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The
Eiger
Marvin
Vörg Haston vive a Randelfold, una piccola città
sulle Alpi Svizzere, è un alpinista. Qualche anno fa
si è iscritto ad un club alpino; le escursioni erano
incredibili: posti bellissimi, montagne altissime, foreste lussureggianti,
verdissimi prati, laghi e fiumi dalle acque cristalline…
luoghi incantati.
Durante una delle attività con il club incontrò
Frizt Harber, un ragazzo con i suoi stessi interessi. Insieme
hanno passato momenti incredibili, passeggiando per stretti
sentieri ammirando la bellezza selvatica dei posti che attraversavano.
Presto però queste escursioni cominciarono ad annoiarli;
volevano emozione e rischio.
La
parete nord misurava quasi 2.000 metri dalla base alla vetta,
non riceveva mai la luce del sole ed era leggermente concava,
cosa che rendeva difficile la sua scalata e che, in passato,
aveva provocato molti incidenti con conseguenze mortali sull’Eiger.
Ma questo non li intimidiva, desideravano conquistare la più
alta delle montagne.
Prepararono gli zaini con i sacchi a pelo, provviste, kit di
pronto-soccorso, corde, chiodi, giacche a vento…
Andarono in macchina fino alla fine dell’autostrada che
portava a Grindelwald, la città più vicina alla
montagna. Da lì l’Eiger, avvolto nella nebbia,
era enorme e terrificante, ma sapevano che non era niente in
confronto alla vista che li aspettava quando sarebbero arrivati
ai suoi piedi.
L’emozione che provarono fu indescrivibile. Con grande
difficoltà arrivarono fino al “Passo Hinterstoisser”,
da lì non si poteva più tornare indietro. Proseguirono
la scalata fino al primo ghiacciaio, dove avevano deciso di
passare la notte. Il freddo, la neve… gelarono le ossa
dei due alpinisti.
Il giorno seguente dopo diverse ore di dura salita a causa delle
terribili condizioni atmosferiche e sempre più indeboliti,
raggiunsero il “Voyage of the God”(Passo di Dio?);
dove avevano programmato la loro seconda sosta sulla parete.
Dopo un’interminabile notte senza chiudere occhio, congelati
per il freddo pungente, continuarono con grande determinazione
la loro scalata. Poco sopra, un grosso lastrone di ghiaccio
li stava aspettando, era il “Ghiacciaio del Ragno”:
un ostacolo che rendeva quasi impossibile la conclusione della
spedizione. Ma questo non li fece fare marcia in dietro, sapevano
che l’unica via d’uscita per quella parete passava
per la vetta, non potevano abbandonare. Le provviste erano quasi
completamente finite, le giacche a vento praticamente non si
sentivano, era come se la pelle fosse coperta da nastro. Erano
appesi alle corde quando, improvvisamente, Frizt scivolò
e cadde nel crepaccio; Marvin riuscì con grande difficoltà
ad arrestare la caduta, ma la roccia era fragile a causa del
freddo ed era sul punto di staccarsi. Marvin era molto spaventato,
la tensione era altissima, non aveva mai avuto così paura.
Capì che la situazione stava precipitando.
- Marvin… Marvin……!”- Ma Marvin era
paralizzato. In un attimo che sembrò interminabile vide
che la roccia cedeva, con un ultimo crack, e Frizt, senza più
il sostegno della roccia scomparve nelle profondità del
crepaccio; le sue grida strazianti furono rotte dal silenzio.
Marvin non era in grado nemmeno di piangere, aveva un nodo alla
gola che gli impediva perfino di respirare. Ma la scalata doveva
continuare, doveva portare a termine l’impresa.
Riuscì a passare il “Ghiacciaio del Ragno”
e alla fine raggiunse la vetta. Passò lì la notte
poi cominciò la discesa dall’altro versante della
montagna. Dopo tre giorni di dura scalata, dopo aver perso il
suo miglior amico, il freddo, la neve… riuscì ad
arrivare a Grindelwald dove Mark lo attendeva con ansia.
Marvin non poteva parlare, era completamente a pezzi per la
scomparsa di Frizt. Sapeva che lo avrebbe potuto aiutare, e
se solo avesse allungato anche solo qualche centimetro il braccio,
lo avrebbe raggiunto.
Ogni notte lo stesso sogno, le stesse grida.
- Marvin, non lasciarmi cadere, allunga la mano…! Marvin,
nooooooo! -
Era con Frizt sul “Ragno”, il suo compagno appeso
alla roccia, che gli chiedeva di non lasciarlo cadere…
non riusciva mai ad aiutarlo e questo gli pesava sulla coscienza.
Era sicuro che se fosse tornato indietro, sarebbe stato in grado
di superare le sue paure e avrebbe teso la mano per salvare
l’amico.
Una di quelle notti ebbe la sua opportunità. Vide l’amico
che era scivolato, aveva lo sguardo disperso e supplichevole,
il volto contratto e spaventato… poi riuscì a superare
la sua paura e allungò il braccio fino a raggiungere
con la punta delle sue dita, in un ultimo sforzo, le bianche
nocca del compagno d’avventura.
Il suo cellulare squillò e Marvin si svegliò di
soprassalto.
- Ciao Marvin! Ti sto aspettando a casa di Joe. Domani sull’Eiger!
Sei pronto?...
Era Frizt! Era vivo!
Era stato tutto un sogno? O una premonizione?
rachel
* versione tradotta in italiano del racconto inviato
dalla nostra collaboratrice spagnola Rachel
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