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Otto
e mezzo
Esco
sul balcone a prendere un po’ d’aria. Non è
sera di grilli, i topi invece ci sono sempre. Li vedo correre
sui binari. In lontananza sento arrivare un treno. I piccoli roditori
se ne vanno. Fuori in cortile i vicini di casa si stanno dando
da fare. Sono come topi. Li vedi solo nelle sere di Agosto. Se
facessero un po’ di baldoria sarebbe meglio. Non è
gente allegra. Di solito si limitano a piccoli lavoretti, come
scopare via i sassi o tagliare l’erbaccia, ma adesso hanno
in mente qualcosa di più grosso. La vecchia magnolia di
fronte alla loro casa è diventata di punto in bianco un
ospite ingombrante. Non se ne sono curati per vent’anni
ed ecco come è andata a finire. La magnolia è diventata
un albero serio e spazioso e a loro la cosa non sta bene. E’
gente strana quella.
Hanno esagerato con l’attrezzatura. E’ una esecuzione
programmata, la loro. Qualcuno fa partire una motosega. Poi ne
arriva un altro. La sua motosega non scherza. Scambiare un piccolo
cortile per l’Amazzonia non è da tutti. Cominciano
dai rami piccoli. Ne cascano parecchi. Le donne partono a scopare
via tutto. L’aria si fa eccitante. Dai, incita uno, lo vedi
quello? Quel ramo lo devi togliere! Non si fa pregare. I gatti
si tolgono di mezzo prima di beccarsi un bel ramo pesante sulla
schiena. Piovono foglie e rami. Non posso farci niente. Quell’albero
ha i minuti contati.
La vicina mi invita a scendere in cortile per vedere il lavoro
più da vicino. Rifiuto l’offerta. Se comincia a parlare
non si ferma più. A volte sa essere così scabrosa.
Meglio starle alla larga. Lei è la regina di quel branco
di matti. Dentro intanto, mia moglie alza il volume del televisore.
Tra treni che passano e alberi che cadono è facile perdersi
le battute degli attori. Mia moglie mi chiama. Mi dice che danno
Otto e mezzo di Fellini. Le dico che tra un po’ arrivo.
Per il momento resto fuori. Voglio vedere come va a finire, anche
se il finale è scontato.
Quello con la motosega grande, un boscaiolo mancato, da in escandescenza.
Dice che non ne può più e lo ripete fino alla nausea.
Lo perdono d’occhio e succede il finimondo. La magnolia
non è l’unica a fare una brutta fine. A qualcuno
salta via un braccio, a un altro le mani. Hanno perso il controllo
della situazione. Tutti ce l’hanno con tutti e le motoseghe
non si fermano. Una carneficina a venti metri da casa, ecco quello
che succede. Si stanno facendo fuori come mosche. Non mi ci metto
di mezzo. E’ la volta buona che si levano di torno. Il vento
spazza via le foglie. Restano solo tronchi di corpi a scorrere
in un fiume di sangue. Lo spasmo è generale.
Sulla strada intanto sta arrivando un mio amico con la sua ragazza.
Non gli dico niente, come potrei dire qualcosa. Sono a un passo
dall’orrore, ma non lo avvertono. Lui sta ridendo per qualcosa
che ha appena detto. A volte è un tipo divertente. Gli
dico di salire. Lui è d’accordo ed entra dal cortile.
Non fanno caso ai corpi straziati. Il sangue non li offende. La
morte è un gatto che fa le fusa. Puoi pure non farci caso.
La ragazza del mio amico si china e raccoglie un braccio. Se lo
mette nella borsetta, come se quello appena raccolto non fosse
un braccio mozzato gocciolante sangue. Non capisco bene cosa sta
succedendo. Entro dentro e dico a mia moglie di muoversi. Dobbiamo
andarcene. Li sento salire dalle scale. Non devono essere ben
intenzionati. Si sta mettendo male. E’ troppo tardi. Lei
non ne vuole sapere. Salvarsi la pelle non rientra nei suoi programmi.
L’ho scoperto troppo tardi. Prendo un coltello dalla cucina
e aspetto di vedere come va a finire.
paolo
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