Kurt Vonnegut

 

Le sirene di Titano
1959


 

La religione secondo Vonnegut. «Oggi tutti sanno come trovare dentro di sè il significato della vita. Ma l'umanità non è sempre stata così fortunata... E le religioni più stravaganti facevano affari d'oro», Ma « I 'esteriorità perse alla fine le sue immaginarie attrattive. Rimaneva da esplorare solo I 'interiorità. Solo I 'anima dell'uomo rimaneva terra incognita. Questo fu I 'inizio della bontà e della saggezza». Così Vonnegut in apertura di Le sirene di Titano , al solito, effervescente di invenzioni narrative, divertente, geniale nello stile e nella sostanza.
Attenzione: in questa storia in cui un cane ed un essere umano si materializzano e si smaterializzano nel tempo e nello spazio, in cui interviene un agente del pianeta Tralfamadore e in cui giocano un ruolo religioso anche i pompieri volontari di Cape Cod, Massachusetts, «tutte le persone, i luoghi e i fatti descritti sono veri. ...Nessun nome è stato cambiato per proteggere gli innocenti, perché a proteggere gli innocenti ci pensa Dio Onnipotente, nel corso del Suo celeste tran-tran».

frammenti

-Zio- disse Rumfoord, -La storia d'amore più triste che io possa mai sperare di sentire ha avuto luogo su Marte. Ti piacerebbe ascoltarla?-.

C'era una volta - disse Rumtoord, - un uomo che veniva trasportato dalla Terra su Marte a bordo di un disco volante. Era andato volontario nell'esercito di Marte, e già portava la fiammante uniforme di tenente colonnello della fanteria d'assalto. Si sentiva elegante, a dire il vero, poiché sulla Terra era stato spiritualmente piuttosto svantaggiato e supponeva, come fanno le persone spiritualmente svantaggiate, che l'uniforme dicesse di lui bellissime cose.
-Non gli avevano ripulito la memoria, e dovevano ancora impiantargli l'antenna: ma era così manifestamente un leale marziano che gli affidarono il comando della nave spaziale. I reclutatori hanno qualcosa da dire sulle reclute come lui: dicono che si battezzano le palle Deimos e Phobos- disse Rumfoord. - Deimos e Phobos sono le due lune di Marte.
- Questo tenente colonnello, privo di qualunque addestramento militare, stava facendo l'esperienza che sulla Terra si compendia nell'espressione trovare se stessi. Ignaro com'era dell'impresa nella quale si era lasciato coinvolgere, dava ordini alle altre reclute e si faceva obbedire -.
Rumfoord alzò un dito, e lo Zio rimase stupefatto nel vedere che era del tutto trasparente. C 'era una cabina chiusa a chiave dove l'uomo non era autorizzato a entrare- disse Rumfoord. - L'equipaggio gli spiegò prudentemente che la cabina conteneva la più bella donna mai portata su Marte, e che chiunque l'avesse vista si sarebbe sicuramente innamorato di lei. L'amore, dissero, avrebbe distrutto il valore di qualunque militare, tranne i migliori soldati di professione.
- Il nuovo tenente colonnello si offese sentendo insinuare che non era un soldato di professione, e raccontò all'equipaggio la storia delle sue prodezze amatorie con donne bellissime: tutte donne che gli avevano lasciato il cuore assolutamente intatto. L'equipaggio non nascose il proprio scetticismo, ed espresse l'opinione che il tenente colonnello, a dispetto di tutte le sue conquiste, non si fosse mai trovato alla presenza di una bellezza intelligente e altera come quella chiusa nella cabina.
- L'apparente rispetto dell'equipaggio per il tenente colonnello era già vagamente diminuito. Le altre reclute avvertirono il cambiamento, e persero il loro. Così il tenente colonnello, nella sua sgargiante uniforme, cominciò a sentirsi quel che era veramente, dopo tutto: un pagliaccio tronfio e vanitoso. Il modo in cui avrebbe potuto riconquistare la propria dignità non venne mai espresso a chiare lettere, ma a tutti appariva evidente. Egli poteva riconquistarla solo guadagnandosi i favori della donna bellissima chiusa nella cabina. Era prontissimo a farlo, disperatamente pronto...
-Ma l'equipaggio- disse Rumfoord, - continuava a proteggerlo da un ipotetico fallimento amoroso, e dal crepacuore cui sarebbe andato incontro. Il suo ego ribollì, sfrigolò, scoppiettò, crepitò, esplose.
- Ci fu una festicciola nella mensa ufficiali- disse Rumfoord, - e il tenente colonnello si ubriacò e si mise a strepitare. Tornò a vantarsi della spietata dissolutezza che aveva mostrato sulla Terra. E poi vide che qualcuno gli aveva messo sul fondo del bicchiere la chiave di una cabina.
Il tenente colonnello se la svignò immediatamente, si introdusse nella cabina e si chiuse la porta alle spalle- disse Rumfoord-. La cabina era buia, ma l'interno della testa del tenente colonnello era illuminato dai liquori e dalle parole trionfali dell'annuncio che avrebbe fatto la mattina dopo a colazione.
- Al buio, prese la donna con facilità, perché era indebolita dal terrore e dai sedativi- disse Rumfoord-. Fu un'unione senza gioia, tale da soddisfare solo gli istinti più brutali di Madre Natura.
- Il tenente colonnello non si sentiva particolarmente bene. Era depresso e infelice. Stupidamente accese la luce, sperando di trovare nell'aspetto della donna qualche motivo di orgoglio per la sua brutalità, disse Rumfoord tristemente.- Rannicchiata nella cuccetta c'era una donna piuttosto comune che aveva passato la trentina. Aveva gli occhi rossi e il viso gonfio per le lacrime e la disperazione.
- Il tenente colonnello, per di più, la conosceva. Era la donna che, a quanto gli aveva promesso un indovino, un giorno gli avrebbe dato un figlio- disse Rumfoord.- Era stata così altera e orgogliosa, l'ultima volta che l'aveva vista, e adesso era così abbattuta che persino lo spietato tenente colonnello provò un senso di commozione.
- Per la prima volta il tenente colonnello comprese di se stesso ciò che la maggior parte della gente non arriva mai a comprendere: che non era soltanto una vittima dell'oltraggiosa fortuna, ma anche uno degli agenti più crudeli di quella stessa oltraggiosa fortuna. Quando si erano incontrati in precedenza, la donna lo aveva giudicato un porco. Ora le aveva indiscutibilmente dimostrato di esserlo.
- Come aveva previsto l'equipaggio- disse Rumfoord, -come soldato il tenente colonnello era rovinato per sempre. Si lasciò avvincere disperatamente dall'interesse per l'ardua tattica di cagionare una quantità minore, e non maggiore, di sofferenze. Prova del suo successo sarebbe stata la conquista del perdono della donna e della sua comprensione.
- Quando la nave spaziale arrivò su Marte, dalle chiacchiere orecchiate al centro di accoglienza dell'ospedale venne a sapere che stavano per cancellargli la memoria. Scrisse allora a se stesso la prima di una serie di lettere nelle quali si elencavano le cose che non voleva dimenticare. La prima lettera era tutta sulla donna che aveva trattato così male.
-La cercò dopo che era stata sottoposta all'amnesia, e scoprì che di lui non aveva alcun ricordo. Non solo, era anche incinta, incinta di un figlio suo. Al che il problema diventò quello di conquistare il suo amore e, attraverso di lei, l'amore di suo figlio.

- Questo cercò di fare, Zio - disse Rumfoord, - non una volta sola, ma tante volte. Venne regolarmente sconfitto. Ma rimase il problema centrale della sua vita, forse perché lui stesso veniva da una famiglia divisa.
Ciò che lo sconfisse, Zio- disse Rumfoord, -fu una congenita freddezza da parte della donna, e un sistema psichiatrico che considerava gli ideali della società marziana come il frutto di un nobile buonsenso. Ogni volta che l'uomo scuoteva la compagna, una psichiatria assolutamente priva di umorismo la raddrizzava, tornando a fare di lei una efficiente cittadina.
- Tanto l'uomo quanto la sua compagna furono ospiti frequenti dei reparti psichiatrici dei rispettivi ospedali. Ed e forse argomento di meditazione- disse Rumfoord, - che quest'uomo frustrato in sommo grado sia stato l'unico marziano a elaborare una filosofia, e che questa donna votata in sommo grado all'annullamento di se stessa sia stata l'unica marziana a comporre una poesia- .

Boaz arrivò alla nave appoggio della sua compagnia dalla città di Phoebe, dov'era andato a cercare lo Zio. -Porca miseria- disse a Rumfoord, - andranno via tutti senza di noi?- . Era in bicicletta.
Vide lo Zio. -Porca miseria, vecchio mio- disse allo Zio, - ragazzo... Mi hai fatto passare un brutto quarto d'ora. Insomma! Come sei arrivato qui?-.
- Polizia militare- disse lo Zio.
-Come tutti arrivano dappertutto- disse in tono frivolo Rumfoord.
- Dobbiamo raggiungerli, vecchio mio- disse Boaz. - Quei ragazzi non attaccheranno se non avranno con sé una nave appoggio. Per cosa dovrebbero combattere?-.
-Per il privilegio di essere il primo esercito che sia morto per una buona causa- disse Rumfoord.
-Cosa? - disse Boaz.
-Non importa- disse Rumfoord.- Salite a bordo, chiudete la camera di equilibrio, schiacciate il bottone con la scritta acceso. Li avrete raggiunti prima di rendervene conto. E’ tutto completamente automatico- .
Boaz e lo Zio salirono a bordo.
Rumfoord tenne aperto il portello esterno della camera di equilibrio. - Boaz...- disse, - quel bottone rosso sul montante centrale, si... Quello è il bottone con la scritta acceso - .
-Lo so- disse Boaz.
-Zio...- disse Rumfoord.
-Si?-, disse lo Zio in tono vacuo.
- Quella storia che ti ho raccontato... la storia d'amore... Ho omesso una cosa- .
-Cioe?- disse lo Zio.
-La donna della storia d'amore... La donna che ebbe un bambino da quell’ uomo...- disse Rumfoord. - La donna che era l'unico poeta di Marte...- .
-Be'?- disse lo Zio. Non gli importava molto di lei. Non aveva capito che la donna della storia di Rumfoord era Bee, era la sua compagna.
-Era stata sposata per parecchi anni prima di arrivare su Marte- disse Rumfoord. -Ma quando quello spaccone del tenente colonnello la violentò, là nella nave spaziale diretta su Marte, era ancora vergine- .
Winston Niles Rumfoord strizzò l'occhio allo Zio prima di chiudere il portello esterno della camera di equilibrio.- Bello scherzo per suo marito, eh, Zio?- disse.

***

Non c'e ragione per cui il bene non possa trionfare tanto quanto il male. Il trionfo di qualsiasi cosa dipende dall'organizzazione. Se esistono gli angeli, spero che siano organizzati sulla falsariga della mafia.

WINSTON NIILES RUMEFOORD

Come dice nella sua Storia tascabile di Marte: - Chiunque voglia cambiare il mondo in un modo significativo deve avere grandi capacità organizzative, una gioviale disponibilità a versare il sangue altrui e una nuova religione plausibile da introdurre durante il breve periodo di pentimento e di orrore che di solito fa seguito al massacro.
- Tutti gli insuccessi della leadership terrestre si possono attribuire alla mancanza da parte dei leader- dice Rumfoord, -di almeno una di queste tre cose.
-Basta con questi fiaschi della leadership, nei quali milioni di persone muoiono per niente o anche meno!- dice Rumfoord. - Proviamo ad avere, tanto per cambiare, poche persone, splendidamente guidate, che muoiono per un nobile scopo- .
Quelle poche persone splendidamente guidate Rumfoord le aveva su Marte ed era il loro capo.
Rumfoord aveva grandi capacità organizzative.
Era giovialmente disponibile a spargere il sanguedegli altri.
Aveva una religione, nuova o plausibile, da introdurre alla fine della guerra.
E aveva i metodi per prolungare il periodo di pentimento e di orrore che sarebbe seguito alla guerra. Questi metodi erano tutte variazioni su un solo tema: che la gloriosa vittoria della Terra su Marte era stato un macello di pessimo gusto di santi praticamente inermi, santi che avevano mosso una debole guerra alla Terra per unire i popoli di quel pianeta in una monolitica Fratellanza Umana.

***

- I confini nazionali scompariranno- disse Rumfoord. -La passione per la guerra morirà- disse Rumfoord. - Ogni invidia, ogni paura, ogni odio morirà- disse Rumfoord.
- Il nome della nuova religione- disse Rumfoord, - è questo: Chiesa di Dio Del Tutto Indifferente.
- Il vessillo di questa Chiesa sarà azzurro e oro- disse Rumfoord. - E su quel vessillo, a lettere d'oro in campo azzurro, saranno scritte queste parole: Badate alla gente, e Dio Onnipotente baderà a Se stesso.-
I due principali insegnamenti di questa religione sono i seguenti- disse Rumfoord: - Il piccolo uomo non può fare un bel niente per aiutare o compiacere Dio Onnipotente, e la Fortuna non è la mano di Dio.
- Perché dovreste credere in questa religione, piuttosto che in tutte le altre?- disse Rumfoord. - Dovreste crederci perché io, come capo di questa religione, posso fare miracoli, mentre non li può fare il capo di nessun'altra religione. Che miracoli posso fare? Posso fare il miracolo di predire, con assoluta esattezza, le cose che porterà il futuro-.
Dopodiché Rumfoord predisse nei minimi dettagli cinquanta eventi futuri.
Queste predizioni furono accuratamente registrate dai presenti.
Inutile dire che alla fine tutte si avverarono: si avverarono fin nei minimi dettagli.
- Gli insegnamenti di questa religione sembreranno dapprincipio astrusi e sconcertanti- disse Rumfoord.- Ma con il passar del tempo diventeranno belli e di una chiarezza cristallina.Tanto per cominciare, anche se vi lascerà perplessi- disse Rumfoord, -vi narrerò una parabola:
- Una volta la fortuna organizzò le cose in modo tale che un bambino di nome Malachi Constant nascesse ricco, anzi il bambino più ricco della Terra. Lo stesso giorno la fortuna organizzò le cose in modo tale che una nonna cieca mettesse un piede su un pattino a rotelle in cima a una rampa di scale di cemento, che il cavallo di un poliziotto calpestasse la scimmia di un suonatore di organetto e che un rapinatore di banche in libertà vigilata trovasse in fondo a un baule, in soffitta, un francobollo che valeva novecento dollari. Vi domando: la fortuna è la mano di Dio?- .
Rumfoord alzò un indice che era trasparente come una tazza da té di Limoges. -Durante la prossima visita che vi farò, compagni di fede- disse, -vi narrerò una parabola sulla gente che fa le cose che, secondo lei, Dio Onnipotente vuole che siano fatte. Nel frattempo fareste bene, per prepararvi a questa parabola, a leggere tutto quello che riuscite a trovare sull'inquisizione spagnola.
- La prossima volta che verrò a trovarvi- disse Rumfoord, -vi porterò una Bibbia, riveduta in modo tale da parlare alla gente di questi tempi moderni. E vi porterò una breve storia di Marte, una storia vera dei santi che morirono affinché il mondo potesse essere unito nella Fratellanza dell'Uomo. Questa storia spezzerà il cuore di ogni essere umano che abbia un cuore da spezzare- .
Rumfoord e il suo cane si smaterializzarono di colpo.

***

Salo non aveva sesso.
Era una macchina come tutti i tralfamadoriani.
Era tenuto insieme da coppiglie, fascette fermatubi, dadi, bulloni e magneti. La pelle color mandarino di Salo, così espressiva quando lui era emotivamente turbato, poteva essere messa o tolta come una giacca a vento terrestre. Una cerniera magnetica la teneva chiusa.
I tralfamadoriani, secondo Salo, si fabbricavano a vicenda. Nessuno sapeva con certezza qual era l'origine della prima macchina.
La leggenda era questa:

C'erano una volta su Tralfamadore delle creature che non assomigliavano affatto alle macchine. Non erano affidabili. Non erano efficienti. Non erano prevedibili. Non erano durevoli. E queste povere creature erano ossessionate dall'idea che tutto ciò che esisteva doveva avere uno scopo, e che certi scopi erano più nobili di altri.
Queste creature passavano quasi tutto il loro tempo cercando di scoprire qual era il loro scopo. E ogni volta che scoprivano quello che sembrava il loro scopo, quello scopo sembrava così abietto che le creature si sentivano riempire di disgusto e di vergogna.
E, piuttosto che prestarsi a uno scopo così abietto, le creature facevano una macchina proprio per adibirla a quello scopo. Ciò le lasciava libere di prestarsi a più nobili scopi. Ma ogni volta che le creature trovavano uno scopo più nobile, quello scopo non lo era abbastanza.
Così si costruivano delle macchine che servivano anche a scopi più elevati.
E le macchine facevano tutto con tanta abilità che si finì per dare a loro l'incarico di scoprire quale poteva essere lo scopo più eccelso delle creature.
Le macchine riferirono in tutta onestà che non si poteva proprio dire che le creature avessero uno scopo.
Al che le creature cominciarono a massacrarsi, perché odiavano soprattutto le cose che non avevano uno scopo.
E scoprirono che non erano molto brave neppure a massacrarsi. Perciò affidarono alle macchine anche quell'incarico.
E le macchine lo portarono a termine in meno tempo di quanto ce ne voglia per dire: “Tralfamadore”.

 

 

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