La
sceneggiatura del nuovo film di Quentin Tarantino "Kill Bill"
letta
e commentata su Kataweb
Ovviamente non vi diremo
il finale, potete leggere tranquilli. Per essere più sicuri
di non fare del male a chi legge, parleremo solo di ciò che
c’è fino a pagina 60: che tanto basta per capire che
aria tira. E’ una buona aria.
"Inizia con un bang",
dicono i manuali di sceneggiatura. Quentin Tarantino non ha avuto
bisogno di leggerli. Altro che bang. Avevo cominciato a leggere
Kill Bill cercando di sapere il meno possibile di quello che mi
aspettava. E nella prima pagina, mi trovo il primo piano di una
donna, distesa in terra, picchiata a sangue. La faccia insanguinata,
piena di ferite. La mano di un uomo che entra nello schermo, con
un fazzoletto bianco e il nome "Bill" cucito in un angolo.
La faccia, lavata dal sangue, appare... E la prima cosa che dice
quell’uomo è: si potrebbe cuocere un uovo sulla tua
faccia, volendo. E intorno, quattro persone in abiti scuri, come
quelli delle Iene, come i killer di Pulp Fiction. E quattro corpi
morti, in mezzo al proprio sangue. In una piccola cappella nuziale.
La donna con la faccia piena di sangue era la sposa. Che guarda
all’uomo che le sta pulendo il volto e dice: "Bill, sono
incinta. It’s your baby". Appena dopo la "y"
di baby, scrive il gioviale Quentin, sentiamo un Bang, e la sposa
riceve una pallottola in testa.
Bene, possiamo passare ai titoli del film.
Quattro morti in una cappella
nuziale, tra cui il sacerdote, e una donna con ancora in mano il
bouquet di fiori. E la sposa, che con la pallottola in testa, starà
cinque anni in coma. Non abbastanza, ovviamente, per dimenticare,
e per non cercare vendetta. Nella sequenza successiva, la sentiamo
dire, in voce fuori campo, "fino ad ora, ho ucciso 33 persone
per arrivare fino a qui. E quando arriverò a destinazione...
I’m gonna kill Bill". Uccidere Bill.
E come sempre, in Tarantino, si passa da scene violentissime a scene
quotidiane, che preludono ad altre violenze: ma non sai mai quando
scatta la molla, il passaggio da normalità a brutalità.
"In combattimento, il combattente che fa ciò che è
inatteso, può attendersi di vincere", viene detto nel
film.
Una casetta tranquilla, una
Dodge familiare, un triciclo, giocattoli da bambini sull’erba.
E dentro, un regolamento di conti fra la Sposa – verrà
chiamata solo così, nel film – e una donna di colore.
Prima si picchiano, poi tirano fuori coltelli affilatissimi. Si
affrontano, si conoscono. Facevano parte della stessa gang. Avevano
i nomi di cinque serpenti velenosi. Come le cinque "foxes"
di Pulp Fiction, di cui faceva parte Uma Thurman. Ma quello era
il pilota di una serie televisiva, questa era una gang di assassini
di altissimo livello. Soltanto che, per qualche ragione, la Sposa
è stata picchiata, brutalizzata, quasi uccisa dalle altre
quattro. Per ordine di Bill. Le è stata uccisa la figlia
che aveva in pancia, quattro innocenti sono stati ammazzati. E lei,
scopriremo, durante quei cinque anni di coma, è stata fatta
violentare da camionisti e parcheggiatori, per venti dollari a botta.
Ma la bellezza della storia
va oltre la trama. E’ nei particolari. Quando le due donne
stanno per ammazzarsi, appare una bambina di quattro anni: "Mommy,
I’m home!". Vede la casa devastata, e sua madre dice:
non ti preoccupare, è stato il cane. Vetro dappertutto, mobili
rotti, e una bionda sconosciuta con l’aria da assassina di
fronte a sua madre. E la bionda che dice: "Ciao dolcezza, come
ti chiami?".
E ancora, e ancora. Ti spaventi
e scoppi a ridere, stai ancora ridendo e salta una testa. E per
un sacco di tempo, Kill Bill è un film tutto di donne, donne
che uccidono, che combattono come uomini, che hanno "facce
da poker" – ci sono delle indicazioni, nella sceneggiatura,
che devono aver sbigottito attori ed elettricisti – e ci sono
duelli e regole d’onore. Poi, quando le due donne hanno deciso
il luogo dove andranno a morire, una dice: "scusa, devo preparare
i cereali per Nikki"...
Ci sono delle cose che sembrano
uscite da un fumetto: Tarantino scrive cose che non si scrivono
nelle sceneggiature. "La pioggia cade (veramente dice "pisses")
davanti all’ospedale – spazio bianco – QUANDO...".
Ora, avete mai visto uno sceneggiatore che dice "La pioggia
cade davanti all’ospedale, QUANDO…."? E’
come se volesse usare la sceneggiatura come uno strumento musicale,
con volumi più forti, pianissimo, rubati, e persino doppie
voci, quando usa lo split screen. Oppure, come se non fosse uno
sceneggiatore ma un critico, Tarantino giudica i suoi personaggi:
"In un’altra epoca, persone che mettevano il mondo a
soqquadro per i loro scopi erano chiamati conquistatori. Nella nostra
epoca, sono chiamati corruttori. Ma mentre Bill corrompe il mondo,
dentro è un puro". Che razza di indicazione è?
Serve allo scenografo, al costumista, è una battuta, la descrizione
di un’azione? Niente di tutto questo. Ma serve a tutti, per
capire chi è Bill. E serve a leggere la sceneggiatura come
fosse un libro. Perché si legge che è un piacere,
al contrario di tutte le sceneggiature del mondo, che sono gli oggetti
cartacei più indigeribili dell’universo.
Si parlava di ironia. Beh,
c’è una scena in ospedale. La Sposa è in coma,
e una delle Vipere sta per mandarla definitivamente al creatore
con una iniezione di veleno. Arriva, travestita da infermiera. Prima
di ucciderla, si china su di lei. "Adesso che ti vedo meglio,
non sei così carina. Hai questo nasone che non si accorda
con il resto della tua faccia, e gli occhi differenti l’uno
dall’altro…". La Sposa, in coma, ha una delle sue
funzioni corporali automatiche, inconsce: sputa sulla faccia dell’assassina.
E questa la tira per il camice, la mette a sedere e la prende a
pugni, tre volte. "Se mai tu dovessi mettere il culo fuori
da questo dannato letto, per tutto il tempo che vivrai, io ti sbatterò
la faccia per terra, puttana!". A volte si dice, parlare a
chi è in coma serve.
(30 settembre 2002)
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