Dipartimento della Pubblica Sicurezza
Comitato Nazionale per le Pari Opportunità

 

Relazione alla Presidenza del Consiglio dei ministri sull'attività svolta dal maggio 2000 al maggio 2002.


Il Comitato per le pari opportunità del Dipartimento della pubblica sicurezza è stato istituito, in attuazione dell'art. 20 del D.P.R. 31 luglio 1995 n. 395, con Decreto del Capo della Polizia in data 22 gennaio 1997.
L'organismo è presieduto da un rappresentante dell'Amministrazione - primo dirigente della Polizia di Stato dottoressa Dora PETROLINO - ed è composto, in pari numero, da rappresentanti delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale e da funzionari dell'amministrazione della pubblica sicurezza.
Nel periodo maggio 2000/marzo 2001 il Comitato si è riunito tre volte ed ha dedicato la sua attività prevalentemente all'acquisizione ed elaborazione dei risultati dell'indagine conoscitiva svolta nell'anno 2000 sulle condizioni di vita e di lavoro delle donne e degli uomini nell'ambito della Polizia di Stato.
Attraverso tale indagine conoscitiva, e la successiva pubblicazione dei risultati di essa sul sito WEB dell'Amministrazione, il Comitato ha cercato di acquistare visibilità, dal momento che, a distanza di cinque anni dall'istituzione, la sua attività, e la sua stessa esistenza, sono scarsamente conosciute.
Nel periodo maggio 2001/maggio 2002 il Comitato - la cui composizione ha subito variazioni per la sostituzione del presidente, di un componente e, per due volte, del segretario - si è riunito quattro volte, con cadenza trimestrale.
In tale periodo il Comitato ha cercato di acquistare visibilità anche all'esterno, prendendo, nei limiti delle sue possibilità, contatti con i corrispondenti organismi del Ministero dell'interno e di altre pubbliche amministrazioni, nonché con istituzioni culturali che curano studi e ricerche sulla condizione femminile.
Sui risultati di tale attività, e sulla possibilità di intraprendere iniziative di più ampio respiro, incide peraltro la circostanza che all'istituzione del Comitato, e delle Commissioni provinciali previste in sede periferica dal D.P.R. n. 395 del 1995, non hanno sinora fatto seguito provvedimenti atti a fornire all'organismo gli strumenti organizzativi ed i mezzi finanziari necessari ad assolvere con efficacia i suoi compiti.

Nel periodo in riferimento il Comitato si è comunque occupato di:

  • esaminare lo stato di attuazione della legge 8 marzo 2000 n. 53, la cui applicazione ha incontrato qualche difficoltà, sia per la peculiarità dell'attività di polizia, sia perché in alcuni punti il dettato normativo si presta a difformità di interpretazione;
  • valutare la proposta di legge n. 1331 d'iniziativa del deputato Angela Napoli in materia di molestie sessuali sui luoghi di lavoro;
  • esaminare i dati sulla presenza femminile nelle Forze armate,
  • esaminare i codici di comportamento che si sono date le altre amministrazioni al fine di realizzare pari opportunità.

Particolarmente interessante è risultato, al fine del confronto di esperienze, l'esame della pubblicazione "Guida alle buone pratiche per la conciliazione della vita familiare e professionale", frutto di una ricerca coordinata dall'ufficio per la donna del ministero spagnolo del lavoro e degli affari sociali, che mette a confronto le legislazioni e le prassi di sette paesi dell'unione europea.

Le principali iniziative assunte nel periodo in riferimento sono consistite:

  • in un incontro con il corrispondente organismo dell'Amministrazione civile dell'Interno, in vista della partecipazione ad un convegno di studio - tuttora da svolgersi - sul mobbing nei luoghi di lavoro;
  • in uno studio sulla posizione giudica del personale femminile dimesso dai corsi di formazione a causa di gravidanza. A conclusione di esso si è ritenuto di interessare i competenti organi dell'Amministrazione, evidenziando le problematiche riscontrate e fornendo suggerimenti operativi.

Allo stato attuale, le principali problematiche di pari opportunità, sulle quali continuerà ad attivarsi il Comitato, sono:

1. la mobilità, intesa sia come destinazione, all'atto dell'ingresso in ruolo, ad una sede diversa da quella di residenza, sia come trasferimento che consegue, non di rado, alla progressione in carriera;
2. il trattamento riservato, ai fini della frequenza dei corsi di formazione, al personale femminile in stato di gravidanza, trattamento che, sebbene previsto anche a tutela delle interessate, comporta, all'atto pratico, conseguenze penalizzanti sotto più aspetti.

Roma, 19 giugno 2002


La Presidente
(Dora Petrolino)