Emanuele Colombo
Nota sulle fonti
Le fonti consultate per la stesura del testo provengono da sei differenti archivi, indice della notevole dispersione della documentazione riguardante il Vigevanasco. Per quanto riguarda il contado di Vigevano abbiamo utilizzato i fondi omonimi (contado di Vigevano) conservati presso l'Archivio di Stato di Novara e l'Archivio di Stato di Torino. Il primo di questi contiene alcuni libri di congregazioni (1600-1636) e registri di spese (in totale una ventina di cartelle), ma è ben poca cosa in confronto al secondo, dotato di oltre cento cartelle dedicate per il Seicento al materiale più vario: anche qui verbali di congregazioni, stipule di censi, inchieste sullo stato della provincia, e insomma notizie concernenti vari aspetti dell'istituzione e delle undici comunità. Il fondo, portato a Torino col passaggio del Vigevanasco ai Savoia nel settecento, non era mai stato studiato: ci siamo così trovati di fronte a materiale del tutto vergine e ricco di informazioni.
Utilissimo per lo studio della provincia è risultato anche il fondo notarile del contado depositato in Archivio di Stato di Pavia, e in particolar modo per una famiglia di notai di Gambolò, i Cassini; all'interno della documentazione di Gio. Antonio Cassini abbiamo infatti rinvenuto i bilanci del contado, una somma di spese fatte dalla provincia recanti traccia dell'attività amministrativa più diversa. Anche qui si trattava di materiale inedito, senza contare che la storiografia non ha mai nemmeno cercato di approcciare lo studio dei contadi per mezzo della documentazione notarile, che noi invece abbiamo trovato di straordinaria utilità perché capace di un dettaglio impensabile per le altre fonti. Abbiamo poi consultato la parte antica dell'Archivio Storico Civico di Vigevano e alcuni fondi dell'Archivio di Stato di Milano. Per quel che riguarda Vigevano siamo in presenza di una documentazione quasi unicamente cittadina, tolte le notificazioni di fine Cinquecento delle varie comunità per la loro integrazione fiscale entro il Vigevanasco; ne abbiamo dunque utilizzato in vista, più che altro, di raffronti con la situazione cittadina quando ne ritenevamo il caso. Anche da Milano abbiamo tratto per il contado ``cenni'' sparsi da vari fondi (Feudi camerali, Censo, etc.), mentre di fondamentale importanza per lo studio di Gambolò si è rivelata la documentazione conservata nel fondo di Confini parti cedute, che costituisce una sorta di ``fotografia'' della comunità al 1723, quando fu condotta l'indagine preparatoria per il Catasto Teresiano.
Per Gambolò, oltre il ricco fondo notarile in Archivio di Stato a Pavia (generalmente poco o pochissimo sfruttato), è risultato di assoluto interesse il locale Archivio Storico. Questi contiene una serie di ``Convocati'' (le riunioni del Consiglio comunale) pressochè completa da inizio Cinquecento in avanti, e inoltre una ricchissima documentazione anch'essa con origine cinquecentesca riguardante le proprietà, gli estimi e le spese della comunità, ovvero i Registri di contabilità.