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La
religione secondo Vonnegut. «Oggi tutti sanno come trovare
dentro di sè il significato della vita. Ma l'umanità
non è sempre stata così fortunata... E le religioni
più stravaganti facevano affari d'oro», Ma «
I 'esteriorità perse alla fine le sue immaginarie attrattive.
Rimaneva da esplorare solo I 'interiorità. Solo I 'anima
dell'uomo rimaneva terra incognita. Questo fu I 'inizio della
bontà e della saggezza». Così Vonnegut in
apertura di Le sirene di Titano , al solito, effervescente di
invenzioni narrative, divertente, geniale nello stile e nella
sostanza.
Attenzione: in questa storia in cui un cane ed un essere umano
si materializzano e si smaterializzano nel tempo e nello spazio,
in cui interviene un agente del pianeta Tralfamadore e in cui
giocano un ruolo religioso anche i pompieri volontari di Cape
Cod, Massachusetts, «tutte le persone, i luoghi e i fatti
descritti sono veri. ...Nessun nome è stato cambiato
per proteggere gli innocenti, perché a proteggere gli
innocenti ci pensa Dio Onnipotente, nel corso del Suo celeste
tran-tran».
frammenti
-Zio- disse Rumfoord, -La storia d'amore più
triste che io possa mai sperare di sentire ha avuto luogo su
Marte. Ti piacerebbe ascoltarla?-.
C'era una volta - disse Rumtoord, - un uomo
che veniva trasportato dalla Terra su Marte a bordo di un disco
volante. Era andato volontario nell'esercito di Marte, e già
portava la fiammante uniforme di tenente colonnello della fanteria
d'assalto. Si sentiva elegante, a dire il vero, poiché
sulla Terra era stato spiritualmente piuttosto svantaggiato
e supponeva, come fanno le persone spiritualmente svantaggiate,
che l'uniforme dicesse di lui bellissime cose.
-Non gli avevano ripulito la memoria, e dovevano ancora impiantargli
l'antenna: ma era così manifestamente un leale marziano
che gli affidarono il comando della nave spaziale. I reclutatori
hanno qualcosa da dire sulle reclute come lui: dicono che si
battezzano le palle Deimos e Phobos- disse Rumfoord. - Deimos
e Phobos sono le due lune di Marte.
- Questo tenente colonnello, privo di qualunque addestramento
militare, stava facendo l'esperienza che sulla Terra si compendia
nell'espressione trovare se stessi. Ignaro com'era dell'impresa
nella quale si era lasciato coinvolgere, dava ordini alle altre
reclute e si faceva obbedire -.
Rumfoord alzò un dito, e lo Zio rimase stupefatto nel
vedere che era del tutto trasparente. C 'era una cabina chiusa
a chiave dove l'uomo non era autorizzato a entrare- disse Rumfoord.
- L'equipaggio gli spiegò prudentemente che la cabina
conteneva la più bella donna mai portata su Marte, e
che chiunque l'avesse vista si sarebbe sicuramente innamorato
di lei. L'amore, dissero, avrebbe distrutto il valore di qualunque
militare, tranne i migliori soldati di professione.
- Il nuovo tenente colonnello si offese sentendo insinuare che
non era un soldato di professione, e raccontò all'equipaggio
la storia delle sue prodezze amatorie con donne bellissime:
tutte donne che gli avevano lasciato il cuore assolutamente
intatto. L'equipaggio non nascose il proprio scetticismo, ed
espresse l'opinione che il tenente colonnello, a dispetto di
tutte le sue conquiste, non si fosse mai trovato alla presenza
di una bellezza intelligente e altera come quella chiusa nella
cabina.
- L'apparente rispetto dell'equipaggio per il tenente colonnello
era già vagamente diminuito. Le altre reclute avvertirono
il cambiamento, e persero il loro. Così il tenente colonnello,
nella sua sgargiante uniforme, cominciò a sentirsi quel
che era veramente, dopo tutto: un pagliaccio tronfio e vanitoso.
Il modo in cui avrebbe potuto riconquistare la propria dignità
non venne mai espresso a chiare lettere, ma a tutti appariva
evidente. Egli poteva riconquistarla solo guadagnandosi i favori
della donna bellissima chiusa nella cabina. Era prontissimo
a farlo, disperatamente pronto...
-Ma l'equipaggio- disse Rumfoord, - continuava a proteggerlo
da un ipotetico fallimento amoroso, e dal crepacuore cui sarebbe
andato incontro. Il suo ego ribollì, sfrigolò,
scoppiettò, crepitò, esplose.
- Ci fu una festicciola nella mensa ufficiali- disse Rumfoord,
- e il tenente colonnello si ubriacò e si mise a strepitare.
Tornò a vantarsi della spietata dissolutezza che aveva
mostrato sulla Terra. E poi vide che qualcuno gli aveva messo
sul fondo del bicchiere la chiave di una cabina.
Il tenente colonnello se la svignò immediatamente, si
introdusse nella cabina e si chiuse la porta alle spalle- disse
Rumfoord-. La cabina era buia, ma l'interno della testa del
tenente colonnello era illuminato dai liquori e dalle parole
trionfali dell'annuncio che avrebbe fatto la mattina dopo a
colazione.
- Al buio, prese la donna con facilità, perché
era indebolita dal terrore e dai sedativi- disse Rumfoord-.
Fu un'unione senza gioia, tale da soddisfare solo gli istinti
più brutali di Madre Natura.
- Il tenente colonnello non si sentiva particolarmente bene.
Era depresso e infelice. Stupidamente accese la luce, sperando
di trovare nell'aspetto della donna qualche motivo di orgoglio
per la sua brutalità, disse Rumfoord tristemente.- Rannicchiata
nella cuccetta c'era una donna piuttosto comune che aveva passato
la trentina. Aveva gli occhi rossi e il viso gonfio per le lacrime
e la disperazione.
- Il tenente colonnello, per di più, la conosceva. Era
la donna che, a quanto gli aveva promesso un indovino, un giorno
gli avrebbe dato un figlio- disse Rumfoord.- Era stata così
altera e orgogliosa, l'ultima volta che l'aveva vista, e adesso
era così abbattuta che persino lo spietato tenente colonnello
provò un senso di commozione.
- Per la prima volta il tenente colonnello comprese di se stesso
ciò che la maggior parte della gente non arriva mai a
comprendere: che non era soltanto una vittima dell'oltraggiosa
fortuna, ma anche uno degli agenti più crudeli di quella
stessa oltraggiosa fortuna. Quando si erano incontrati in precedenza,
la donna lo aveva giudicato un porco. Ora le aveva indiscutibilmente
dimostrato di esserlo.
- Come aveva previsto l'equipaggio- disse Rumfoord, -come soldato
il tenente colonnello era rovinato per sempre. Si lasciò
avvincere disperatamente dall'interesse per l'ardua tattica
di cagionare una quantità minore, e non maggiore, di
sofferenze. Prova del suo successo sarebbe stata la conquista
del perdono della donna e della sua comprensione.
- Quando la nave spaziale arrivò su Marte, dalle chiacchiere
orecchiate al centro di accoglienza dell'ospedale venne a sapere
che stavano per cancellargli la memoria. Scrisse allora a se
stesso la prima di una serie di lettere nelle quali si elencavano
le cose che non voleva dimenticare. La prima lettera era tutta
sulla donna che aveva trattato così male.
-La cercò dopo che era stata sottoposta all'amnesia,
e scoprì che di lui non aveva alcun ricordo. Non solo,
era anche incinta, incinta di un figlio suo. Al che il problema
diventò quello di conquistare il suo amore e, attraverso
di lei, l'amore di suo figlio.
- Questo cercò di fare, Zio - disse
Rumfoord, - non una volta sola, ma tante volte. Venne regolarmente
sconfitto. Ma rimase il problema centrale della sua vita, forse
perché lui stesso veniva da una famiglia divisa.
Ciò che lo sconfisse, Zio- disse Rumfoord, -fu una congenita
freddezza da parte della donna, e un sistema psichiatrico che
considerava gli ideali della società marziana come il
frutto di un nobile buonsenso. Ogni volta che l'uomo scuoteva
la compagna, una psichiatria assolutamente priva di umorismo
la raddrizzava, tornando a fare di lei una efficiente cittadina.
- Tanto l'uomo quanto la sua compagna furono ospiti frequenti
dei reparti psichiatrici dei rispettivi ospedali. Ed e forse
argomento di meditazione- disse Rumfoord, - che quest'uomo frustrato
in sommo grado sia stato l'unico marziano a elaborare una filosofia,
e che questa donna votata in sommo grado all'annullamento di
se stessa sia stata l'unica marziana a comporre una poesia-
.
Boaz arrivò alla nave appoggio della
sua compagnia dalla città di Phoebe, dov'era andato a
cercare lo Zio. -Porca miseria- disse a Rumfoord, - andranno
via tutti senza di noi?- . Era in bicicletta.
Vide lo Zio. -Porca miseria, vecchio mio- disse allo Zio, -
ragazzo... Mi hai fatto passare un brutto quarto d'ora. Insomma!
Come sei arrivato qui?-.
- Polizia militare- disse lo Zio.
-Come tutti arrivano dappertutto- disse in tono frivolo Rumfoord.
- Dobbiamo raggiungerli, vecchio mio- disse Boaz. - Quei ragazzi
non attaccheranno se non avranno con sé una nave appoggio.
Per cosa dovrebbero combattere?-.
-Per il privilegio di essere il primo esercito che sia morto
per una buona causa- disse Rumfoord.
-Cosa? - disse Boaz.
-Non importa- disse Rumfoord.- Salite a bordo, chiudete la camera
di equilibrio, schiacciate il bottone con la scritta acceso.
Li avrete raggiunti prima di rendervene conto. E’ tutto
completamente automatico- .
Boaz e lo Zio salirono a bordo.
Rumfoord tenne aperto il portello esterno della camera di equilibrio.
- Boaz...- disse, - quel bottone rosso sul montante centrale,
si... Quello è il bottone con la scritta acceso - .
-Lo so- disse Boaz.
-Zio...- disse Rumfoord.
-Si?-, disse lo Zio in tono vacuo.
- Quella storia che ti ho raccontato... la storia d'amore...
Ho omesso una cosa- .
-Cioe?- disse lo Zio.
-La donna della storia d'amore... La donna che ebbe un bambino
da quell’ uomo...- disse Rumfoord. - La donna che era
l'unico poeta di Marte...- .
-Be'?- disse lo Zio. Non gli importava molto di lei. Non aveva
capito che la donna della storia di Rumfoord era Bee, era la
sua compagna.
-Era stata sposata per parecchi anni prima di arrivare su Marte-
disse Rumfoord. -Ma quando quello spaccone del tenente colonnello
la violentò, là nella nave spaziale diretta su
Marte, era ancora vergine- .
Winston Niles Rumfoord strizzò l'occhio allo Zio prima
di chiudere il portello esterno della camera di equilibrio.-
Bello scherzo per suo marito, eh, Zio?- disse.
***
Non c'e ragione per cui il bene non possa trionfare tanto quanto
il male. Il trionfo di qualsiasi cosa dipende dall'organizzazione.
Se esistono gli angeli, spero che siano organizzati sulla falsariga
della mafia.
WINSTON NIILES RUMEFOORD
Come dice nella sua Storia tascabile di Marte:
- Chiunque voglia cambiare il mondo in un modo significativo
deve avere grandi capacità organizzative, una gioviale
disponibilità a versare il sangue altrui e una nuova
religione plausibile da introdurre durante il breve periodo
di pentimento e di orrore che di solito fa seguito al massacro.
- Tutti gli insuccessi della leadership terrestre si possono
attribuire alla mancanza da parte dei leader- dice Rumfoord,
-di almeno una di queste tre cose.
-Basta con questi fiaschi della leadership, nei quali milioni
di persone muoiono per niente o anche meno!- dice Rumfoord.
- Proviamo ad avere, tanto per cambiare, poche persone, splendidamente
guidate, che muoiono per un nobile scopo- .
Quelle poche persone splendidamente guidate Rumfoord le aveva
su Marte ed era il loro capo.
Rumfoord aveva grandi capacità organizzative.
Era giovialmente disponibile a spargere il sanguedegli altri.
Aveva una religione, nuova o plausibile, da introdurre alla
fine della guerra.
E aveva i metodi per prolungare il periodo di pentimento e di
orrore che sarebbe seguito alla guerra. Questi metodi erano
tutte variazioni su un solo tema: che la gloriosa vittoria della
Terra su Marte era stato un macello di pessimo gusto di santi
praticamente inermi, santi che avevano mosso una debole guerra
alla Terra per unire i popoli di quel pianeta in una monolitica
Fratellanza Umana.
***
- I confini nazionali scompariranno- disse
Rumfoord. -La passione per la guerra morirà- disse Rumfoord.
- Ogni invidia, ogni paura, ogni odio morirà- disse Rumfoord.
- Il nome della nuova religione- disse Rumfoord, - è
questo: Chiesa di Dio Del Tutto Indifferente.
- Il vessillo di questa Chiesa sarà azzurro e oro- disse
Rumfoord. - E su quel vessillo, a lettere d'oro in campo azzurro,
saranno scritte queste parole: Badate alla gente, e Dio Onnipotente
baderà a Se stesso.-
I due principali insegnamenti di questa religione sono i seguenti-
disse Rumfoord: - Il piccolo uomo non può fare un bel
niente per aiutare o compiacere Dio Onnipotente, e la Fortuna
non è la mano di Dio.
- Perché dovreste credere in questa religione, piuttosto
che in tutte le altre?- disse Rumfoord. - Dovreste crederci
perché io, come capo di questa religione, posso fare
miracoli, mentre non li può fare il capo di nessun'altra
religione. Che miracoli posso fare? Posso fare il miracolo di
predire, con assoluta esattezza, le cose che porterà
il futuro-.
Dopodiché Rumfoord predisse nei minimi dettagli cinquanta
eventi futuri.
Queste predizioni furono accuratamente registrate dai presenti.
Inutile dire che alla fine tutte si avverarono: si avverarono
fin nei minimi dettagli.
- Gli insegnamenti di questa religione sembreranno dapprincipio
astrusi e sconcertanti- disse Rumfoord.- Ma con il passar del
tempo diventeranno belli e di una chiarezza cristallina.Tanto
per cominciare, anche se vi lascerà perplessi- disse
Rumfoord, -vi narrerò una parabola:
- Una volta la fortuna organizzò le cose in modo tale
che un bambino di nome Malachi Constant nascesse ricco, anzi
il bambino più ricco della Terra. Lo stesso giorno la
fortuna organizzò le cose in modo tale che una nonna
cieca mettesse un piede su un pattino a rotelle in cima a una
rampa di scale di cemento, che il cavallo di un poliziotto calpestasse
la scimmia di un suonatore di organetto e che un rapinatore
di banche in libertà vigilata trovasse in fondo a un
baule, in soffitta, un francobollo che valeva novecento dollari.
Vi domando: la fortuna è la mano di Dio?- .
Rumfoord alzò un indice che era trasparente come una
tazza da té di Limoges. -Durante la prossima visita che
vi farò, compagni di fede- disse, -vi narrerò
una parabola sulla gente che fa le cose che, secondo lei, Dio
Onnipotente vuole che siano fatte. Nel frattempo fareste bene,
per prepararvi a questa parabola, a leggere tutto quello che
riuscite a trovare sull'inquisizione spagnola.
- La prossima volta che verrò a trovarvi- disse Rumfoord,
-vi porterò una Bibbia, riveduta in modo tale da parlare
alla gente di questi tempi moderni. E vi porterò una
breve storia di Marte, una storia vera dei santi che morirono
affinché il mondo potesse essere unito nella Fratellanza
dell'Uomo. Questa storia spezzerà il cuore di ogni essere
umano che abbia un cuore da spezzare- .
Rumfoord e il suo cane si smaterializzarono di colpo.
***
Salo non aveva sesso.
Era una macchina come tutti i tralfamadoriani.
Era tenuto insieme da coppiglie, fascette fermatubi, dadi, bulloni
e magneti. La pelle color mandarino di Salo, così espressiva
quando lui era emotivamente turbato, poteva essere messa o tolta
come una giacca a vento terrestre. Una cerniera magnetica la
teneva chiusa.
I tralfamadoriani, secondo Salo, si fabbricavano a vicenda.
Nessuno sapeva con certezza qual era l'origine della prima macchina.
La leggenda era questa:
C'erano una volta su Tralfamadore delle creature
che non assomigliavano affatto alle macchine. Non erano affidabili.
Non erano efficienti. Non erano prevedibili. Non erano durevoli.
E queste povere creature erano ossessionate dall'idea che tutto
ciò che esisteva doveva avere uno scopo, e che certi
scopi erano più nobili di altri.
Queste creature passavano quasi tutto il loro tempo cercando
di scoprire qual era il loro scopo. E ogni volta che scoprivano
quello che sembrava il loro scopo, quello scopo sembrava così
abietto che le creature si sentivano riempire di disgusto e
di vergogna.
E, piuttosto che prestarsi a uno scopo così abietto,
le creature facevano una macchina proprio per adibirla a quello
scopo. Ciò le lasciava libere di prestarsi a più
nobili scopi. Ma ogni volta che le creature trovavano uno scopo
più nobile, quello scopo non lo era abbastanza.
Così si costruivano delle macchine che servivano anche
a scopi più elevati.
E le macchine facevano tutto con tanta abilità che si
finì per dare a loro l'incarico di scoprire quale poteva
essere lo scopo più eccelso delle creature.
Le macchine riferirono in tutta onestà che non si poteva
proprio dire che le creature avessero uno scopo.
Al che le creature cominciarono a massacrarsi, perché
odiavano soprattutto le cose che non avevano uno scopo.
E scoprirono che non erano molto brave neppure a massacrarsi.
Perciò affidarono alle macchine anche quell'incarico.
E le macchine lo portarono a termine in meno tempo di quanto
ce ne voglia per dire: “Tralfamadore”.
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