UMBERTO ECO
Arte programmata
Catalogo della mostra di Munari, Mari, Anceschi, Boriani, Colombo,
De Vecchi, Varisco e gruppo N, Milano, 1962
da: U. Eco, La definizione dell' arte, Bompiani, Milano, 1983,
pp. 231-236
[...] Se le abitudini percettive ci incoraggiavano a godere
una forma ogni quel volta essa si presentasse come qualcosa di
compiuto e conchiuso, ebbene, occorreva inventare forme che invece
non lasciassero mai riposare l'attenzione ma apparissero sempre
diverse da se stesse. E così, mentre gli informali elaboravano
una "movimentazione" del quadro sul piano bidimensionale
della tela, configurando uno spazio e una dialettica di segni
capaci di condurre l'occhio in una ispezione sempre rinnovabile,
gli inventori di forme matematiche tentavano le vie della "movimentazione"
tridimensionale, costruendi strutture immobili che, viste da più
prospettive, apparivano mutevoli e cangianti, o addirittura strutture
mobili, "cinetiche".
Così, mentre i primi costruivano delle opere "aperte"
nel senso che disponevano costellazioni di elementi dai rapporti
multipli, i secondi costruivano opere non solo "aperte"
ma addirittura "in movimento".