Fiera

C’è posto per tutti. Venite. Non costa niente. Va bene così. Non spingete. Non si parte se non salite tutti. Certo, può salire anche lei. Non ci sono limiti di età. Avanti. Faccia salire anche la sua signora. Se fate un giro avrete diritto a un secondo giro. Se poi volete andare avanti non ci sono problemi. Cosa dice signore? Non la sento. Alzi la voce. Ma certo. Può venirci a trovare anche domani. Qui non chiudiamo mai. E lei signorina. Non abbia paura. Se si sporca il vestito glielo laviamo noi a nostre spese. Allora. Dai che posto ce n’è! Ad immortalare questo momento ci pensa il nostro fotografo. Arriva dalla Romania. E’ il migliore della Romania. Eccovi il nostro Cosmin. Saluta i clienti, Cosmin. Bene, bene, bene. E ora allacciatevi le cinture perché si parte. Signori e signore, anziani e bambini benvenuti sulla Giostra della Noia. Provatela e non vorrete più scendere. La Giostra della Noia, signori e signori.
Non si può dire che non fosse curiosa e poi era l’unica novità di quell’anno. Molti si erano fermati aspettando che cominciasse un altro giro. Di quelli appena partiti non si aveva notizie. Non si sentivano urla o sorrisi. Niente. Quella giostra non doveva essere tanto divertente eppure c’era molta gente in fila pronti per provarla. In effetti la giostra funzionava. Non era uno scherzo. Tutti si stavano terribilmente annoiando. Morire di noia non era più un eufemismo. Non vedevano l’ora di scendere. Ma quando finisce? Si domandavano. Nessuno sapeva dirlo. Non c’erano mai saliti prima. Qualcuno incominciava a pensare che sarebbero rimasti su per sempre. Una bambina se la prese col padre. Te l’avevo detto che era meglio andare alla casa dei fantasmi. Il padre, scocciato più della figlia che dalla giostra, promise che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe portata al parco giochi. Solo un tizio sembrava non dare peso a quella situazione. Era probabilmente uno di quelli che si annoiavano un giorno sì e un giorno sì. Nessuno fece caso a lui. Erano troppo impegnati a fare gli insofferenti. Cosmin, il fotografo, si era messo a scattare qualche foto. Non la presero bene. Qualcuno gli saltò addosso. Cosmin non era certo magrolino per cui ce ne volevano almeno tre per tenerlo fermo. Una vecchia intanto gli aveva strappato via la macchinetta dalle mani e stava cercando di togliere il rullino. Volevano ritornare indietro senza tanti se e ma. Certo che sarebbero scesi. Non sarebbe durata mica all’infinito. Alla fine l’ebbero vinta loro. La giostra rallentò e tutti quanti scesero. Ne salirono degli altri e il giro ripartì. Io e il mio amico ci allontanammo in silenzio. Dopo un po’ attaccò lui a parlare.
Io non è che mi sono annoiato così tanto.
Già.
Sai che ti dico. Chi si annoia non sa godersela, la vita.
Già.
Ehi, ma che hai?
Io? Niente. Dicevi?
Niente, stavo solo pensando.
A che?
Bè, domani è lunedì.


paolo

 

 

 

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