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l'inizio...
Questo
libro è innanzitutto la storia di un uomo , di un uomo
che passò la maggior parte della propria vita in Europa
occidentale nella seconda metà del Ventesimo Secolo.
Perlopiù solo, egli intrattenne tuttavia salutari rapporti
con altri uomini. Visse in un epoca infelice e travagliata.
La nazione che gli aveva dato i natali scivolava lentamente
ma inesorabilmente verso la fascia economica delle nazioni di
media povertà; sovente incalzati dalla miseria, gli uomini
della sua generazione pativano comunque un' esistenza solitaria
e astiosa. I sentimenti d'amore, di tenerezza e di umana fratellanza
erano in gran parte scomparsi; nei loro mutui rapporti , i suoi
contemporanei davano assai spesso prova di indifferenza e crudeltà.[
.]
***
Il
1° luglio 1998 cadeva di mercoledì. Fu quindi logico,
benché anomalo, che Djerzinski la sua bevuta d'addio
la organizzasse di martedì. In mezzo alle vaschette di
congelamento degli embrioni, e un po' schiacciate dalla loro
massa, le bottiglie di champagne vennero accolte dal refrigeratore
Brandt deputato a conservare i prodotti chimici d'uso comune.
Quattro bottiglie per quindici persone - appena sufficienti.
D'altronde , vista la superficialità della cagione di
quel raduno, a essere appena sufficiente era tutto quanto; una
parola di troppo, uno sguardo sbagliato, e il gruppo rischiava
di disperdersi, tutti e ciascuno di corsa verso la propria macchina.
Si trovavano sotto il livello stradale, in una sala climatizzata;
pareti ricoperte di piastrelle bianche, un poster dei laghi
tedeschi. Nessuno che avesse proposto di fare qualche foto.
Un giovane ricercatore arrivato all'inizio dell'anno, barba
e faccia da stupido, si eclissò dopo qualche minuto accampando
pretesti di parcheggio. Tra i convenuti andava diffondendosi
un disagio sempre più pronunciao. Le vacanze erano imminenti;
taluni le avrebbero trascorse in casa di amici, altri si sarebbero
dedicati al turismo verde. Le parole scambiate schioccavano
lentamente nell'aria. Il commiato non tardò molto.
***
Il
clima all'interno dell'unità di ricerche da lui diretta
era clima da ufficio, né più né meno. Lungi
dall'essere quei Rimbaud del microscopio che il pubblico sentimentale
ama figurarsi, i ricercatori in biologia molecolare sono perlopiù
artigiani privi di genio, che leggono "Le Nouvel Observateur"
e sognano di andarsene in vacanza in Groenlandia. Per la ricerca
in biologia molecolare non occorre alcuna creatività,
alcuna inventiva; anzi, è un'attività quasi esclusivamente
ripetitiva, che richiede soltanto una ragionevole dose di modesta
attitudine intellettuale. Più che tesi e dottorati, basterebbero
un diploma e un po' di pratica per manovrare le strumentazioni.
"Per avere l'intuizione del codice genetico," amava
ripetere Desplechin, il direttore del dipartimento di biologia
del CNRS, "e per scoprire il principio della sintesi delle
proteine: lì sì che ci fu da spremersi le meningi.
D'altronde a ficcarci il naso per primo fu Gamow,cioè
un fisico. Ma la decodificazione del DNA, che volete che sia
Si
decodifica, si decodifica. Si fa una molecola, se ne fa un'altra.
Si introducono i dati nell'elaboratore, l'elaboratore calcola
le sottosequenze. Si spedisce un fax in Colorado: loro fanno
il gene B27, noi facciamo il C33.Cucina . Di tanto in tanto
c'è qualche insignificante progresso nelle apparecchiature;
in genere è sufficiente perché vi diano il Nobel.
E' puro bricolage; bagatelle ."
***
Si
riprese, si alzò a sedere nel letto. Accanto a lui, Annabelle
respirava regolarmente. La sua sveglia Sony, a forma di cubo,
segnava 03.37. Poteva riaddormentarsi? Doveva riaddormentarsi.
Aveva con sé un paio di Xanax.
L' indomani mattina Annabelle gli preparò un caffè;
per sé preparò del tè e del pane tostato.
La giornata era bella, ma un po' fredda. Annabelle guardò
il suo corpo nudo, stranamente adolescenziale in quella tenace
magrezza. Avevano quarant'anni, ed era difficile crederlo. Eppure
lei non avrebbe potuto più avere figli senza correre
gravi rischi di malformazioni genetiche;in lui, la potenza virile
era già alquanto attenuata. Sul piano degli interessi
della specie, erano due individui in avanzata fase di invecchiamento,con
valore genetico mediocre. Lei aveva vissuto;aveva tirato coca,
partecipato ad ammucchiate, dormito in alberghi di lusso. Situata
, grazie alla sua bellezza, all'epicentro di quel movimento
di liberazione dei costumi che ne aveva caratterizzato la gioventù,
ne aveva sofferto in maniera particolarmente intensa- una sofferenza
che, in pratica, avrebbe finito per costarle la vita. Situato,
grazie alla sua indifferenza, ai margini di tale movimento,
lui ne era stato colpito solo superficialmente; si era limitato
a essere un fedele cliente del Monoprix del quartiere e a coordinare
ricerche in biologia molecolare. Quelle esistenze così
distinte avevano lasciato poche tracce visibili nei loro corpi
separati; ma la vita in sé vi aveva operato il suo lavoro
di distruzione, aveva lentamente oberato le capacità
di replicazione delle loro cellule e dei loro organuli. Mammiferi
intelligenti, con facoltà di amarsi, essi si contemplavano
nella grande luminosità di quel mattino d'autunno."Lo
so, è molto tardi ," disse lei. "Ma avrei comunque
voglia di provarci. Ho ancora la tessera dell'abbonamento ferroviario
per l'anno scolastico '74-75, l'ultimo anno di liceo che abbiamo
fatto insieme. Ogni volta che la guardo mi viene da piangere.
Non riesco a capire come abbiano fatto le cose a rovinarsi fino
a questo punto. Non riesco ad accettarlo."
***
Nel
1961 morì suo nonno. Alle nostre latitudini, un cadavere
di mammifero o di uccello attira dapprima alcune speci di mosche
(Musca, Curtonevra); appena la decomposizione ha cominciato
a intaccarlo, entrano in gioco nuove specie, e precisamente
la Calliphora e la Lucilia. Il cadavere, sotto la duplice azione
dei batteri e dei succhi gastrici rilasciati dalle larve, in
pratica si liquefa e diventa sede di fermentazioni butirriche
e ammoniacali. Nel volgere di tre mesi, le mosche terminano
la propria opera e cedono il posto a coleotteri del genere Dermes
e a i lepidotteri Aglossa pinguinalis, che si nutrono soprattutto
di grassi. Le materie proteiche in fermentazione vengono gestite
da larve di Piophila petasionis e da coleotteri del genere Corynetes.
Il cadavere, decomposto e con ancora qualche traccia di umidità,
diventa quindi dominio degli acari, che ne prosciugano le ultime
sanie . Drenata e mummificata, la salma accoglie nuovi ospiti:
larve di attageni e di antreni, i bruchi dell' Aglossa cuprealis
e della Tintola bisellelia. Con essi si conclude il ciclo. Bruno
rivedeva la bara del nonno, di un bel nero cupo, con su una
croce d'argento. Era un'immagine consolante e persino lieta;
il nonno doveva trovarsi bene in una bara così sontuosa.
In seguito avrebbe appreso dell'esistenza degli acri e di tutte
quelle larve dal nome di attricette italiane degli anni Trenta.
Nondimeno, l'immagine della bara del nonno sarebbe rimasta per
sempre un'immagine lieta.
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