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Hermandad del Senor de los Milagros

Priore: Juan Fernandez


La confraternita aggrega circa 35 aderenti ed è costituita secondo la devozione tipica Peruviana, che si differenzia non nella sostanza ma nel simbolismo come ad esempio il tabarrino che da noi significa appartenenza ad una società di tipo elitario. Il loro tabarrino viene chiamato schiavina ed è il simbolo della schiavitù sopportata e viene messo al seguito di Cristo per caricarlo sulle spalle.

La loro cappa di colore viola ci vuol ricordare la passione di Nostro Signore e il cordone portato intorno al collo è un altro simbolo della passata schiavitù e serviva ad apoggiarsi per sopportare i pesi trasportati. Questa confraternita attualmente partecipa alle maggiori manifestazioni indette dal Priorato.



STORIA DEL SIGNORE DEI MIRACOLI


Una serie di fatti straordinari sono andati ad accrescere il fervore dei limegni e di tutti i peruviani per l'immagine sacra del Signore dei Miracoli.
Racconta la tradizione che il 13 novembre 1655 uno spaventoso terremoto colpì la città di Lima riducendo in macerie i palazzi e le chiese, inclusa la modesta abitazione di fango del quartiere di Pachacamilla, in cui un abitante di colore, anni fa, aveva dipinto l'immagine del Signore crocifisso.
Ma nello stesso tempo in cui il terremoto distruggeva ogni cosa si manifestò il miracolo: il sisma rispettò il muro dove l'antico schiavo angolano immortalò il Signore; questo bastò affinché il popolo cominciasse a venerarlo.

Trentadue anni dopo un maremoto distrusse il Callao il 20 ottobre del 1687, scosse la capitale fino alle fondamenta distruggendo la piccola cappella che era stata innalzata in onore della miracolosa immagine, eccetto l'altare maggiore, lasciando intanto un'altra volta il Signore della Croce.

Quel tragico giorno di trecento anni fa fece che per la prima volta si portasse in processione per le polverose vie del quartiere di Pachacamilla, una copia dipinta ad olio del Signore dei Miracoli, e si stabilì di ripetere la processione tutti gli anni i giorni 18 e 19 ottobre.
Alla fine un altro terremoto avvenuto il 28 ottobre 1746 distrusse gran parte della riedificata cappella e del monastero, rispettando nuovamente la miracolosa immagine. Questa data diede origine alla terza ricorrenza annuale della famosa processione.

Da allora l'esiguo gruppo di persone che tutti gli anni faceva un breve percorso per le strade circostanti la cappella, è andato crescendo fino a convertirsi nella più grande, fervorosa, fraternale e democratica concentrazione umana, che durante i tre giorni percorre punti tanto distanti della città come Las Nazarenas e Barrios Altos, impregnando la capitale di mistico profumo.

L'anno 1766, il Virrey (messaggero del regno spagnolo) e Juniet decisero di iniziare la ricostruzione di un nuovo tempio che fu inaugurato il 20 gennaio 1771, lo stesso che, con qualche rifacimento, presta servizio ai fedeli ancora oggi.
Restano memorie di altri fatti sorprendenti che accaddero alla meravigliosa pittura e del suo autore. Don Làzaro Costa Villavicencio racconta che Benito fu liberato dal suo padrone dopo essere sopravvissuto ad una terribile epidemia di febbre gialla che si sviluppò all'interno del quartiere Magdalena, dove accudì pietosamente i malati, i moribondi e seppellì i cadaveri.

Quando si trovava in una fattoria di Pachacamilla si sentì ispirato e desise di dipingere l'immagine del Signore, interpretandolo in maniera tanto reale, bella, raggiante, divina e sacra, come la vediamo oggi.
I vicini raccontarono che mentre egli dipingeva si vedevano riflessi di luce e si ascoltava musica celestiale proveniente dalla sua stanza. I rumori e la luce aumentarono a tal punto che un gruppo di curiosi decisero di investigare di cosa si trattasse, ma trovarono Benito morto ma in perfetto stato di conservazione.

Il culto che iniziò a ricevere quel crocifisso di quel quartiere popolato da indigeni, deportati da Pachacamac e schiavi negri, dette origine a frequenti scandali che obbligarono le autorità ad ordinare di cancellare la pittura che era la causa di tutto questo.
Quando l'operaio che avrebbe dovuto fare il lavoro ordinatogli, salì sulla scala fu colpito da forti convulsioni che lo buttarono a terra privo di sensi. Un altro che pretese di continuare il lavoro, rimase con il braccio paralizzato all'approssimarsi del dipinto e nello stesso tempo il cielo cominciò ad oscurarsi ed una pioggia torrenziale cadde ininterrottamente.

Davanti a tali prodigi fu revocato l'ordine di cancellare il dipinto, edificando in cambio di una modesta cappella con la collaborazione dei devoti e cominciando a chiamarla il Signore dei Miracoli. Più avanti, nel tentativo di rialzare il muro per collocarlo in un altare, si sbriciolarono le parti del dipinto dove appare la Vergine Maria e Maddalena, lasciando intatto Gesù crocifisso.

Sono questi i fatti raccontati dalla tradizione e dalla storia, oltre ad altri fatti straordinari accaduti che hanno fatto che si rafforzasse la già solida fede verso il venerato Signore dei Miracoli.
Si dice che Manuel Amat e Juniet, il Virrey del Paseo de Aguas de la Palza de Acho, lo stesso che terminò il Real Felipe, en el Callao, ordinò la costruzione della chiesa per il cristo di pachacamina. Nell'enorme fervore amoroso per la Perricholi si conciliò, ponendo un tetto a quel muro. Nello stesso lato cedette un terreno per le suore che si assunsero il diritto di custodirlo ed un giorno, dopo la visione di una di esse, nacque l'abito viola.

I sismologi affermano che ottobre è per eccellenza il mese dei terremoti, ed in ottobre esce il Signore dei Miracoli a percorrere le vie, tra i canti ed il fervore della gente che lo accompagna, dove una voce lontana incita "Avanti fratelli, avanti!".
Alle spalle del Signore dei miracoli, all'altro lato delle Ande, rimane impresso l'eterno sorriso della Vergine delle nuvole, la stessa che in una epoca lontana toccò con le sue mani delicate le tempie dell'uomo che dipingeva il suo dolore e la sua speranza con la forma di un Cristo, nella baracca di Pachacamilla.