Onorevoli Colleghi! - Riteniamo doveroso presentare la
seguente proposta di legge, in quanto l'attualità delle norme
che detta è stata confermata, proprio, dal trascorrere del
tempo, rendendo necessario un suo spassionato esame. Cors
Tarsatica vengono alla luce chiarendo definitivamente le
origini della città, risorta dopo il Mille con il nome di
Flumen Terrae Sancti Viti. Passa tra il 1028 e il 1465
dal Patriarcato d'Aquileia al Vescovo di Pola e poi dai Conti
di Duino ai signori di Walsee. Alla fine diviene possesso
diretto della Casa d'Austria.
Nonostante molteplici mutamenti si mantiene comune quasi
indipendente con statuti, privilegi e franchigie propri. Vi si
parla l'italiano, anzi il dialetto veneto. Il 14 febbraio 1776
Maria Teresa vuole annettere la città all'Ungheria per il
tramite della Croazia, suscitando fiere proteste e agitazioni
vivissime. Deve rivedere le sue decisioni ed il 23 aprile 1779
Fiume, con il nome di Tarsatica, fu antica colonia
militare romana dell'epoca di Ottaviano Augusto. Era inclusa
nel gigantesco vallo romano che correva per 35 chilometri da
Aidussina al mare, proprio là "presso del Quarnaro che"
- come Dante scrisse - "Italia chiude e i suoi terminibagna".
Nel 1914, scavando lungo il Pag. 2
firma un rescritto rimasto famoso: "Benignamente accordiamo
che la commerciale di San Vito (Fiume) col suo distretto, si
debba anche per innanzi considerare corpus separatum
annesso alla sacra corona del regno ungarico, e così venga
trattato in tutto e non confuso per alcun riguardo con il
distretto di Bucari, appartenente al regno di Croazia....".
Con tale rescritto, eccetto il dominio napoleonico dal 1809 al
1813 e quello successivo austriaco fino al 1822, ha inizio un
periodo ungherese di grande prosperità, ma nel 1848, mentre
l'Ungheria di Kossuth reclama, insorgendo contro gli Asburgo,
la propria indipendenza nazionale, i Croati fedeli all'Austria
occupano Fiume, pretendendo di annetterla. E' quella
un'occupazione che dura vent'anni, suscitando la ferma
opposizione dei fiumani, ma alla fine le loro proteste vengono
accolte. La città ritorna alla Corona d'Ungheria e riprende il
cammino interrotto del proprio sviluppo economico e sociale.
L'idillio dura fin che, violando i diritti fondamentali
dell'autonomia cittadina, il progetto di magiarizzazione non
appare evidente. Dalla strenua difesa della propria italianità
alla nascita dell'irredentismo, con la "Giovine Fiume" nel
1905, il passo è breve e necessario. Il circolo irredentista è
sciolto d'autorità nel 1913.
Allo scoppio della prima guerra mondiale oltre un
centinaio di fiumani occorrano volontari nelle file delle
Forze armate italiane. Molti cadranno combattendo
valorosamente. Centinaia di cittadini saranno deportati nei
campi di concentramento austro-ungheresi.
Il 18 ottobre 1918, il deputato di Fiume al Parlamento di
Budapest, Andrea Ossoinack, rivendica il diritto della città
all'autodecisione e respinge ogni ipotesi di annessione alla
Croazia. Il 30 ottobre 1918 un Consiglio nazionale, presieduto
da Antonio Grossich, chiede l'annessione della città
all'Italia. Le truppe croate di stanza a Fiume, al servizio
dell'Impero, occupano gli uffici comunali dichiarando
l'appartenenza della città alla Croazia. Il popolo disarmato
resiste invocando l'intervento italiano. Il 4 novembre navi
italiane entrano nel porto, ma i marinai non sbarcano. Il 17
novembre arrivano finalmente i granatieri di Sardegna e con
essi anche truppe americane, inglesi e francesi. La città
viene occupata nel nome dell'Intesa cui l'Italia, con il Patto
di Londra, aveva aderito. In quel Patto a Fiume non si faceva
cenno alcuno ed il Presidente americano Wilson, nelle
trattative seguite alla vittoria, si ostina a non riconoscere
il manifesto desiderio della città, negando all'Italia il
diritto di soddisfarlo.
Tra le truppe alleate presenti a Fiume, quelle francesi
assumono un atteggiamento particolarmente provocatorio a
sostegno delle pretese croate. Si arriva allo scontro aperto e
alcuni soldati delle forze coloniali francesi vengono uccisi
dalla folla inferocita. Si apre un'inchiesta e alla fine si
decide di allontanare da Fiume i granatieri, di sciogliere il
Consiglio nazionale e di provvedere all'ordine pubblico con la
polizia maltese.
Gabriele d'Annunzio, che seguiva da tempo le sorti della
città, rompe ogni indugio e con una azione improvvisa, il 12
settembre 1919, parte da Ronchi per prendere possesso della
città. I distaccamenti alleati ammainano le loro bandiere. Di
fronte a una folla enorme si proclama solennemente
l'annessione all'Italia.
Il Governo di Francesco Saverio Nitti si rifiuta di
avallare l'atto compiuto, anzi, di fronte agli alleati, lo
denuncia come arbitrario e illegale, dispone il blocco della
città sperando di poter ottenere la resa senza impiegare la
forza. Passeranno mesi di inutili trattative. I fiumani
galvanizzati dalla parola del poeta non cedono. A Nitti
succede Giolitti e iniziano intese dirette fra l'Italia e il
Regno dei Serbo-Croati-Sloveni. D'Annunzio, ad evitare la
dolorosa rinuncia che si sta profilando, proclama l'8
settembre 1920 la "Reggenza Italiana del Carnaro".
Con il trattato di Rapallo del 12 novembre 1920 l'Italia
ritiene di risolvere il problema dando vita a Fiume, ad uno
Stato libero che la nascente Jugoslavia accetta ottenendo in
cambio una parte vitale del porto.
Il 21 dicembre il generale Caviglia minaccia l'uso della
forza contro quanti oseranno sfidare il blocco. D'Annunzio
risponde proclamando lo stato di guerra nel territorio della
reggenza. La parola passa alle armi. Cinque giorni durano gli
scontri ma, sotto la minaccia di un bombardamento navale anche
contro obiettivi civili, ad evitare una strage, si addiviene,
da parte legionaria, all'atto di resa.
D'Annunzio lascia Fiume il 18 gennaio 1921.
Dopo alterne vicende si cerca con ogni mezzo di dar vita
allo Stato libero previsto dal Trattato di Rapallo. Gli
autonomisti di Riccardo Zanella vincono le elezioni indette
allo scopo il 24 aprile e, nonostante che fiumani
annessionisti e legionari intervengano a bruciare le urne e le
schede, il risultato ottiene d'esser legittimato dalla
magistratura. Il 4 ottobre, il generale Amantea, con poteri di
Alto Commissario, s'impegna a garantire l'ordine e a convocare
un'Assemblea costituente che elegge Riccardo Zanella primo
Presidente dello Stato libero di Fiume. Governa poco. Il 3
marzo 1922 una rivolta armata pone fine all'esperimento.
Passano altri due anni e con essi una lunga e confusa serie di
governi militari e civili, tutti provvisori, per poter
arrivare finalmente alla sospirata annessione. Il fascismo in
Italia è ormai saldamente al potere. Con il Trattato di Roma,
tra Mussolini e Pasic, la città vede esaudito il suo
desiderio. Il 24 marzo dello stesso anno Re Vittorio Emanuele
III sbarca a Fiume in un tripudio di folla.
La sovranità italiana cesserà di fatto il 3 maggio 1945,
quando la città verrà invasa dall'esercito comunista del
maresciallo Tito. In pochi giorni centinaia di fiumani
scompaiono nel nulla; anticipando la firma del Trattato di
Pace, il regime dispone liberamente della vita e dei beni dei
cittadini italiani. Arresti e confische si susseguono
ininterrottamente. Dopo il 1947 gli italiani avranno solo il
diritto d'optare fra l'Italia e la Jugoslavia. Ogni domanda
d'opzione sarà accettata o respinta dal potere comunista,
riconoscendo o meno la dichiarazione della lingua d'uso
presentata dagli interessati. Gli arbitri saranno
innumerevoli. Il 90 per cento degli abitanti sceglie la via
dell'esodo.
Oggi la città di Fiume (Rijeka), unita a Sussak, conta
200.000 abitanti. Fra questi circa 4.000 sono italiani.
L'esodo in cifre dalla città di Fiume:
popolazione residente secondo il censimento del 1936:
53.896;
popolazione residente secondo le stime delle autorità di
occupazione al 3 marzo 1946 (circa): 43.000;
popolazione emigrata tra il 1943 e il 1945 (circa):
10.000;
esuli censiti dall'opera nazionale per l'assistenza ai
profughi nel 1958: 31.840;
sfuggiti al censimento dell'opera essendo emigrati in
modo diverso (circa): 5.000;
cittadini appartenenti alla comunità degli italiani di
Fiume fino allo smembramento della Repubblica Federativa di
Jugoslavia e finché era l'obbligo l'iscrizione al partito
comunista - imprecisabile il numero dei comunisti italiani che
tra il 1945 e il 1947 emigrarono dall'Italia a Fiume aderendo
alla comunità degli italiani, imprecisabile il numero di
cittadini del circondario a maggioranza croata che si
stabilirono in città dichiarandosi fiumani - (circa):
2.000;
cittadini dichiaratisi di nazionalità italiana nei
successivi censimenti della repubblica federativa (circa):
2.000;
opzioni per l'Italia definitivamente respinte dalle
autorità jugoslave dopo il 1947 - secondo stime degli italiani
rimasti e non ufficiali - (circa): 2.000;
emigrati in altro modo dopo il 1958, con stima
prudenziale e molto approssimativa (circa): 1.000.
In base a quanto sopra si può ragionevolmente dedurre
quanto segue:
l'esodo definitivo da Fiume coinvolse il 90 per cento
circa della popolazione residente nel 1939;
solo il 3,8 per cento degli abitanti censiti nel 1939
ritenne di poter aderire al regime comunista del maresciallo
Tito. Gli altri rimasero perché furono costretti a
rimanere.
L'esodo di massa da Fiume - come del resto per tutte le
città ed i paesi dell'Istria, del Quarnero e della Dalmazia -
costituisce un immenso plebiscito di italianità e di
libertà.
Nel nome dell'italianità, della civiltà e della libertà,caddero o scomparvero a Fiume dopo il 3 maggio 1945:
Achillich Antonio, di Antonio, nato a Veglia; milite
appartenente al reggimento M.D.T., disperso in Istria dopo
l'occupazione titina.
Adam Angelo, nato a Fiume il 20 aprile 1898 da padre
operaio delle Ferrovie dello Stato e da madre bidella della
scuola elementare di via dei Gelsi.
Autodidatta studiò la meccanica, divenne ottimo meccanico
e fu assunto al Silurificio Whitehead.
Partecipò a varie manifestazioni di italianità prima della
guerra 1914-1918. Nell'ottobre 1918 fece parte della Guardia
nazionale e poi durante l'impresa di d'Annunzio si arruolò
volontario nella Legione Fiumana.
Antifascista dichiarato, espatriò a Sussak e tenne i
contatti col Comitato antifascista di Parigi, dove poi si
trasferì.
Dopo l'8 settembre 1943 rientrò a Fiume e prese contatto
col "Fronte Nazionale" onde raccogliere le varie correnti
democratiche della città per un rinnovamento civile e sociale
del paese. Con l'occupazione tedesca venne arrestato e
deportato a Dachau.
Sopravvissuto alla prigionia rientrò a Fiume nel luglio
1945 e credette di poter riprendere la lotta a fianco dei
lavoratori, cosa non gradita alle autorità titine e il 4
dicembre 1945, mentre si accingeva a partire per Trieste venne
arrestato insieme alla moglie Stefancich Ernesta. Il giorno
successivo venne arrestata pure la figlia Zulema e della
famiglia Adam non si seppe più nulla.
Alì Anna in Loffredo, di Tommaso. Arrestata nel maggio
1945 e deportata senza più dare notizie.
Aloi Domenico, deportato dopo il 3 maggio 1945, non diede
più notizie.
Amato dottor Giuseppe, Commissario Capo della Questura di
Fiume. Arrestato dagli slavi dopo l'occupazione della città
venne fucilato al campo di Grobnico il 16 giugno 1945 insieme
ad altre 93 persone la maggior parte appartenenti alla
Questura.
La notizia della fucilazione venne data alla moglie del
dottor Amato da un ufficiale dell'OZNA senza precisare la data
e la località dell'esecuzione.
Amici Franco, della provincia di Fiume. Arrestato e
deportato per ignota destinazione.
Ancona dottor Guido, segretario dalla fondazione della
"Fiume" S.A. di Assicurazioni e Riassicurazioni. Alla morte
del padre divenne direttore generale. Fu un funzionario e
dirigente efficiente e ben voluto da tutto il personale.
La notte del 15 novembre 1946, mentre si trovava ospite di
una famiglia di conoscenti, venne prelevato da due esponenti
dell'OZNA, fatto salire su una autovettura e scomparve dalla
circolazione. Dopo alcuni giorni si venne a sapere che il
dottor Ancona si trovava nelle carceri di via Roma. Verso la
fine di novembre venne ricoverato nell'ospedale di Sussak in
seguito ai maltrattamenti subiti e, per le sofferenze fisiche
e morali, decedeva il 4 dicembre successivo.
Aquila colonnello, Ufficiale dell'Esercito, richiamato,
prestava servizio a Fiume. Arrestato dall'OZNA nel giugno 1945
venne isolato nell'istituto Branchetta insieme ad altri
ufficiali fatti prigionieri. Non si ebbero più sue notizie e
sembra sia stato fucilato nel mese di ottobre 1945.
Assalanna, arrestato dall'OZNA nel maggio 1945, non ha più
dato sue notizie alla moglie Marisa.
Bacci dottor Icilio - Senatore del Regno - di Eugenio e di
Girardelli Isolina, nato a Fiume il 2 luglio 1879. Assolse gli
studi liceali presso l'Istituto "Massimo d'Azeglio" di
Firenze, si laureò in giurisprudenza all'Università di
Camerino nel 1902.
Svolse la sua attività politica sia a Fiume, che in
Italia, sempre in relazione all'irredentismo che lo animava e
che lo spingeva a lottare per la italianità di Fiume.
Nella sua città collaborò alla pubblicazione della rivista
"Vita Fiumana" e del settimanale "La Difesa" che stampato a
Sussak veniva da lui introdotto clandestinamente in città e
diffuso.
Fu uno dei fondatori della società "Giovine Fiume" e prese
parte a tutte le attività culturali di carattere nazionale
quali: il circolo Letterario, la Biblioteca Manzoni, la
Filarmonica Drammatica, dove ricoprì vari incarichi. Nel 1907
fondò il periodico letterario "La Vedetta" e fu eletto
Consigliere Municipale per la Giovine Fiume, ricoprendo nel
1910 la carica di vice podestà.
Nel 1911 a causa delle angherie delle autorità ungheresi
si trasferì ad Ancona, dove si sposò con la signora Lidia
Urbani. Tornato a Fiume nel 1913 fu espulso dalla città dopo
poche ore.
Fautore dell'irredentismo, nel 1915 si arruolò volontario
nell'Esercito italiano. Dopo l'eroica morte del fratello
Ipparco (tenente dei bersaglieri e Medaglia d'Argento al valor
militare alla memoria) venne mandato in Russia per curare il
trasferimento dei prigionieri austro-ungarici irredenti in
Italia.
Finita la guerra rientrò a Fiume e quale membro del
Consiglio nazionale fu fedele collaboratore di d'Annunzio e
nominato Rettore della Reggenza del Carnaro per la
Giustizia.
Dopo l'impresa di Fiume si dedicò all'attività di notaio e
dal 1929 al 1936 coprì la carica di Preside della
provincia.
Nel 1933 venne eletto da Sua Maestà Vittorio Emanuele III,
Senatore del Regno.
Nel 1945, ormai quasi settantenne, convinto di non aver
fatto del male a nessuno, accettò l'occupazione titina ma, il
21 maggio recatosi alla polizia per ritirare un lasciapassare,
fu arrestato e incarcerato.
Intorno alla sua fine si ha notizia che nel gennaio del
1946 il Reggente della Croazia avvocato Mandich di Abbazia,
indirizzò ad una persona di Abbazia una lettera dalla quale
risultava che il senatore Bacci era stato trasferito nelle
carceri di Karlovac, dove era stato processato e fucilato.
Sulla tomba di famiglia a Sirolo (Ancona) la signora Lidia
Urbani fece apporre una lapide ricordo con la scritta: "Per la
Patria visse per la Patria fu ucciso".
Baratto Albino, residente a Fiume, panettiere presso il
panificio Chiopris. Legionario Fiumano, patriota ardente,
partecipò a tutte le manifestazioni per l'italianità della
città. Dopo il 3 maggio 1945 venne arrestato e di lui non si
seppe più nulla.
Battestin professor Oscar di Oscar e di de Benzoni
Cornelia nato a Fiume il 26 agosto 1912. Ragioniere e
diplomato alla Accademia di Educazione Fisica della Farnesina;
insegnante di educazione fisica. Capitano degli Alpini Div.
"Julia", 8^ Reggimento. Alla data dell'8 settembre 1943 si
trovava in servizio quale comandante di Compagnia a Sella
Nevea di M. Nevoso.
Il 25 aprile 1945 raggiunse la famiglia a Fiume, ma il 25
maggio 1945 il furiere della sua Compagnia venne a Fiume ad
arrestarlo; imprigionato nelle carceri di Fiume insieme ad
altri prigionieri politici venne successivamente trasferito a
Castua dove si perse ogni traccia.
Barbieri Eugenio di Guglielmo e di Tominich Edvige, nato a
Fiume il 22 ottobre 1923. Guardiamarina in servizio a Pola.
Catturato dagli slavi nel maggio 1945 e deportato senza più
dare sue notizie.
Baucer Radoslav, da Fiume. Direttore amministrativo
dell'ospedale Civile della città. Nella notte tra il 3 ed il 4
maggio 1945, dopo l'occupazione della città, un commando
titino si presentò in casa sua per farsi consegnare le chiavi
della cassaforte. Al suo rifiuto lo arrestarono e gli tolsero
le chiavi, asportando dalla cassa dell'Ospedale l'ammontare di
oltre tre milioni.
Il giorno seguente il suo corpo venne trovato annegato
nello specchio d'acqua di fronte al Palazzo Adria.
Bellussi Pietro, nato nel 1881. Arrestato nel maggio 1945
non ha più dato notizie.
Benas Giovanni, da Fiume. Deportato dopo l'occupazione
della città, non ha più dato sue notizie.
Benedetti Albino, da Fiume. Deportato dopo l'occupazione
della città, non ha più dato sue notizie.
Benussi Pietro, da Fiume. Deportato dopo l'occupazione
della città, venne trucidato.
Berini Boris, da Fiume. Ucciso dagli slavi nel maggio
1948.
Bertazzolo Ottorino, da Fiume. Arrestato dalla polizia
titina nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Bertoli Ennio, di Bruno e di Otmarich Maria, nato a Fiume
il 7 dicembre 1927, studente ginnasiale. Volontario nel 3^
Reggimento M.D.T. col grado di aspirante ufficiale.
Di servizio a Sappiane venne catturato nel maggio 1945.
Dalle carceri di Fiume, dove era stato inizialmente tenuto,
venne avviato, con i polsi legati da filo di ferro, verso
Castua unitamente ad una colonna di prigionieri tedeschi.
Successivamente fu trasferito a Buccari e da qui a Tersatto e
di nuovo a Fiume.
Il giorno 23 giugno 1945, scortato da un partigiano
armato, si è presentato a casa, avendo ottenuto un permesso di
poche ore; consumato un pasto in famiglia e cambiatosi degli
indumenti, accompagnato dal padre, si ripresentò al comando
dei partigiani a Sussak. Da quel momento non si ebbero più sue
notizie.
Bertos Giovanni da Fiume, di anni 66; macchinista navale.
Ferito gravemente a baionettate dagli slavi durante
l'aggressione ai danni di un gruppo di italiani che si trovava
nella trattoria "Monteverde" di Fiume. Nel processo che ne
seguì nell'aprile 1947 gli imputati italiani non ebbero alcuna
possibilità di difendersi. L'accusa era che si trattava di una
riunione di reazionari fascisti. Il Bertos morì dopo qualche
giorno all'ospedale della città.
Bertucci Francesco di Emanuele e di Compagni Rosalia, nato
nel 1922 ad Ustica (Palermo). Arrestato a Fiume e deportato
per ignota destinazione.
Bettin dottor Giangiorgio, medico dentista, residente a
Fiume, con ambulatorio in piazza Regina Elena. Arrestato dopo
l'occupazione della città venne fucilato il 7 luglio 1945.
Beuzzer Giuseppe di Michele e di Zimich Maria, nato ad
Abbazia il 10 marzo 1897. Segretario federale di Gorizia,
venne arrestato l'8 maggio 1945 ed incarcerato. Risulta
fucilato nei pressi di Gorizia insieme ad altri
prigionieri.
Bignardi Alessandro Ettore, nato a Quistello (Mantova) nel
1906. Le ultime notizie fornite da lui stesso ai genitori
risalgono al 15 aprile 1945 mentre prestava servizio quale
artigliere nel B.A. Unità P.C. 81867 nei pressi di Fiume.
Bittner Adolfo, da Abbazia, impiegato alberghiero. Ucciso
dagli slavi nel maggio 1945.
Blasich dottor Mario, di Giuseppe e di Calich Erminia,
nato a Fiume il 18 luglio 1878. Laureato in medicina ha sempre
esercitato la professione a Fiume.
Uomo politico in vista già nei primi decenni del secolo,
lottò attivamente a fianco di Riccardo Zanella nel Partito
Autonomo di allora.
Allo scoppio della prima guerra mondiale venne richiamato
in servizio nell'esercito austro ungarico. Il 5 giugno 1915,
al momento di partire lasciò alla figlia Ada (maggiore di
cinque figli) le seguenti righe: "Figlia carissima, parto
dalla città che mi vide nascere con una grande fede nel cuore.
Non so se mi sarà dato di ritornare alla mia casa, ma sono
però sicuro che questa mia fede, anche se non fossi più,
troverà in te figlia diletta la più fervida seguace. Alto il
cuore e coraggio! Tuo padre - Fiume 5 giugno 1915".
Avviato al fronte russo riuscì, oltrepassando le linee, a
consegnarsi a quelle truppe dichiarandosi irredento italiano e
deciso a raggiungere l'Italia per arruolarsi volontario
nell'Esercito italiano. Arruolato col grado di capitano medico
combatté sul Carso.
Finita la guerra rientrò a Fiume nel 1919 e riprese la sua
attività politica a fianco di Zanella. Concluso il Trattato di
Rapallo che istituiva lo Stato Libero di Fiume, venne
designato quale Ministro dell'Interno. Dopo la caduta dello
Stato Libero avvenuta il 3 marzo 1922 ad opera delle forze
irredentistiche e propugnanti l'annessione all'Italia, il
Blasich non seguì Zanella nell'esilio in Jugoslavia, ma rimase
a Fiume. Riprese la sua attività di medico, attività che
dovette abbandonare in seguito ad una grave malattia che gli
tolse l'uso delle gambe.
Dopo l'8 settembre 1943 in una riunione in casa sua con i
rappresentanti del C.N.L., agli esponenti jugoslavi che
esigevano una sua dichiarazione di combattere i tedeschi per
annettere Fiume alla Jugoslavia, il dottor Blasich, dalla sua
sedia a rotelle dichiarò: "Potete tagliarmi la gola, ma dalla
mia bocca non uscirà tale bestemmia. Sarò felice di offrire
all'Italia quanto resta della mia povera vita e del mio
vecchio sangue".
Nella notte del 3 maggio 1945, giorno stesso
dell'occupazione della città, i partigiani slavi entrarono
nella sua abitazione e, chiusa la moglie, la figlia ed il
genero nella stanza da bagno, entrarono nella stanza da letto
e lo strangolarono sul letto stesso, salendo con gli scarponi
sul lenzuolo lasciandovi le impronte.
A completare l'opera dei liberatori, dal comodino
asportarono l'orologio da polso ed altri oggetti ivi
depositati.
Blasich Matteo, da Fiume, arrestato dalla polizia
nell'ottobre 1945, secondo dichiarazione della polizia stessa,
nel novembre "morì suicida".
Boglioli Zebedeo, da Fiume, arrestato dall'OZNA dopo il 3
maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Bolf Tabea maritata Curri, da Fiume, di anni 45. Nel 1936
venne arrestata dalla polizia jugoslava sotto l'accusa di
spionaggio a favore dell'Italia e condannata a 20 anni di
carcere. Dopo 5 anni scontati nel carcere di Ogulin (Croazia)
nel 1941 con l'occupazione della Croazia da parte delle truppe
italiane venne liberata e ritornò a Fiume. Nel giugno del 1945
venne nuovamente arrestata e nel settembre dello stesso anno
venne fucilata a Tersatto.
Bonas Alberto, di Pietro e Maria, nato a Volosca nel 1908,
prestò servizio nella regia Marina, vigile urbano ad Abbazia.
Ucciso dagli slavi dopo l'8 maggio 1945.
Bonas Vittorio, di Vittorio e di Clasnar Maria, nato a
Volosca nel 1903. Legionario Fiumano, combattente in AOI col
grado di maresciallo. Autista ad Abbazia. Ucciso dagli slavi
nel maggio 1945.
Bonelli Gennaro, arrestato nel maggio 1945, non ha più
dato sue notizie.
Bonfiglio Antonio, Combattente della guerra 1915-18,
operaio presso l'Azienda elettrica di Abbazia. Ucciso nel
maggio 1945.
Borri Giuseppe, di Francesco e di Vecchiet Maria, nato a
Monfalcone il 10 settembre 1924. Arrestato a Villa del Nevoso
e deportato per ignota destinazione.
Brandolini Guerrino, da Fiume, deportato dopo il 3 maggio
1945, non ha più dato sue notizie.
Braveri Oscar, da Abbazia, di anni 60, capitano marittimo.
Ucciso dagli slavi dopo l'occupazione.
Brelich Luigi, da Fiume, di anni 60, agente di cambio,
arrestato dall'OZNA nel settembre 1945. Sottoposto a
stringenti interrogatori ed a sevizie fu restituito alla
famiglia moribondo; spirò alcuni giorni dopo.
Bruno Filippo, di Giuseppe e di Zuccarelli Giuseppina,
nato a Motta S. Anastasia (Catania) il 5 agosto 1905.
Segretario della questura di Fiume. Arrestato dagli slavi dopo
l'occupazione della città, non ha più dato sue notizie.
Brussich Antonio, da Fiume, arrestato dagli slavi il 10
aprile 1955 e deportato per ignota destinazione.
Brutti Mirto, di Severino, nato a San Michele, marinaio.
Arrestato e deportato dopo il 3 maggio 1945.
Bucci Vladimiro di Giuseppe, deportato dalla provincia di
Fiume nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Burani Sabatino, nato a Siena nel 1916. Dopo l'8 settembre
1943 prestò servizio col grado di tenente di artiglieria al
comando di batteria contraerea nella zona di Fiume, Sussak e
Santa Caterina. Nei primi giorni di maggio 1945 venne
arrestato e tradotto nelle carceri di Fiume. Deportato
successivamente, non diede più sue notizie.
Buricchi Gino di Felice, brigadiere di pubblica sicurezza
in servizio a Fiume. Arrestato dalla polizia jugoslava il 3
maggio 1945 e dichiarato irreperibile. Il 19 giugno 1950 il
Ministero degli affari esteri con nota n. 15/10441/231
comunicava alla famiglia che: "Il cittadino italiano Buricchi
Gino, con sentenza del Tribunale militare della XI Regione di
Corpo d'Armata, era stato condannato alla pena di morte
mediante fucilazione".
Burul Antonio da Fiume, maresciallo del Servizio
informazioni della 61^ Legione CC.NN. di Fiume. Eliminato
dagli slavi dopo l'occupazione della città.
Butcovich Dolores, coniugata Superina da Fiume. Recatasi a
Gorizia nell'aprile 1945, non fece più ritorno a Fiume.
Butti Vito, maresciallo di Finanza alla stazione di
Borgomarina. Sposato con Vita Ivancich, risiedeva in
Valscurigne.
Il 3 maggio 1945 con l'entrata degli slavi in città cessò
il servizio di Borgomarina e rientrò in famiglia. Dopo alcuni
giorni saputo che gli slavi avevano arrestato tutti i
finanzieri di Borgomarina e che li avviavano al Campo Marte,
dichiarò che lui "doveva andare con i suoi figliuoli" e
indossata la divisa andò a costituirsi. Veniva così arrestato
e fucilato nel giugno successivo.
Un testimone, che riuscì miracolosamente a scampare
all'arresto, ha descritto con parole semplici e spaventose gli
ultimi momenti della vita di questo veramente grande martire,
alla cui memoria, in altre Nazioni, avrebbero dedicato per lo
meno una Caserma.
Buttiglione Donato, di Paolo e di Brienza Margherita, nato
a Laviano (Salerno) il 14 agosto 1895. Ardito nella guerra
1915-18, Legionario Fiumano, decorato con Medaglia di Bronzo
al valor militare, console della Compagnia Lavoratori del
porto di Fiume.
Prelevato dalla sua abitazione il 5 maggio 1945 e, come da
certificato del tribunale di Fiume, condannato a morte e
fucilato il 7 luglio 1945 in località sconosciuta.
Calabria Renato, di Pasquale e di Ferrari Angela, nato a
Pavia il 6 giugno 1919. Tenente di complemento di artiglieria
in servizio a Laurana. Catturato dagli slavi il 27 aprile
1945, non ha più dato sue notizie.
Calafiore Emanuele, nato a Fiume l'8 marzo 1926. Diplomato
al liceo scientifico di Fiume; milite del 3^ reggimento D.T.
(61^ Legione).
Il 5 maggio 1945 venne catturato dagli slavi a Villa del
Nevoso, dove aveva accompagnato all'ospedale un commilitone
ferito; d'allora non si sono più avute sue notizie. Il suo
amore per il prossimo gli è stato fatale.
Campagna Giovanni da Fiume, arrestato dalla polizia slava
nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Camsa Vladimiro, di Giuseppe e di Picich Maria, nato a
Laurana il 28 ottobre 1922, macellaio. Prelevato dalla polizia
slava il 26 settembre 1946 e trasferito nelle carceri di
Volosca, dove secondo comunicazione fornita alla famiglia, si
sarebbe impiccato.
Canciani Enrico di Carlo, arrestato nella provincia di
Fiume nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Carbosiero Pasquale, deportato dagli slavi nel maggio
1945, non ha più dato sue notizie.
Carletti Bruno di Dante, da Fiume. Deportato dagli slavi
nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Caroppo Guido, deportato dagli slavi nel maggio 1945, non
ha più dato sue notizie.
Carta Giovanni Dario di Antonio e di Bede Amelia, nato a
Fiume il 13 aprile 1925, studente universitario. Allievo
ufficiale della R.S.I. Dopo il 3 maggio 1945 si trasferì a
Trieste e si arruolò nella polizia del Governo Militare
Alleato.
Il 24 marzo 1946 mentre svolgeva servizio di polizia ad un
posto di blocco situato lungo la frontiera fra il Territorio
Libero di Trieste e quella occupata dalle autorità militari
jugoslave, scomparve; da allora ogni ricerca fu vana. Soltanto
nell'autunno 1949 vennero individuati i responsabili della sua
morte e conosciuta la località dove il cadavere venne
occultato. Risultò che il Carta era stato prelevato con la
forza dal posto dove disimpegnava il suo servizio e
barbaramente trucidato da elementi anti italiani. Dalle
risultanze processuali che condussero alla condanna dei
responsabili è evidente che il Carta fu assassinato perché
rappresentante delle forze dell'ordine animato da sentimenti
italiani.
Sebbene i combattimenti fossero da tempo ufficialmente
cessati e lo stato legale fosse quello di armistizio, la morte
del Carta fu determinata da cause inerenti la guerra e,
pertanto, le Autorità militari acconsentirono acché la salma
fosse tumulata nel cimitero dei Caduti militari di Milano.
Cartelli Eugenio di Mario e di Marinich Margherita, nato a
Fiume il 30 novembre 1918, pasticciere. Arrestato dagli slavi
nel maggio 1945 e deportato. La dichiarazione di morte
presunta indica come avvenuta l'8 maggio 1945.
Casale Raffaele, deportato dalla provincia di Fiume nel
maggio 1945, risulterebbe deceduto in prigionia.
Castello dottor Eolo, nato a Sesti Ponente (Genova) nel
1906. Direttore Amministrativo del Silurificio Whitehead di
Fiume. Arrestato dagli slavi al Bivio di Rupa mentre ritornava
a Fiume in automobile da Trieste, dove si era recato per
servizio, e ucciso.
Cattaro Nicolò di Antonio, nato a Veglia nel 1910,
panettiere ad Abbazia. Accusato di spionaggio venne arrestato
dagli slavi e fucilato nel cimitero di Tersatto il 21 novembre
1946.
Cavalieri Tullio da Fiume, disegnatore al Silurificio
Whitehead. Eliminato dalla polizia titina dopo l'occupazione
della città.
Celligoi Vittorio, nato a Fiume nel 1894, infermiere;
appartenente al movimento autonomista. Prelevato dagli slavi
nel maggio 1945, non si sono più avute sue notizie.
Cellus Antonio da Fiume, deportato dagli slavi dopo il 3
maggio 1945 e scomparso.
Celotto Mario da Fiume, arrestato e deportato nel maggio
1945 senza più dare notizie.
Chesele Maria coniugata Budak da Fiume, di anni 55,
arrestata dall'OZNA nel 1946. Nel 1947 le autorità jugoslave
dichiararono che la detenuta si era suicidata nelle carceri di
Fiume.
Chiuzzelin dottor Nazzareno di Saul e di Dinarich
Giuseppina, nato a Fiume il 9 settembre 1898. Legionario
Fiumano, commissario di pubblica sicurezza a Gorizia.
Nel maggio 1945 fu prelevato da casa e rinchiuso nel
castello di Gorizia e poi trasportato ad Aidussina, dopo di
che ogni ricerca fu vana.
Dal verbale redatto dal sindaco di Gorizia risulta che è
stato prelevato da casa da truppe jugoslave. La dichiarazione
di morte presunta emessa dalla pretura di Gorizia indica la
data del 31 dicembre 1945.
Cimini Virgilio Giuseppe di Giovanni, nato a Livorno il 1^
febbraio 1888. Legionario Fiumano, gestore di un bar in Riva
Emanuele Filiberto. Milite del 3^ reggimento MDT dopo il 3
maggio 1945 raggiunse Trieste. Il 27 maggio 1945 venne
arrestato nei pressi di piazza Goldoni e trasferito nelle
carceri di Fiume e poi fucilato.
Ciuffarin Anna Maria di Lodovico e di Gorian Eleonora,
nata a Volosca il 19 dicembre 1915, residente a Gorizia.
Arrestata il 3 maggio 1945 e deportata. La dichiarazione di
morte presunta indica la data del 31 maggio 1945.
Civini da Fiume. Arrestato dalla polizia titina, non ha
più dato sue notizie.
Clave Mario da Fiume. Arrestato e deportato dopo il 3
maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Cociani Dante da Fiume. Ucciso dagli slavi dopo
l'occupazione della città, accusato di "attività antipopolare
e terroristica".
Collavalle Quintilio. Arrestato e deportato.
Colmanni Arturo da Fiume. Esattore dell'Azienda servizi
pubblici municipalizzati. Eliminato dalla Polizia titina dopo
l'occupazione della città.
Colombo Rosario. Arrestato e deportato.
Colussi Carlo di Giovanni e di Felicita Nardini, nato a
Fiume il 7 dicembre 1891. Giornalista. Allo scoppio della 1^
guerra mondiale si arruolò volontario nell'Esercito italiano,
combattendo sul Carso e raggiungendo il grado di Tenente degli
Alpini; decorato di Medaglia d'Argento al valor militare.
Nella 2^ guerra venne richiamato col grado di maggiore e
promosso poi al grado di tenente colonnello.
Presidente dell'Associazione nazionale mutilati ed
invalidi di guerra dall'annessione di Fiume alla Madrepatria
fino al 1943.
Amministratore delegato dello stabilimente tipografico de
"La Vedetta d'Italia" ricoprì varie cariche fra le quali
quelle di presidente della Cassa di Risparmio e di Podestà.
La moglie Copetti Nerina, di Giorgio e di Regina
Simonetti, nata a Fiume il 30 marzo 1914.
Dopo l'occupazione della città i coniugi Colussi, con
regolare permesso della polizia titina, si accingevano a
partire per Trieste con l'autocorriera. Lungo la strada per
raggiungere la stazione delle autocorriere vennero fermati da
agenti dell'OZNA e portati nella sede della polizia in via
Firenze.
La Signora Sofia Dolenz-Capriotti, amica della famiglia
Copetti, passando davanti alla sede della polizia si sentì
chiamare e così seppe che i coniugi Colussi erano stati
arrestati e ne informò la famiglia.
La madre Copetti recatasi alla polizia poté parlare con la
figlia e seppe che non erano stati ancora interrogati.
Ritornata il giorno dopo si sentì dire che i coniugi
Colussi non risultavano arrestati bensì che erano partiti per
Trieste. Alle insistenze della signora Copetti per avere
precise notizie venne minacciata di arresto.
Poiché ogni ricerca risultò vana, nel mese di dicembre
1945 la famiglia presentò un esposto al Comando militare di
Abbazia ed ebbe come risposta che i coniugi Colussi erano
stati condannati dal tribunale popolare di Fiume, alla pena di
morte mediante fucilazione e che la sentenza era stata
eseguita senza però indicare la data ed il posto.
Contesso Vincenzo. Nato a La Spezia nell'ottobre 1906,
impiegato presso il Silurificio Whitehead di Fiume. Arrestato
a Trieste dalla polizia titina insieme alla moglie Laura
Jurinovich (nata a Fiume). Trasferiti nelle carceri di Fiume
non se ne ebbe più notizia.
Conti (già Grofcich) Carlo. Nato a Villa del Nevoso.
Ucciso, dopo essere stato barbaramente seviziato, nel maggio
1945 a Castelnuovo d'Istria.
Corgo Giuseppe di Antonio. Deportato da Fiume nel maggio
1945.
Cornelli Francesco di Alberto e di Palmira Rebecchi, nato
a Piacenza il 4 agosto 1902. Maresciallo dei Carabinieri in
servizio a Fiume fino all'agosto 1944. Dopo l'occupazione
della città venne arrestato e deportato.
Corradi Adolfo, nato a Fiume, patriota e legionario
fiumano. Usciere nel Palazzo della società di navigazione
"Adria". Dopo l'occupazione della città venne arrestato e
condannato a morte. Accompagnato da due poliziotti al cimitero
di Cosala fu obbligato a scavarsi la fossa. Uomo
particolarmente coraggioso, approfittando di un momento di
disattenzione del milite, con la vanga che teneva in mano
spaccò la testa del poliziotto. L'altro poliziotto presente lo
fulminò con una scarica di mitra.
Coverlizza Siro di Giuseppe, nato a Fiume. Impiegato
presso la cassa malattia di Abbazia. Ucciso nel maggio
1945.
Cressevich Antonio da Fiume. Arrestato dalla polizia
titina nel 1949 per aver organizzato l'espatrio di alcuni
cittadini.
Curasier. Due fratelli, da Fiume. Uccisi dagli slavi il 5
maggio 1945 a Sella di Monte Santo.
Dalla Pozza Dante da Fiume, legionario fiumano.
Proprietario di una sartoria in via Bovio. Arrestato dopo
l'occupazione, risulta ucciso nell'agosto 1945.
Dazzara Armando, impiegato del dazio a Laurana. Ucciso nel
maggio 1945.
Decristofaro Giuseppe da Fiume. Deportato nel maggio
1945.
Dell'Olio Bartolomeo di Vincenzo e di Antonia Mango, nato
a Trani (Bari) il 20 maggio 1923. Degente nell'ospedale di
Laurana; dopo il 3 maggio 1945 venne arrestato e da allora non
si sono più avute sue notizie.
De Masi Vincenzo, deportato dalla provincia di Fiume, non
ha mai dato sue notizie.
Demini Giuseppe, nato ad Abbazia. Allievo ufficiale della
Guardia di finanza. Catturato ed eliminato dai titini.
Demmanuele Gaetano da Fiume. Arrestato nel maggio 1945,
non ha mai dato sue notizie.
De Montis Salvatore. Deportato dalla provincia di Fiume
nel maggio 1945, non ha dato più sue notizie.
De Venezia Erminio. Deportato dalla provincia di Fiume nel
maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Devescovi Valerio di Matteo, nato a Fiume il 27 novembre
1892, usciere presso la questura di Fiume. Arrestato e
fucilato nel mese di agosto 1945, nei pressi di Fiume.
Diana Alberto di Giuseppe. Deportato nel maggio 1945 e
scomparso.
Di Lorenzo Costantino, di Cesare. Guardia scelta di
pubblica sicurezza, autista del questore di Fiume. Fucilato il
giorno seguente all'occupazione della città.
Di Tullio Sebastiano da Fiume. Deportato nel maggio
1945.
Dogana Antonio da Fiume. Deportato nel maggio 1945.
Duchich Antonio da Fiume. Deportato dopo l'occupazione
della città, non si sono più avute sue notizie.
Dumicich da Fiume, industriale. Fucilato a Tersatto dopo
l'occupazione della città.
Ecker Maria da Fiume, di anni 48. Arrestata alla stazione
ferroviaria di Fiume al rientro di un viaggio a Trieste e
fucilata con l'accusa di spionaggio.
Elia Francesco di Antonio. Deportato dalla provincia di
Fiume, non ha più dato notizie.
Fabbris Massimo di Abramo. Deportato nel maggio 1945 ed
incarcerato a Maribor, senza più dare sue notizie.
Fanti Arturo da Fiume. Deportato nel maggio 1945, non ha
mai dato sue notizie.
Fantini Emiro, nato a Fiume, irredentista e socio della
"Giovine Fiume", legionario fiumano. Fotografo con studio e
negozio sul corso Vittorio Emanuele III. Arrestato nel maggio
1945 e rinchiuso nelle carceri di Fiume, dove venne sottoposto
a maltrattamenti e sevizie. Nell'aprile 1946 le autorità
comunicarono la sua morte, dovuta ad otite.
Fattoretti Oscar di Paolo e di Maria Marassovich, nato a
Trieste il 23 novembre 1891, funzionario comunale di Fiume.
Irredentista e appartenente alla "Giovine Fiume", legionario
fiumano.
Prelevato dalla sua abitazione il 5 maggio 1945 ed
eliminato. La dichiarazione di morte indica la data del 5
maggio 1945.
Ferlan Nicolò. Nato a Fiume, di anni 30. Tenente pilota.
Arrestato dagli slavi nel maggio 1945, venne processato nel
luglio dello stesso anno e condannato a dieci anni di lavori
forzati, sotto l'imputazione di aver preso parte, come
ufficiale italiano, ad azioni di guerra. Rinchiuso nel campo
di lavoro di Kocevie (Slovenia) riuscì a fuggire. Ripreso fu
ricondotto a Kocevie e nel febbraio 1946 venne fucilato.
Flego Umberto. Nato a Laurana, giardiniere del Vescovado
di Fiume. Ucciso a Laurana nel maggio 1945.
Franchini Franchino di Gioacchino e di Lauretana Paoletti,
nato a Livorno il 25 agosto 1892. Assistente del genio civile
di Fiume, residente a Laurana. Combattente della prima guerra
mondiale, Legionario fiumano.
Catturato da bande titine sulla strada di Abbazia il 19
settembre 1944. Nessuna notizia è stato possibile avere sulla
sua fine.
Franchi Tullio da Fiume. Deportato dopo l'occupazione
della città.
Fuchs Luigi di Laurana, spazzacamino. Ucciso nel maggio
1945.
Galli Alessandro di Rodolfo, da Fiume. Arrestato nel
maggio 1945 e deportato.
Gallovich Valentino da Fiume, di anni 20. Trucidato dagli
slavi a Sella di Monte Santo (Gorizia) dopo il 3 maggio 1945.
Faceva parte di un corpo di guardia alla centrale elettrica di
Salcano.
Gasparini Albino di Angelo, nato a Quinto (Treviso) il 14
novembre 1914. Guardia di pubblica sicurezza in servizio a
Fiume. Scomparso dopo l'occupazione della città (3 maggio
1945).
de Gaus Antonio, di famiglia patrizia fiumana, di anni 70,
arrestato dagli agenti dell'OZNA nel maggio 1945, non ha più
dato sue notizie.
Gavioli Mario da Fiume, deportato dopo il 3 maggio 1945,
non si sono più avute sue notizie.
Geletti ingegner Enea, nato a Laurana, possidente. Ucciso
dagli slavi dopo il 3 maggio 1945.
Ghersi Michelangelo, nato a Laurana, impiegato comunale e
segretario della sezione di Laurana del P.F.R. Ucciso dagli
slavi insieme al figlio di anni 8, con una scarica di mitra
attraverso la finestra della sua abitazione.
Giachetti Renzo di Amedeo, nato a Fiume il 16 settembre
1927. Scompaiono nella zona di Caporetto nel maggio 1945.
Giacchi dottor Nicolò di Biagio e di Virginia Cech, nato a
Laurana il 6 gennaio 1902, impiegato presso l'azienda di
soggiorno di Abbazia, capitano di Artiglieria di complemento.
Arrestato nel maggio 1945, non si sono più avute sue
notizie.
Giampà Giovanni, deportato dalla provincia di Fiume nel
maggio 1945, non ha mai dato sue notizie.
Giannetti Giovanni di Giovanni, nato in Cecoslovacchia nel
1895. Falegname a Rupa di Elsane. Arrestato dagli slavi nel
maggio 1945 e dopo una breve permanenza nel carcere di Trieste
il 25 venne fatto partire per Lubiana e d'allora non si sono
più avute sue notizie.
Gigante Riccardo - Senatore del Regno di Agostino e di
Canarich Francesca, nato a Fiume il 27 gennaio 1881, diplomato
presso l'Accademia di commercio di Graz.
Di puri sentimenti italiani fu sempre presente nelle varie
manifestazioni di italianità nel periodo antecedente la prima
Guerra Mondiale. Fu uno dei soci fondatori della "Giovine
Fiume", organizzatore dei due viaggi a Ravenna.
Allo scoppio della guerra raggiunse l'Italia e si arruolò
volontario raggiungendo il grado di capitano.
Dopo la guerra rientrato a Fiume fu acceso sostenitore
dell'annessione all'Italia e fu uno dei più fedeli
collaboratori del comandante d'Annunzio, tanto che per lui è
stata riservata una delle Arche del Vittoriale.
Dopo risolta l'impresa dannunziana continuò a lottare per
l'annessione e venne eletto sindaco, carica che ricoprì anche
successivamente.
Era decorato dell'Ordine Militare di Savoia, della
Military Cross Britannica ed insignito del grado di
Grand'ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Dopo l'occupazione della città da parte dei titini si
rifiutò di abbandonarla per rimanere con la sua gente.
Il 4 maggio 1945 venne arrestato e fu visto per l'ultima
volta alla periferia di Castua legato insieme al maresciallo
di finanza Butti Vito. Si seppe poi che ambedue erano stati
barbaramente uccisi.
Gigante Vincenzo di Antonio, brigadiere della milizia
portuale in servizio a Fiume, arrestato il 4 maggio 1945 e
fucilato.
Giubella Giovanni da Fiume, arrestato dalla polizia titina
nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Giurso Pasquale di Aristodemo, deportato dalla provincia
di Fiume nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Giusti Roberto, nato a Fiume, eliminato dagli slavi dopo
l'occupazione della città.
Grandi Grossmann Mario, nato a Laurana il 15 agosto 1877,
agente della riunione adriatica di sicurtà. Di sentimenti
italiani, venne internato dall'Austria durante la guerra
1915-1918. Dopo il 3 maggio 1945 venne arrestato dagli slavi e
morì in carcere a Laurana il 2 gennaio 1946.
Grani (già Granitz) Nicolò di Rodolfo e di Anita, nato a
Fiume il 19 febbraio 1917, di religione ebraica.
Dopo l'8 settembre 1943 aveva militato nelle formazioni
partigiane piemontesi. Nei primi giorni di maggio 1945, ancora
vestito con la divisa americana di combattimento, venne a
Fiume ma insieme allo zio Granitz Edmondo mentre si trovava
all'ufficio postale venne arrestato e, con la accusa di
spionaggio a favore dell'Italia venne fucilato dopo essere
stato costretto a scavarsi la fossa.
Granitz Edmondo di Guglielmo e di Lina, nato a Raab
(Ungheria) nel 1898, residente a Fiume, con ufficio filatelico
al Corso. Rientrato a Fiume insieme al nipote Grani Nicolò
subì la sorte di questi.
Gregorat Renato, nato ad Abbazia, elettricista. In
servizio militare nella contraerea a Lampedusa, fu fatto
prigioniero e trasferito in Algeria. Dopo la fine della guerra
rientrato ad Abbazia venne arrestato dai titini e ucciso.
Grubessi, nato a Fiume, addetto all'ufficio informazioni
della Milizia. Arrestato dalla polizia titina dopo
l'occupazione della città, venne eliminato.
Guerdinari Antonio da Fiume, deportato dagli slavi dopo il
3 maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
de Hajnal Mario, nato a Fiume nel 1891, pittore
accademico. Ucciso dagli slavi nella sua abitazione nel maggio
1945.
Hartman Alfredo, nato ad Abbazia nel 1900, arrestato dagli
slavi a Trieste dopo il 3 maggio 1945, non ha più dato sue
notizie.
Hodl Enrichetta, nata a Zagabria il 21 luglio 1927,
cittadina italiana, residente a Fiume. Il giorno 4 giugno
1945, un mese dopo l'occupazione della città, mentre usciva
dall'ufficio comunale dove si era recata per ritirare la carta
d'identità, venne arrestata ed incarcerata; per tre giorni la
madre ha potuto avere sue notizie, ma poi scomparve. Ne è
stata dichiarata la morte presunta.
Hupp Francesco, nato a Graz. Residente a Fiume. Insieme
alla moglie Capudi Maria vedova Giovanelli, proprietari della
nota pasticceria Giovanelli al Corso. Abitanti a Borgomarina,
uccisi nella loro villa e spogliati di ogni loro avere.
Iker Anna vedova Mandich e Iker Vittoria, nate a Fiume,
rispettivamente nel 1889 e 1891, da famiglia ungherese. Ospiti
nella villa dei coniugi Hupp, vennero arrestate e di loro non
si seppe più nulla.
Innorcia Francesco di Salvatore, deportato dalla provincia
di Fiume nel maggio 1945, non se ne ha più avuto notizia.
Jacopacci Ezio, combattente della prima guerra mondiale,
maresciallo dei vigili urbani di Abbazia. Ucciso dagli slavi
l'8 maggio 1945.
Januale Raffaele, nato a Fiume, di anni 19. Mobilitato in
un battaglione costiero, era di presidio alla centrale
elettrica di Salcano (Gorizia). Nel maggio 1945 il reparto
cadde nelle mani dei titini e tutti i componenti vennero
uccisi.
Jelaushegg Loris di Pietro, nato a Fiume nel 1930,
arrestato dagli slavi a Trieste nel maggio 1945, non ha più
dato sue notizie.
Kastl Giuseppe, nato a Fiume, funzionario dei magazzini
generali di Fiume. Trucidato dagli slavi dopo il 3 maggio
1945.
Kepa Enrico, nato nel 1912, deportato dalla provincia di
Fiume nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Kindle Massimiliano, nato a Vaduz, residente a Fiume,
odontotecnico, arrestato dagli slavi ed internato nel carcere
di Maribor, vi decedeva nel 1948.
Konig. Titolare di una salumeria nel Mercato di Braida,
arrestato nel maggio 1945 ed eliminato.
Kosiorowki Giovanni di Martino e di Barbara Miska, nato a
Cmolas (Polonia) il 25 febbraio 1884, odontoiatra, residente
ad Abbazia e cittadino italiano. Prelevato dagli slavi dalla
sua abitazione nel maggio 1945 e deportato.
Kregar, nato a Fiume, autista delle poste. Dopo
l'occupazione della città, venne arrestato e barbaramente
bastonato; riportato a casa moribondo, vi decedeva dopo pochi
giorni.
Landriani Adolfo, arrivato a Fiume al seguito di
D'Annunzio, con un reparto di Arditi fece parte della
"Compagnia D'Annunzio" come legionario. Sposatosi rimase a
Fiume e si occupò come custode, prima al parco arciducale e
poi al giardinetto di piazza Verdi. Data la sua statura era
conosciuto col nomignolo di "Maresciallino".
Arrestato dalla polizia titina i poliziotti intimarono al
Landriani di gridare "Viva Fiume jugoslava", ma lui invece
gridò "Viva Fiume Italiana". Insistendo i titini nella loro
pretesa e rifiutandosi lui di obbedire venne brutalmente
sbattuto sul soffitto della prigione, continuando a gridar
fino alla morte "Viva l'Italia".
Lanfredi Giulio di Vittorio, da Fiume, arrestato e
deportato dopo il 3 maggio 1945.
Lembo Renata vedova Cernigoi di Savino, nata a Canosa di
Puglia nel 1913, casalinga, residente a Laurana. Arrestata nel
maggio 1945 e deportata.
Lenaz Antonio, nato a Fiume, deportato dagli slavi dopo il
3 maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Librio Giuseppe da Fiume, catturato dagli slavi l'ultima
domenica di ottobre del 1945 e ucciso con un colpo di
rivoltella alla nuca tra le rovine del Molo Stocco, reo di
aver strappato la bandiera jugoslava da un pennone di piazza
Dante.
Ljubicich Giovanni da Fiume, prelevato dalla sua
abitazione nel maggio 1945 e ucciso.
Loffredo Primo, arrestato nel giugno 1945 e rinchiuso
insieme ad altri ufficiali nell'istituto Branchetta
trasformato in penitenziario e, verso la fine di ottobre,
fucilato.
Loffredo Raimondo di Primo, arrestato nel maggio 1945 e
deportato.
Luciani dottor Oscarre di Cirillo, nato a Fiume il 16
agosto 1900. Legionario fiumano, laureato in giurisprudenza,
commissario di pubblica sicurezza in servizio alla questura di
Gorizia. Arrestato il 6 maggio 1945 e condannato dal Tribunale
Militare di Lubiana alla pena di morte con sentenza dell'8
gennaio 1946. Sentenza eseguita il 17 gennaio 1946.
Luksich-Jamini Maria, nata a Fiume, di anni 69, arrestata
nel maggio 1945, già in gravi condizione di salute e
sottoposta a stringenti interrogatori dopo l'arresto dei
figli, morì il 10 gennaio 1947.
Lupino Terenzio, deportato dalla provincia di Fiume.
Lusina Gabriele di Mattia, nato il 13 marzo 1922,
arrestato dagli slavi il 15 maggio 1945 e deportato.
Macauda Ignazio, nato a Modica nel 1896. Legionario
fiumano, già dipendente dei cantieri navali di Fiume.
Combattente e mutilato sul Carso, venne decorato con Medaglia
di Bronzo al valor militare. Richiamato nella Finanza nella
seconda guerra venne decorato con la croce di guerra.
Arrestato dai titini a Mattuglie, veniva barbaramente
trucidato.
Macchi, ingegnere, da Fiume, arrestato nel maggio 1945 a
Trieste e deportato.
Maguolo Sergio da Fiume, deportato dopo l'occupazione
della città, non ha più dato sue notizie.
Mahrer Rodolfo da Abbazia, cameriere d'albergo. Ucciso
dagli slavi nel maggio 1945.
Malesi Gualtiero di Gustavo e di Maria Padovan, nato a
Volosca il 16 settembre 1903, ragioniere, cassiere della Cassa
di Risparmio di Abbazia.
Prelevato dalla sua abitazione nella notte del 2 maggio
1945 e incarcerato a Laurana. Il 10 unitamente ad altri
arrestati venne portato al Piccolo Montemaggiore e
trucidato.
Malusà Matteo di Giovanni e di Maria Bertoli, nato a
Moschiena il 29 marzo 1915. Arrestato in Istria mentre tentava
di raggiungere Pola. Deportato ad Idria il 15 luglio 1945,
scomparve.
Mandechich Franco e Rosa, residenti a Fiume. Partiti il 15
aprile 1945 per Trieste e scomparsi durante il viaggio. La
dichiarazione di morte presunta indica la data "agosto
1945".
Manfredi Giulio di Vittorio, da Fiume, arrestato nel
maggio 1945 e deportato.
Manfrini Solpensiero, nato ad Ancona il 16 marzo 1904,
marittimo, residente a Fiume, scomparso il 23 maggio 1945.
Manzolillo Giuseppe, nato nel 1922, arrestato nel maggio
1945 e deportato.
Maracich Dario (o Mario) di Antonio, nato a Veglia il 10
ottobre 1921. Vigile del fuoco a Monfalcone, arrestato il 6
maggio 1945, venne portato a Volosca e non si hanno avuto più
sue notizie.
Maraspin Giovanni da Fiume, arrestato dall'OZNA nel maggio
1945, non ha più dato sue notizie.
Marciano Carmine di Vincenzo, arrestato nel maggio 1945 e
scomparso.
Marsanich Aurelio di Antonio e di Giovanna Jardas, nato a
Fiume l'11 settembre 1925, diplomato alla scuola industriale
di Fiume. Mobilitato in un battaglione costiero era di
presidio alla centrale elettrica di Salcano (Gorizia).
Alla cessazione della guerra fatto prigioniero, venne
fucilato a Sella di Montesanto e seppellito in una fossa
comune insieme ad altri commilitoni.
Martincich Valeria da Laurana, uccisa dagli slavi nel
maggio 1945.
Martinolich Stanislao, da Fiume, arrestato nel maggio 1945
e deportato.
Marussi Dante di Giovanni, nato a Fiume, figlio del noto
patriota irredentista fiumano, scultore e insegnante alla
scuola di avviamento professionale di Fiume. Deceduto in
carcere in seguito alle percosse e maltrattamenti subiti.
Marussi Giovanni di Giovanni, nato a Fiume, fratello di
Dante, arrestato dalla polizia titina alla fine del 1947 sotto
l'imputazione di attività politica clandestina. Morto in
carcere, secondo versione della polizia "suicida".
Marzucco Nicola di Giovanni, nato a San Basilio del Pireo
(Grecia) nel 1895. Legionario Fiumano, arrestato il 3 maggio
1945, venne portato a Castua legato insieme al senatore
Gigante ed al maresciallo Butti. Mentre gli slavi infierivano
sul corpo del senatore Gigante il Marzocco prese a gridare
"Viva l'Italia" e venne a sua volta massacrato.
Masotti Giuseppe di Guglielmo deportato dagli slavi dalla
provincia di Fiume nel maggio 1945, non ha più dato sue
notizie.
Matera I. da Fiume, deportato dopo il 3 maggio 1945, non
ha mai dato sue notizie.
Matikinich Stanislao da Fiume, deportato dopo il 3 maggio
1945, non ha più dato sue notizie.
Maurel Lidia da Laurana, casalinga, uccisa dagli slavi nel
maggio 1945.
Maurinaz da Fiume, operaio della raffineria olii minerali,
arrestato nel 1947 insieme ad altri fiumani accusato di
cospirazione irredentistica, venne ucciso nel carcere di
Fiume.
Mazzoli Silvio da Fiume, deportato dagli slavi dopo l'8
maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Meducheschi Virgilio, da Fiume, deportato dopo il 3 maggio
1945, non ha più dato sue notizie.
Meintz Alessandro, albergatore, da Laurana. Trucidato dopo
il 3 maggio 1945.
Menzutti Stanislao da Fiume, deportato dagli slavi dopo il
3 maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Miclavio Antonio, nato a Fiume nel 1900, legionario
fiumano, partecipò al natale di sangue. Impiegato alla Romsa,
scrittore di novelle e saggi critici. Appartenente al P.R.I.
di Fiume ed al C.L.N. dal 1943 al 1945. Arrestato nel gennaio
1944 riuscì a sopravvivere ed a ritornare a Fiume. Esule a
Milano, morì poco dopo a causa delle sofferenze patite durante
la deportazione.
Mingotti-Messori Gina da Fiume, di anni 38, arrestata
dagli slavi con l'accusa di essere stata spia dei tedeschi,
venne fucilata a Tersatto nel maggio 1945.
Mittrovich Gustavo, di Gustavo e di Marcovich Alessandra,
nato a Fiume nel 1884, legionario Fiumano, impiegato
all'Azienda servizi pubblici. Brigadiere del 3^ Reggimento
G.N.R. Venne fatto prigioniero a Passiacco (Istria) il 3
maggio 1945 e, preso a caso dal gruppo dei prigionieri, venne
fucilato.
Moderini Giacinto, di Francesco e di Cattalinich Luigia,
nato a Fiume il 9 settembre 1909, artigiano meccanico.
Prelevato dalla sua abitazione il 5 maggio 1945 e incarcerato
insieme al fratello Dante. Il 9 maggio 1945 venne fatto uscire
dalla cella e non se ne seppe più nulla.
Molessi Gualtiero, di Gustavo, da Fiume, deportato dopo il
3 maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Moncilli Rodolfo (già Moncillovich), da Fiume, capo
reparto presso la Fonderia Skull. Avendo manifestato la sua
avversione al comunismo, dopo l'8 settembre 1943 venne più
volte minacciato dagli elementi slavi. Alla sera del 3 maggio
1945, presente al prelevamento del titolare dell'azienda,
dottor Skull, venne arrestato e poi rilasciato con l'obbligo
di rientrare nello stabilimento. Circa un mese dopo, mentre
transitava per il Corso insieme ad un amico, venne nuovamente
arrestato e rinchiuso nelle carceri di Fiume, da dove sparì
senza più dare notizie. Successivamente la famiglia ricevette
la comunicazione che il Moncilli era stato fucilato nel mese
di agosto 1945.
Montante Salvatore, da Fiume, arrestato nel maggio 1945,
non ha più dato sue notizie.
Morich Ilario, di Giuseppe, nato a Veglia, disperso in
Istria nel maggio 1945.
Napolitano Antonio, da Fiume, arrestato nel maggio 1945,
non ha più dato sue notizie.
Nardin don Saverio, di Giuseppe e di Del Din Maria, nato
il 12 febbraio 1900 a Faver (Trento). Cappellano militare
dell'ospedale di Abbazia. Venne arrestato dopo il 3 maggio
1945 e deportato.
Naselli Domenico, di Luigi, arrestato nel maggio 1945 e
deportato senza più dare sue notizie.
Neugebauer Amanda, nata a Fiume nel 1901 da famiglia di
puri sentimenti italiani. Nel corso dell'impresa dannunziana
fu decorata dal comandante d'Annunzio con la stella d'oro per
la sua opera assistenziale. Successivamente il generale
Giardino, che comandava la città, le conferì due medaglie
d'oro di Benemerenza. Nel corso della guerra 1940-1943 fece
servizio al fronte come crocerossina.
Arrestata dalla polizia slava nel giugno 1945 fu
condannata a morte per essersi macchiata di "gravi crimini di
guerra".
Nicolosi Domenico, da Fiume, arrestato nel maggio 1945 e
deportato senza più dare notizie.
Nicora Federico, da Abbazia, addetto al Mercato. Ucciso
dagli slavi dopo il 3 maggio 1945.
Orlando Vito, da Fiume, deportato dopo il 3 maggio 1945,
non ha mai dato sue notizie.
Orsanelli Bruno, di Giovanni, nato a Vicenza il 14 luglio
1917, caporale di artiglieria in servizio a Fiume, deportato
dopo il 3 maggio 1945 e scomparso.
Osseri Bruno, di Damaso, nato a Fiume il 16 agosto 1919,
arrestato dopo il 3 maggio 1945 e fucilato il 2 luglio
1945.
Pagan Antonio, di Ugo e di Benedetti Maria, nato a Fiume
nel 1899.
Pagan Margherita ved. Pavesi di Ugo e di Benedetti Maria,
nata a Fiume nel 1898.
Pagan Maria nata Benedetti di Antonio, nata a Novi
(Dalmazia) nel 1872. Arrestati dagli slavi nel giugno 1945 e
soppressi in carcere il 28 agosto 1945.
Paganini Pompilio di Tito, nato a Rovigno, caposquadra
della Milizia Ferroviaria, residente a Fiume. Prelevato dai
titini nel maggio 1945 e scomparso.
Paladin Silvano di Antonio, deportato dagli slavi nel
maggio 1945 nel carcere di Maribor e scomparso.
Panigatti ingegner Umberto di Ercole, nato a Robbio
(Pavia) nel 1889, direttore generale del silurificio Whitehead
di Fiume, arrestato a Trieste il 26 maggio 1945 dalla polizia
slava e tradotto nel carcere di Fiume, dove decedette per le
sevizie subite.
Paolato Luigi, di Giovanni, nato a Fiume il 23 aprile
1890, volontario irredento nella guerra 1915-1918, residente a
Capodistria, arrestato il 10 maggio 1945, e deportato per
ignota destinazione.
Paradiso Giovanni, da Fiume, deportato dopo il 3 maggio
1945, non ha più dato sue notizie.
Parma Gino, da Fiume, deportato dopo l'occupazione della
città, non ha mai dato sue notizie.
Pecere Agostino, di Pietro e di Palmisano Angela,
arrestato dagli slavi il 3 maggio 1945, e scomparso.
Pellegrini Oscar, di Giacomo e di Ferrari Giovanna, nato a
Fiume il 25 aprile 1901, di famiglia di puri sentimenti
italiani, legionario fiumano, impiegato presso l'azienda
servizi pubblici municipalizzati di Fiume. Il 5 maggio 1945,
mentre si recava al lavoro venne preso ed incarcerato.
Nonostante le ricerche effettuate non è stato possibile avere
sue notizie. Dopo parecchio tempo la famiglia ricevette la
notizia che il Pellegrini era stato fucilato a Tersatto.
Penso Mario, da Fiume, di anni 44, capo magazziniere della
raffineria olii minerali di Fiume, arrestato dalla polizia
titina, morì in carcere nel 1948 in seguito alle percosse
subite.
Percich Antonio, da Fiume, deportato dopo l'occupazione
della città, non ha dato sue notizie.
Perkan don Vittorio, parroco di Elsane (Fiume), trucidato
dagli slavi il 9 aprile 1945, mentre impartiva la benedizione
ad una salma nel cimitero locale.
Petterutti Leopoldo, da Fiume, arrestato dopo il 3 maggio
1945, e deportato senza più dare notizie.
Pezzano Michele, da Abbazia, combattente della guerra
1915-18, calzolaio, trucidato dagli slavi nel maggio 1945.
Piccariella Carmine, da Fiume, deportato dagli slavi dopo
il 3 maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Pidatella Vincenzo, di Giovanni, da Fiume, arrestato dopo
il 3 maggio 1945, e deportato senza più dare notizie.
Piesz Aurelio, di Emilio e di Busaz Maria, nato a Fiume
nel 1919. Richiamato alle armi nel 1940 combatté in Balcania
col grado di sergente maggiore di artiglieria, guadagnandosi
la Croce di guerra al valor militare con la seguente
motivazione: "Durante un violento combattimento contro
formazioni avversarie, incaricato di recapitare un ordine ad
alcuni reparti staccati, attraversava zone battute da intenso
fuoco nemico, assolvendo con ardimento il compito affidatogli.
Zrnovica (Balcania), 8 luglio 1943".
Dopo l'8 settembre 1943, comandava il distaccamento
dislocato a caposaldo del Bivio di Rupa sulla strada per
Trieste. Il 28 aprile 1945, riuscì a ripiegare col suo reparto
a Trieste. Successivamente venne catturato da elementi slavi
giunti da Fiume e impiccato al Bivio di Rupa.
Oltre al padre trucidato dagli slavi in provincia di
Gorizia dopo l'8 settembre 1943 anche una sorella di anni 15
non ha mai dato sue notizie.
La decorazione conferita al Piesz è stata consegnata alla
vedova il 2 novembre 1954 nel corso di sua cerimonia che ha
avuto luogo a Gradisca d'Isonzo.
Pillepich Claudio, nato a Fiume nel 1926, studente del
Liceo "Dante Alighieri", arrestato il 3 maggio 1945, e
comandato dalle autorità slave a liberare i dintorni della
città dalle mine lasciate dai tedeschi, periva dilaniato in
località Drenova il 4 maggio 1945.
Pinto Ciro Francesco, di Antonio, deportato dopo il 3
maggio 1945, non ha dato più sue notizie. Plavis Vladimiro, da
Fiume, deportato (dagli slavi dopo il 3 maggio 1945, non ha
più dato sue notizie.
Pluchino Guglielmo, da Fiume, deportato dagli slavi dopo
il 3 maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Podobnik Giovanni, di anni 48, profugo da Castelnuovo
d'Istria, il 17 luglio 1950, colto da sconforto si tolse la
vita gettandosi sotto il treno della linea di Poggioreale.
Pognani Natale, da Fiume, deportato dopo il 3 maggio 1945,
non ha più dato sue notizie.
Polonio Balbi Michele, di Michele e di Martinolich Irene,
nato a Fiume il 19 maggio 1920, studente universitario di
Economia e Commercio. Sottotenente Carrista con la Divisione
"Ariete" in Africa. Rientrato ferito dall'Africa, dopo l'8
settembre 1943 fu destinato quale comandante al "Comando
Tappa" presso la caserma di finanza "Macchi" di Fiume.
Il 3 maggio 1945 fu fatto prigioniero nello stesso comando
che non aveva abbandonato. Da quel momento non si ebbero più
sue notizie.
Il 13 novembre 1955 l'Università degli Studi di Trieste ha
conferito al glorioso caduto la laurea ad honorem.
Porcù Giuseppe, di Erminio e di Licciardò Annunziata, nato
a Cagliari l'8 febbraio 1903. Diplomato in ragioneria,
ufficiale in S.P.E. nei bersaglieri, residente a Fiume avendo
contratto matrimonio con Sucich Iginia.
Tenente Colonnello comandante della 61ha Leg. CC.NN. Dopo
l'8 settembre 1943 si occupò per la ricostituzione delle Forze
armate italiane a Fiume.
Il 5 maggio 1945 venne arrestato a Trieste e rinchiuso
nelle carceri del Coroneo. La notte tra il 19 ed il 20 maggio
1945 venne trasferito nelle carceri di Lubiana dove rimase
fino al dicembre dello stesso anno. Successivamente venne
deportato per ignota destinazione e non se ne seppe più
nulla.
Poso Aldo, di Angelo e di Zadaricchio Eugenia, nato a
Fiume il 4 luglio 1909, impiegato presso l'azienda servizi
pubblici municipalizzati. Dopo l'occupazione della città venne
convocato nella Caserma di Via Trieste per un'informazione e
non fece più ritorno a casa.
Poschini (Poschich) Matteo, di Matteo e di Lucich
Giuseppina, nato a Fiume il 24 febbraio 1898, operaio. Milite
del terzo reggimento M.D.T. Fatto prigioniero a Sappiane il 18
maggio 1945 e immediatamente trucidato.
Pranz Natale, da Fiume, deportato dopo il 3 maggio 1945,
non fece più ritorno.
Premuda Guglielmo e Venanzio, fratelli, di origine
istriana, residenti con la madre a Grobnico (Fiume) dove
gestivano un mulino di loro proprietà. Nell'aprile del 1945
furono prelevati e trucidati perché secondo l'accusa fornivano
farina ai Carabinieri. Da sicura testimonianza risulta che gli
indumenti dei due fratelli furono messi in vendita sulla
piazza di Grobnico. La vecchia madre a causa del dolore
decedeva poco dopo.
Radesich Mario, da Fiume, deportato dopo il 3 maggio 1945,
e scomparso.
Rahteli Giovanni, da Fiume, dipendente del Silurificio
Whitehead di Fiume, ucciso dai titini dopo l'occupazione della
città.
Rathofer Giovanni e Margherita, titolari a Fiume del
negozio di ferramenta Simper sul Corso, arrestati a Trieste
dalla polizia slava dopo il 3 maggio 1945, e trasferiti nelle
carceri di Fiume da dove sono poi scomparsi.
Ratti (già Simiczek) Mario, di Luigi e di Bellemo
Albertina, nato a Fiume il 19 marzo 1904, impiegato presso
l'azienda servizi pubblici municipalizzati, arrestato dopo
l'occupazione della città e deportato, comunicato il decesso
alla famiglia in data 15 giugno 1945.
Riboni Mario, da Fiume, ucciso dagli slavi a Sesana nel
1948, mentre con altri giovani cercava di raggiungere il
territorio italiano.
Ricchetti, soldato, da Carpi (Modena), fucilato dagli
slavi nel Campo di Borovnica nell'estate 1945.
Riosa Gastone, di Gaudenzio e di Marsa Anna, nato a
Caltignaga (Novara) il 5 novembre 1925, residente a Fiume.
Scomparso dopo l'occupazione della città.
Rivari Vladimiro, di Ladislao, da Abbazia, ucciso dagli
slavi il 30 giugno 1948.
Rivosecchi Bruno, da Fiume, di anni 26, il 12 maggio 1945,
mentre con altri compagni era forzatamente addetto al
dragaggio di mine subacquee nel porto del Delta, incappava in
una mina magnetica che lo dilaniava completamente.
Ronco Enzo, di Eugenio e di Marrozzini Annunziata, nato a
Fermo il 24 agosto 1900, volontario nella guerra 1915-1918,
legionario fiumano e combattente nella guerra 1940-1945,
ferito in combattimento contro formazioni titine, venne
catturato nel maggio 1945 e fucilato.
Rosman Luigi, di Antonio, arrestato nel maggio 1945 e
deportato.
Rossi Tommaso, di Enrico, da Fiume, arrestato nel maggio
1945 e deportato.
Rotondo Vito, di Giuseppe e di Salvemini Agnese, nato a
Fiume nel 1920, arrestato dagli slavi dopo l'occupazione della
città, non ha più dato sue notizie.
Rumaz Antonietta, di Paolo, nata a Ville d'Icici (Abbazia)
nel 1991. Prelevata dagli slavi nel 1945 e scomparsa.
Rusich Matteo (chiamato Matich), di Giovanni, nato a Fiume
nel 1911, impresario edile, invalido ad un braccio, deportato
dopo il 3 maggio 1945 e scomparso.
Sabez Fridi, di Carlo, nato a Fiume l'11 novembre 1919,
deportato da Santa Lucia di Tolmino, non ha mai dato sue
notizie.
Salvi Stanislao, di Giuseppe, nato nel 1908, arrestato a
Fiume alla fine del 1945. E' stata dichiarata la morte
presunta come avvenuta il 15 gennaio 1946.
Sartorio Vincenzo, da Fiume, arrestato nel maggio 1945 e
deportato.
Scantamburlo Daniele, di Giuseppe e di Teresa, nato a Mira
Oriago il 27 gennaio 1904, vigile urbano di Abbazia, ucciso a
Laurana il 27 maggio 1945.
Scherianz Lucia in Vendramin, di Vittorio, nata a
Mattuglie, di anni 20, trucidata nei pressi del cimitero di
Tersatto nel novembre 1946.
Schirinzi Achille, da Fiume, di anni 74, prelevato dai
titini il 14 luglio 1947, non ha più dato sue notizie.
Schulisch Helmut, di Riccardo, medico, arrestato ad
Abbazia e deportato.
Schwartz Massimiliano, da Fiume, di anni 74, prelevato dai
titini il 14 luglio 1947, non ha più dato sue notizie.
Sennis Gigliola coniugata Peresson, di Mauro e di Dumicich
Margherita, nata a Fiume il 27 giugno 1917, frequentò il liceo
scientifico di Fiume e conseguì il diploma di abilitazione
magistrale. Nel 1939 contrasse matrimonio con Peresson Sergio,
ufficiale del genio navale.
Sennis Margherita, nata Dumicch, madre di Sennis Gigliola,
nata a Fiume nel 1893, laureata al magistero di Firenze, si
dedicò con amore all'insegnamento. Fervente assertrice
dell'italianità della sua città, fine, colta, generosa, amata
dalle colleghe, fu ancora giovanissima nominata direttrice
didattica del circolo scolastico di Piazza Cambieri.
La notte del 6 maggio 1945, agenti della polizia politica
slava si presentarono in casa Sennis e trovata una divisa da
ufficiale del marito della Gigliola la sequestrarono e le
ingiunsero di seguirli al comando della polizia per essere
interrogata, ma non venne più rilasciata.
La madre cercò di sapere i motivi dell'arresto e recatasi
al comando di polizia, il capo le diede assicurazione che la
figlia sarebbe stata rilasciata e le consegnò una lettera da
presentare alle carceri di via Roma.
La signora Sennis, con in braccio la nipotina Tiziana si
presentò alle carceri; la fecero entrare da sola lasciando la
bambina alla signora Jole Udovich che l'aveva accompagnata.
La signora Udovich attese tutta la giornata davanti alle
carceri ma né la madre né la figlia uscirono e da allora non
se ne seppe più nulla.
Sepich Romano, di Giovanni, nato a Volosca nel 1907,
arrestato dagli slavi nel maggio 1945, e deportato nelle
carceri di Maribor dove rimase alcuni anni e poi non se ne
seppe più nulla.
Serafini Tullio, da Abbazia, impiegato, assassinato dalla
polizia politica dopo l'occupazione.
Sicolo Franco, di Domenico, nato a Trani, residente a
Fiume, arrestato e deportato dopo il 3 maggio 1945.
Sigulin Miro, di Giovanni, nato a Matteria nel 1921,
residente a Trieste, arrestato nel maggio 1945, non si ebbero
più sue notizie.
Ddon Simone, Monaco benedettino olivetano, cappellano
militare presso l'ospedale militare di Abbazia. Venne
prelevato dagli slavi nel maggio 1945, e non ha dato più sue
notizie.
Sorbello Vincenzo, da Fiume, arrestato e deportato dopo il
3 maggio 1945.
Sincich Giuseppe, di Marco e di Hervatin Maria, nato a
Fiume il 24 aprile 1893, assolto il ginnasio ungherese si
iscrisse alla facoltà di giurisprudenza presso la Università
di Budapest, studi che non poté portare a compimento per lo
scoppio della prima guerra mondiale.
Si distinse quale esponente dell'autonomismo fiumano
tenendo però sempre viva la fiamma dell'italianità di
Fiume.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, creatasi a Fiume
la critica situazione politica, essendo gli slavi decisi ad
impadronirsi della città, ricostituì con il dottor Mario
Blasich, il dottor Nevio Skull e l'ingegner Peteani, il
partito autonomo fiumano col preciso compito di impedire
l'occupazione slava. A più riprese gli emissari titini
tentarono di far aderire i capi dell'autonomismo al movimento
jugoslavo.
In una memorabile seduta, Giuseppe Sincich rifiutò con
veemenza ogni compromesso ed al rappresentante titino disse:
"voi seguite il vostro destino e noi il nostro!".
Continuamente minacciato di morte non desistette, anzi
disse: "Chi combatte per un'idea, deve affrontare tutto, anche
la morte. Che cosa penserebbero i miei seguaci sapendo che il
loro capo li ha abbandonati?".
Il figlio, pure Giuseppe, descrive come segue la fine di
suo padre: "Il tre maggio 1945 i titini entrarono in città e,
prima di tutti, prelevarono mio padre dalla sua abitazione,
noncuranti del dolore della moglie e della figlia presenti, ed
alle ore 9,30 lo trucidarono nella vicina fabbrica di prodotti
chimici; il suo corpo martoriato, ma composto e sereno,
confermò la sua idea". Al momento dell'esecuzione fu spogliato
di ogni suo avere.
Sirola prof. Gino, di Francesco e di Rusich Anna, nato a
Fiume il 16 maggio 1885. Compiuti gli studi al ginnasio
ungherese di Fiume, ottenne una borsa di studio del comune e
si iscrisse alla facoltà di lettere dell'Università di
Bologna.
Allievo prediletto del Pascoli ebbe compagno di studi un
altro concittadino, il fiumano Amedeo Hodnig, del quale il
Pascoli disse: "il mio virginale Hodnig, nato nell'Italia
d'oltre i confini".
A quella scuola il Sirola temprò i propri sentimenti di
italianità. Ottenuta la laurea rientrò a Fiume dedicandosi
all'insegnamento ed alle attività politiche di allora. Fu uno
del fondatori della "Giovine Fiume". Nel 1911 risultò eletto
nella lista cittadina opposta al partito autonomo, insieme a:
Isidoro Garofalo, Riccardo Gigante, Luigi Cussar.
Durante la prima guerra venne chiamato alle armi ed
inviato al fronte russo nelle file dell'esercito
austro-ungarico.
Rientrato a Fiume dopo la guerra continuò la lotta per
l'annessione all'Italia facendo parte del governo provvisorio.
Ritiratosi, venne in seguito nominato preside dell'istituto
tecnico "Leonardo da Vinci", carica che tenne fino alla sua
morte.
Amante degli studi letterari, lo interessava molto la
letteratura ungherese, tanto che pubblicò in traduzione due
volumi: nel 1928 uno sotto il titolo "Accordi Magiari" ed il
secondo nel 1932 dal titolo "Amore e dolore di tetra magiara".
Per questa sua attività venne eletto membro dell'Alta
Accademia Letteraria Ungherese.
Dopo l'8 settembre 1943 un gruppo di cittadini lo pregò di
occupare temporaneamente la carica di podestà della città, per
difendere gli interessi dei cittadini nei confronti delle
autorità di occupazione. Confermato nella carica, il 9
febbraio 1944 pronunciò con grande coraggio un discorso,
invitando i cittadini ad unirsi per difendere sino all'ultimo
Fiume, nell'interesse della città e dell'Italia.
Il 3 maggio 1945 raggiunse Trieste, ma due giorni dopo
venne arrestato dalla polizia titina e riportato a Fiume. Fu
visto da alcuni concittadini nella Villa Rippa trasformata in
carcere e poi scomparve.
Skull dottor Nevio, di Giuseppe e di Foretich Giuseppina,
nato a Fiume il 23 dicembre 1903. Laureato in medicina,
esercitò la professione di medico.
Nel 1935 alla morte del cognato abbandonò la professione
per dedicarsi alla direzione della "Fonderia e Fabbrica
macchine M. Skull", fondata dal nonno paterno Matteo Skull nel
1878.
Di puri sentimenti italiani fu legionario fiumano.
Oltre all'attività industriale ricopriva cariche
cittadine, quale consigliere della Banca d'Italia, vice
Presidente della Cassa di risparmio di Fiume, membro della
commissione per le tasse e di quella per il trattamento dei
carcerati.
Durante la guerra le officine Skull furono militarizzate,
prima dalle autorità italiane e poi da quelle tedesche di
occupazione.
Alla fine della guerra riuscì a sventare la distruzione
delle officine da parte dei tedeschi in ritirata, ma fu breve
la sua soddisfazione di aver salvata l'opera di generazioni ed
il futuro lavoro dei metalmeccanici fiumani.
La sera del 3 maggio 1945, giorno dell'entrata delle
truppe titine in città, venne prelevato da elementi della
polizia titina e barbaramente ucciso con un colpo di pistola
alla nuca.
Il suo corpo venne poi trovato tra le macerie dei ponti
sul fiume Eneo.
Sottin Francesco da Fiume. Arrestato e deportato dopo il
1945.
Sposta Mario, nato a Trieste il 27 agosto 1899. Fotografo
della questura di Fiume. Arrestato dopo il 1945 e rinchiuso
nelle carceri di Maribor. Morto nell'infermeria del carcere in
seguito ai maltrattamenti subiti.
Springhetti Ada nata Martini da Fiume, di anni 44.
Arrestata nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
Stefan Severino da Fiume, tranviere. Arrestato il 16
giugno 1949 e scomparso.
Steinberger Antonio di Giuseppe, da Fiume. Arrestato a
Brioni nel maggio 1945 e deportato.
Stercich Giovanni, già segretario del partito autonomista
di Fiume. Trucidato dagli slavi il 3 maggio 1945.
Sternissa Mario da Fiume, di anni 13. Ucciso il 16 maggio
1945 durante un conflitto tra la polizia jugoslava ed alcuni
giovani fiumani renitenti alla chiamata di leva ordinata dal
comando slavo.
Stich Otto di Nicola. Arrestato e deportato dopo il 3
maggio 1945.
Stifanich Carlo di Martino e di Gulich Stefania, nato a
Fiume il 4 giugno 1922. Il 17 maggio 1952 cercava di
raggiungere l'Italia attraversando l'Adriatico con una barca,
partendo da Pola, insieme ad altri quattro amici; non si
ebbero più notizie.
Succi Francesco di Giuseppe, da Fiume. Deportato dopo il 3
maggio 1945.
Superina Alessandro da Fiume, rappresentante di case
editrici italiane. Dopo l'occupazione della città si recò a
Roma per prendere contatto con le case rappresentate. Al suo
rientro a Fiume venne arrestato e lungamente interrogato. Dopo
un breve rilascio venne nuovamente arrestato e da allora non
si ebbero più sue notizie.
Superina Giovanni di Giuseppe, nato a Fiume, di anni 23.
Dopo la condanna del padre ad alcuni anni di reclusione, da
parte del tribunale militare jugoslavo di Fiume, tentò nel
1948 di raggiungere l'Italia clandestinamente, ma sorpreso
dalle guardie di confine nei pressi di Trieste, fu ucciso a
fucilate.
Superina Silvio di Silvestro, nato a Fiume nel 1923.
Arruolato dopo l'8 settembre 1943 in un reparto inviato a
presidiare la centrale elettrica di Salcano (Gorizia). Dopo il
3 maggio 1945 venne catturato dagli slavi e barbaramente
trucidato. La fossa comune dove era stato sepolto unitamente
ad altri suoi compagni, venne scoperta per caso qualche anno
dopo.
Surdo Salvatore. Deportato dalla provincia di Fiume dopo
l'occupazione da parte titina.
Taucer Santo di Giuseppe e di Boboschich Elena, nato a
Fiume il 26 settembre 1905. Occupato quale amministratore
nelle officine Skull. Prelevato dalla sua abitazione nei primi
giorni di maggio del 1945 da partigiani slavi; secondo loro,
doveva fornire delle informazioni e sarebbe ritornato dopo
un'ora. Invece non solo non è rientrato, non si seppe più
nulla della sua sorte.
Tenaglia Lamberto da Fiume, nato nel 1924. Appartenente ad
un reparto di stanza a Laurana. Venne ucciso dagli slavi dopo
l'occupazione della riviera.
Tesi Attilio. Combattente della guerra 1915-1918.
Residente ad Abbazia dove faceva il fornaio. Ucciso dagli
slavi dopo il 3 maggio 1945.
Toich Antonio di Federico, nato a Veglia il 21 maggio
1927. Arrestato dopo l'occupazione a Sappiane e disperso.
Tori Bruno di Gino, da Fiume. Deportato dopo il 3 maggio
1945.
Torre Carlo di Carlo, da Fiume. Arrestato dopo il 3 maggio
1945 e deportato.
Tosi professor Giuseppe di Giacomo, nato a Pola il 4
agosto 1890. Già insegnante nella scuola italiana di Volosca
prima della redenzione, riuscì da solo a mantenere la cultura
e la lingua italiana e ad educare italianamente intere
generazioni. Dopo l'annessione alla Italia venne nominato
preside della scuola media di Abbazia, incarico che tenne fino
alla morte.
Dopo il 3 maggio 1945 venne arrestato dai titini e
torturato barbaramente. Dopo un'atroce agonia fu costretto a
bere, in un bicchiere, il suo stesso sangue.
Tropper Emilio di Rodolfo, nato ad Abbazia il 13 maggio
1894, portiere d'albergo. Arrestato a Volosca il 5 maggio 1945
e scomparso.
Tuchtan Leopoldo. Nato a Fiume, di anni 74. Proprietario
del negozio "La Sanitaria" situato al Corso. Nel 1948 gli
slavi arrestarono il figlio Leopoldo e dopo sentenza del
tribunale iugoslavo subì la confisca di tutti i beni.
Impazzito dal dolore morì nel 1949 senza essersi più
ripreso.
Vaduch Giovanni da Fiume. Deportato dopo il 3 maggio
1945.
Vale dottor Antonio, di Vittorio e di Macovez Maria, nato
a Fiume il 1^ gennaio 1906. Dottore in chimica alle dipendenze
della raffineria olii minerali. Prelevato dalla sua abitazione
nel maggio 1945 ed ucciso un mese dopo in luogo
sconosciuto.
Vamos Alberto, di Sigismondo e di Kamras Elisabetta
(deportati in Germania ed eliminati), nato a Stavropol
(Russia) l'11 novembre 1897, cittadino italiano, residente a
Fiume. Arrestato dagli slavi il 26 ottobre l947 e ucciso a
Buccari il giorno successivo.
Vaukich Anna in Corigliano. Deportata da Fiume dopo il 3
maggio 1945.
Vilfinger Marghierita coniugata Zuliani. Eliminata dai
titini dopo il 3 maggio 1945.
Villardito Liberato. Da Fiume. Deportato dopo il 3 maggio
1945.
Visinko Carlo, di Pietro, da Fiume. Deportato dopo il 3
maggio l945 e incarcerato a Maribor fino alla data del l8
febbraio l948 poi scomparso.
Visintin Lucio, di Guido. Deportato da Fiume dopo il 3
maggio 1945.
Vollmann Adalberto, da Abbazia. Commesso delle Cooperative
Operaie. Arrestato dopo il 3 maggio 1945 ed ucciso.
Viti Ettore, di Iginio e di Hervatin Francesca, nato a
Fiume il 23 aprile 1911. Dipendente della raffineria olii
minerali. Arrestato da elementi slavi nei pressi della
questura non ha fatto ritorno a casa e non diede mai
notizie.
Volpe Antonio. Da Fiume. Deportato dopo il 3 maggio
1945.
Vrazich Olga, nata a Fiume. Dopo l'occupazione della città
venne arruolata nella polizia titina. Quando gli slavi si
accorsero che aveva cercato di mitigare la sorte di alcuni
cittadini arrestati, l'arrestarono a sua volta e venne
fucilata.
Wilhelm Raimondo. Nato a Gyekenyes, nel 1896,
fotografo.
Wilhelm Teresa. Nata a Vienna, moglie di Raimondo; figli:
Wilhelm Guglielmo, nato a Fiume nel 1920; Wilhelm Guglielmina,
nata a Fiume nel 1921; Wilhelm Gherardo, nato a Fiume nel
1926.
Il padre disertore dell'esercito austro-ungarico nella
guerra 1914-1918 visse nascosto a Fiume in casa della famiglia
Ricatti. Durante l'impresa dannunziana fece parte della
Guardia nazionale e prese parte al natale di sangue.
Dopo l'occupazione della città avvenuta il 3 maggio l945,
i tre figli vennero arrestati dai titini. I genitori cercarono
a lungo notizie dei figli rivolgendosi ai vari uffici di
polizia senza però sapere nulla in merito. Due settimane dopo,
cioè alla fine di maggio vennero arrestati pure loro e
sparirono per sempre.
Zaller Antonio, di Giuseppe e di Jankovich Agnese, nato a
Sussak il l3 giugno 1905. Legionario fiumano. Vice console
della compagnia lavoratori del porto. Arrestato dopo
l'occupazione della città e fucilato al campo di aviazione di
Grobnico (Fiume) insieme ad altri 93 italiani, tra i quali il
dottor Amato, Commissario capo della questura di Fiume.
Zanardo Italo, di Antonio, nato a Santa Lucia di Piave
(TV) nel 1922. Residente a Fiume, deportato dagli slavi il 22
maggio 1945.
Zanchi Umberto, di Nereo, nato a Sussak nel 1905.
Legionario fiumano. Dopo l'annessione di Fiume si trasferì a
Trieste. Arrestato a Santa Lucia di Tolmino il 30 aprile 1945
venne deportato a Santa Caterina (Fiume) e qui eliminato.
Zangrillo Sergio Umberto, di Umberto, nato a Venezia il 3
dicembre 1923, residente ad Abbazia. Arrestato dagli slavi
dopo l'occupazione e scomparso.
Zar Maria, residente a Fiume. Arrestata dopo l'occupazione
della città ed eliminata.
Zmarich Alfredo, di Antonio, nato a Laurana il 15 aprile
1914, macellaio. Arrestato nel maggio 1945 e deportato.
Zulian Giovanni. Da Fiume. Deportato dopo l'occupazione
della città.
Zullich Mario. Da Fiume, nato nel 1925. Arruolato nella
milizia difesa territoriale e inviato alla difesa della
centrale elettrica di Salcano (Gorizia). Catturato dai titini
e barbaramente trucidato, venne sepolto in una fossa comune.
La fossa venne scoperta alcuni anni dopo e i resti trasferiti
nel cimitero di Gorizia.
Questo elenco, compilato sulla base di testimonianze
orali, faticosamente e spesso fortunosamente raccolte, può
contenere inevitabili errori ed omissioni.
Ma il suo significato è inequivocabile: è l'olocausto
d'italianità dei figli di Fiume d'Italia.
Ed oltre la tragedia degli assassinati, dei fucilati,
degli sgozzati, degli annegati, vi è quella - mai spenta -
degli esuli.
Erano italiani a cui non è stata possibile altra scelta
pur di conservare la propria italianità; italiani che
vedevano, giorno per giorno, uccisi e calpestati i propri
diritti alla libertà, alla vita, alla proprietà, al lavoro,
alla pratica della propria fede religiosa. Non è possibile
enumerare coloro che ebbero famigliari condannati a morte,
prelevati dalle proprie case e mai ritornati, incarcerati,
condannati al carcere ed ai lavori forzati; e tutti subirono
l'esproprio dei propri beni; e scelsero, lasciando le proprie
case, le povere cose, i propri morti, la via dell'esilio.
Troncarono le loro stesse radici, e coscientemente lo
fecero, perché essendo italiani e liberi tali vollero
restare.
Esuli in Patria, donarono ancora all'Italia la vita del
giovane Nardino Manzi, colpito a morte dalla polizia alleata a
Trieste, il 6 novembre 1953, quando la città giuliana era
ancora contesa.
La comunità degli esuli di Fiume, sparsa oggi in tutto il
mondo, è rappresentata dal libero comune di Fiume in esilio
cui fanno capo circa 10.000 famiglie e quindi non meno di
30.000 esuli.
La forza spirituale di questo comune, senza territorio -
ma con il suo sindaco, la sua gente, i suoi consiglieri, la
sua anagrafe - che riviveva nel solco della storia della
città, ha dato un senso alla loro condizione di esuli in
Patria.
Il 2 agosto 1994, di fronte alla Commissione esteri della
Camera dei deputati, il professor Claudio Schwarzemberg,
sindaco del Libero Comune di Fiume in Esilio, ha
dichiarato:
"Ciò che noi chiediamo oggi alla Croazia non costa una
lira: il riconoscimento morale del nostro esodo, cioè la
necessità di lasciare le nostre terre di fronte alla minaccia
di eccidio degli italiani; la composizione di una commissione
italo-croata che proceda al censimento dei morti e quindi
faccia sapere chi è stato ucciso, come, perché, e dove sono
stati gettati i corpi delle vittime. Per noi questo viene
prima di tutto. Chi parla solo ed esclusivamente dei beni
abbandonati si propone di fare mercato di bassa lega, e noi
non siamo disposti a barattare le no- stre memorie per trenta
palanche. Anche perché mi dovrebbero spiegare come si fa
risarcire un dolore tanto grande...".
Nel corso del primo raduno mondiale degli esuli fiumani,
nel cinquantesimo anniversario della tragedia del 1945,
l'assemblea dei cittadini del libero comune di Fiume in esilio
ha espresso l'auspicio che "l'Italia voglia concedere a Fiume
una medaglia d'oro al valor militare alla memoria dei suoi
cittadini che in guerra e in pace hanno servito la Patria".
I dati riportati in questa relazione sono stati ripresi,
in particolare, dal volume "Fiume - Piccolo libro bianco di
una grande ingiustizia" a cura del professor Claudio
Schwarzemberg, sindaco del Libero Comune di Fiume in esilio, e
di Amleto Ballarini, presidente della Società di studi
fiumani.
Documentazione necessaria per valutare i momenti e le
circostanze che presiedono alla concessione della massima
ricompensa al valor militare.
Il volume è da considerare come essenziale parte
integrante della presente relazione e come tale viene
parzialmente riprodotto in calce alla stessa per la necessaria
e più completa conoscenza degli avvenimenti da parte degli
onorevoli colleghi.
Una copia del citato volume è stata depositata, a cura dei
proponenti, negli uffici della Segreteria generale della
Camera dei deputati, ed altra copia, non appena la proposta di
legge avrà completato il proprio iter, sarà trasmessa a
cura dei proponenti alla commissione militare cui compete
l'esame dei titoli per la concessione delle ricompense al
valor militare.
* * *
Onorevoli colleghi!
Affidiamo alla vostra sensibilità questa proposta di
legge, che conferma alla nostra storia il sacrificio e la
dedizione di una comunità che ha sempre onorato l'Italia.