the Mentally Retarded-Stymied by the FDA ("Una nuova speranza per
i ritardati mentali, ostacolata dal FDA") (Turkel, 1972). Nel 1940,
Turkel aveva iniziato a trattare i pazienti colpiti dalla sindrome di
Down con compresse la cui composizione aveva ideato. Le suddette compresse
contengono principalmente sostanze ortomolecolari -dieci vitamine, nove
minerali, un aminoacido (acido glutamico), colina, inositolo, acido paraminobenzoico,
ormoni tiroidei, acidi grassi insaturi ed enzimi digestivi-. Queste sostanze
dovrebbero migliorare la salute dei pazienti. La loro preparazione contiene,tra
l'altro, svariati farmaci, in dosi minori da quelle abituali. Uno di questi
farmaci è il pentilenetetrazole, che stimola il sistema nervoso
centrale. Un altro è l'aminofilina, stimolante del cuore. Non ho
sufficiente conoscenza su farmaci per potere fare un commento sull'efficacia
nei suddetti pazienti, ma esiste la possibilità che la sua azione
come stimolanti sia benefica.
Conosco il Dott. Turkel e posso far fede della sua integrità e
della sua convinzione. I risultati che segnala sono impressionanti. Molti
bambini presentano una diminuzione delle anomalie nella crescita e sviluppo,
specialmente quelle ossee. Il loro aspetto cambia e s' indirizza verso
la normalità. La loro capacità mentale e la loro condotta
migliorano fino al punto di riuscire a lavorare e guadagnarsi la vita.
Durante il periodo nel quale ingeriscono le compresse crescono velocemente
e la crescita s'interrompe durante i lassi nei quali non le prendono.
Concludo che esiste poco pericolo che il suddetto trattamento, o il trattamento
con i nutrienti supplementari, possa essere dannoso ed esistono delle
prove a dimostrazione che i pazienti se ne avvantaggierebbero significativamente.
Negli Stati Uniti, circa 300.000 persone soffrono la sindrome di Down.
Credo che tutti -specialmente i più giovani - dovrebbero provare
i supplementi nutrizionali, affinchè si possa cercare di sapere
fino a che punto possono beneficiarli.
Turkel tratta i pazienti colpiti dalla sindrome di Down, nello stato di
Michigan, ma il Food and Drug Administration non gli consente di inviare
le sue compresse fuori dallo stato. Nel 1959, presentò al FDA una
richiesta di autorizzazione per farmaci nuovi (necessaria perchè
le sue compresse contengono alcuni farmaci). La richiesta è stata
rifiutata, e altrettanto è successo in occasioni posteriori. Il
direttore del National Institute of Neurological Diseases and Blindness
(Istituto Nazionale per le Malattie Neurologiche e la Cecità, degli
Stati Uniti), alludendo al trattamento di Turkel per i pazienti colpiti
dalla sindrome di Down, scrisse che "teoricamente, e fondandosi negli
effetti conosciuti dei suddetti farmaci, che includono vitamine, minerali
ed altri farmaci, i nostri assessori hanno segnalato che, anche se non
sono dannosi, dubitano che i suddetti farmaci abbiamo valore specifico
nel trattamento del mongolismo" (Turkel, 1972, p. 123). L' FDA, nel
rifiutare la richiesta del nuovo farmaco, menzionò che "i
fatti conosciuti sul mongolismo escludono la speranza ragionevole che
i suoi prodotti possano beneficiare tale condizione, causata da un difetto
nella struttura cellulare di base. Queste raccomandazioni, aggiunte alla
lunga storia dell'incapacità della scienza medica di trovare un
trattamento o una cura per il mongolismo, indicano che non ci sono speranze
che abbia successo un trattamento fondato sul tipo di preparazioni che
Lei intende prescrivere" (Turkel, 1972, p. 119).
Penso che questo atteggiamento da parte dei National Institutes of Health
(NIH) e del FDA deriva dall'ignoranza, dal pregiudizio, dalla mancanza
di conoscenza della natura delle vitamine e di altre sostanze ortomolecolari,
e della mancanza di speranza o visione (sembrano di essere convinti che
non si possa scoprire niente di nuovo).
L'autismo è una malattia genetica che si manifesta nei primi due
o tre anni di vita in uno ogni tremila bambini circa (l'80% sono bambini).
Il bambino autista si mantiene isolato, non sviluppa rapporti sociali
con i suoi genitori o altre persone. Ha problemi di linguaggio, rifiutandosi
di parlare o adoperando un linguaggio in maniera strana. Si attacca a
rituali, rifiuta i cambiamenti e ha un insolito attaccamento agli oggetti.
Il suo quoziente intellettuale è generalmente basso e può
sviluppare attacchi di tipo epilettico. Quelli i cui quoziente intellettuale
è leggermente più elevato possono trarre un qualche beneficio
dalla psicoterapia e dell'educazione speciale.
Non esiste nessuna terapia convenzionale riconosciuta per l'autismo. Ciò
nonostante, svariati ricercatori hanno segnalato che i supplementi vitaminici
sono efficaci. Il Dottore Bernard Rimland, uno psicologo, direttore del
Institute for Child Behavior Research (Istituto per la Ricerca sull'Atteggiamento
Infantile), a San Diego, California, Stati Uniti, ha portato avanti l'esperimento
più significativo in questo campo (Rimland, 1973; Rimland, Callaway
e Dreyfus, 1977). Tramite i loro genitori, Rimland è riuscito a
fare sì che 190 bambini autistici fossero studiati durante ventiquattro
settimane. E' stato richiesto ai genitori di ogni bambino di ottenere
la cooperazione del suo medico o di un altro medico locale, per fornire
supervisione medica e per formulare rapporti mensili sullo stato del bambino
col trattamento vitaminico. Molti genitori intopparono con una resistenza
talmente forte da parte dei medici che dovettero rinunciare; per cui il
numero dei bambini della ricerca si ridusse da 300 a 190.
Dopo aver ingerito gradualmente le compresse, durante un periodo di cinque
settimane, i bambini ne presero dieci al giorno durante dodici settimane.
Dopo veniva un periodo senza trattamento, durante due settimane, continuato
da due settimane d'ingestione giornaliera di dieci comprese. Il consumo
giornaliero di nutrienti fornito dalle dieci comprese includeva 1 000
mg di vitamina C, 1 000 mg di niacinamida, 150 mg di piridossina, 5 mg
di tiamina, 5 mg di riboflavina, 50 mg di acido pantotenico, 0,1mg di
acido folico, 0,01 mg di vitamina B12, 30 mg di acido paraminobenzoico,
0,015 mg di biotina, 60 mg di colina, 60 mg di inositolo e 10 mg di ferro.
Il costo delle vitamine giungeva circa i 10 dollari mensili.
I genitori ed i medici preparavano regolarmente i rapporti che venivano
analizzati riguardo le migliorie, durante il periodo d'ingestione delle
vitamine, e al peggioramento durante l'intervallo senza trattamento. La
conclusione è stata che 86 dei 190 bambini (il 45%) mostrarono
un grande miglioramento, un molto buon miglioramento o miglioramento significativo;
78 (il 41%) presentarono un miglioramento leggermente inferiore; 20 (l'11%)
non mostrarono nessun cambiamento; e 6 (il 3%) peggiorarono. Quindi, circa
il 75% dei bambini si avvantaggiò col supplemento nutrizionale,
e solo il 3% peggiorò.
Esistevano indizi che la vitamina B6 aveva una importanza basilare, e
allora si portò avanti una ricerca a doppio cieco con quindici
bambini (Rimland et al., 1977). Durante l'esperimento, i bambini continuarono
ad ingerire le stesse vitamine, minerali e farmaci che prendevano prima
dall'inizio della ricerca. Durante un periodo, ogni bambino ingerì,
sia vitamina B6 (75 a 800 mg al giorno, le dosi differivano a seconda
del bambino) o un placebo, e dopo, durante un secondo periodo, il placebo
o la vitamina B12. E' stato giudicato che dieci dei quindici bambini si
erano avvantaggiati con la vitamina B6 (punteggio medio di +24), uno non
mostrò dei cambiamenti e quattro peggiorarono (punteggio medio
-16). I ricercatori conclusero che la vitamina B6 sembra di essere un'agente
sicuro, potenzialmente efficace per la cura dei bambini autistici. La
mia opinione, fondata sugli esperimenti di Rimland e di altri, è
che il trattamento ortomolecolare con vitamine e minerali dovrebbe essere
provato con tutti i bambini autistici, vista la possibilità che
ha di ottenere un significativo miglioramento, senza il pericolo di produrre
effetti secondari dannosi, che agiscono come un freno alla sperimentazione
con farmaci.
L'epilessia è uno scombussolamento ricorrente nel cervello che
implica brevi accessi di alterazione della coscienza, generalmente un
accesso di convulsioni, con perdita di coscienza e spasmi nelle estremità.
Gli accessi convulsivi possono essere provocati dai farmaci e dalla mancanza
di ossigeno, ma la causa della maggioranza degli attacchi epilettici è
sconosciuta. Circa il 2% degli americani soffrono di epilessia. Il trattamento
convenzionale consiste nell'uso di farmaci anticonvulsivi (difenilidantoina,
fenobarbital e svariati altri). Questo trattamento è generalmente
efficace, ma gli effetti secondari possono essere fastidiosi.
Nel suo esperimento sui supplementi nutrizionali e il ritardo mentale,
Harrell notò che tre dei bambini con tendenza a accessi convulsivi
non ne hanno avuto nessuno durante gli otto o quattro mesi nei quali ricevettero
il supplemento di vitamine e minerali. Harrell studiò sette bambini
in più con tendenza a accessi convulsivi, somministrandoli il supplemento
durante un mese, periodo nel quale non ne hanno avuto nessuno. La sua
richiesta al National Institutes of Mental Health per ottenere una sovvenzione
adibita a finanziare degli esperimenti fu rifiutata.
Dovrebbe essere provato il trattamento nutrizionale nei bambini che tendono
a soffrire degli accessi convulsivi. Giova generalmente la salute, e in
molti casi, potrebbe controllare il problema dei bambini con tendenza
a convulsioni così come i farmaci, senza gli effetti secondari
sgradevoli.
I disturbi affettivi sono una forma di malattia mentale che implica una
sensazione o emozione o disturbo che si manifesta per una risposta e una
reazione inadeguata alle circostanze obiettive del momento. I disordini
schizofrenici sono forme di disordini affettivi, con tendenza a essere
cronici, e che implicano svariati sintomi psicotici, come deliri, allucinazioni
e un peggioramento nel funzionamento generale durante lunghi periodi.
Quasi tutti abbiamo dei momenti di tristezza, depressione e pena, dopo
una morte o una delusione, e periodi di esaltazione dopo il successo o
l'ottenimento di qualcosa. E' soltanto quando questi momenti durano troppo
tempo, quando l'umore è troppo estremo e quando la persona non
risponde alle parole e agli atti tranquillizzanti ed altri sforzi per
aiutare, che si può descrivere la persona come psicotica e colpita
da un disturbo affettivo. La schizofrenia ed altri disturbi affettivi
sono le principali malattie mentali. Si calcola che circa il 12% degli
uomini e circa il 18% delle donne soffrono una qualche forma di disturbo
affettivo, clinicamente significativo, durante la loro vita, e circa il
2% passano per uno o più episodi schizofrenici negli Stati Uniti.
I disturbi affettivi -depressioni, gioia, episodi schizofrenici- hanno
cause molto svariate, come i farmaci (contracettivi steroidei, altri steroidi,
L-dopa, reserpina, cocaina, tranquillanti, anfetamine, ecc.,) o malattie
(influenza, epatite, mononucleosi, encefatite, tubercolosi, sifilide,
sclerosi multiple, cancro, ecc.). Altre cause includono la carenza di
vitamine (B1, B3, B6, B12), o reazioni allergiche ad alcuni alimenti,
prodotti chimici e altri fattori ambientali (Hoffer e Osmond, 1960; Hawkins
e Pauling, 1963; Cheraskin e Ringsdorf, 1974; Philpott, 1974; Pfeiffer,
1975; Dickey, 1976; Lesser, 1977). La migliore maniera di controllare
queste psicosi è trovare ed eliminare le loro cause. Spesso, anche
una migliore nutrizione aiuta.
Il maniacodepressivo si tratta generalmente con composti di litio. Questo
elemento si trova nella crosta terrestre, in molte piccole quantità,
0,01%, molto inferiori al sodio, 2,8%, o al potassio, 2,6%. Lo ione di
litio potrebbe influire sul sistema nervoso nell'interferire col movimento
degli ioni di sodio e di potassio. Non si sa se il litio sia necessario
per la vita e probabilmente non dovrebbe venir chiamata sostanza ortomolecolare.
Durante le due ultime decadi, moltissimi giovani hanno sviluppato psicosi
per l'uso di farmaci che cambiano l'umore - eccitanti, tranquillanti,
cocaina e droghe più dure, probabilmente anche la marihuana-. Molti
si sono ristabiliti fino al punto di riuscire ad avere una vita normale
con l'ingestione ottimale e regolare di vitamine e minerali.
(versione inglese : Orthomolecular psychiatry Treatment
of schizophrenia, edited by David Hawkins, San Francisco, 1973, 697 p.)
Linus Pauling
Editrice Planeta (Spagna) 1986
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